Andrea Sambucco La stagione del Beltempo 2004 - Rock, Pop

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Divertirsi. Pensando: "non mi importa della gente cosa dice di me". Prendere le cose con un sorriso, con inguaribile ottimismo. Senza intellettualismi e con animo giocoso. Fare i deficienti senza preoccuparsi di sé e degli altri. "La stagione del Beltempo" parla di tutte queste cose. I titoli del disco si spiegano da soli - "Ho un cervello che non mi serve", "Ci vuole qualcosa che spacchi". E lo stesso packaging è in fondo un gioco: un ingegnoso origami in cartoncino rosso vermiglio, che aperto sembra una girandola per bambini.

Andrea Sambucco riesce ancora a strapparci un sorriso. Perché la sua musica è davvero leggera, ed ispira naturalmente buonumore. Dovessi trovare uno slogan per questo disco, sarebbe di certo l'irresistibile "me mi piace regredire" di "cos'è l'amore".

Andrea ha forgiato un vero e proprio concept album sul fancazzismo. Troviamo ancora le irresistibili ballate pop del precedente "s.e.m.p.l.i.c.e." - basti sentire l'ottima "3x2", od "Aprile". Rispetto al primo disco la scaletta è però più compatta, e l'ascolto scorre più piacevolmente. L'ottima autoproduzione artistica, e i ricchi arrangiamenti, costruiti assieme ai compagni Gaetano Dimita e Simone Sant, mettono in luce tutte le doti pop del cantautore friulano. I testi del "Beltempo" sono naturalmente scanzonati, e perciò adattissimi alle sonorità che caratterizzano quello che ormai possiamo definire il SambuccoStyle. Andrea infatti sta trovando e affinando una propria cifra stilistica, che funziona a meraviglia, e lo rende riconoscibilissimo: melodie sfacciate, filastrocche infantili, un'interpretazione vocale spensierata e piacevolmente imprecisa. Ad arricchire il tutto ci sono gustosi divertissement, pieni di suonacci d'ogni genere - la finale "Succoacido Chillout" con l'ausilio d'un sintetizzatore vocale, oppure il manifesto "Andrea Sambucco", fra i cui suoni ho scoperto, con un certo orgoglio, i gemiti delle donnine giapponesi del mitico videogame "Gals Panic"! L'unico episodio che si stacca dall'atmosfera generale del disco, per riprendere un tono più pensoso, è la ballata rock sudista di "la vita è un treno".

Volessimo tentare di collocare la proposta di Sambucco nel panorama musicale italiano, potremmo posizionarlo a metà fra i nonsense casalinghi di Bugo e i migliori episodi pop di Max Pezzali - sperando che Andrea non s'offenda troppo dell’ultimo paragone... Nel complesso si tratta di un bel disco, che conferma e consolida la capacità di scrittura dimostrata dal precedente "s.e.m.p.l.i.c.e.". E poi, comunque vogliamo vederla, in questo preciso momento storico - in queste settimane, in questi mesi - un disco che parla di "Beltempo" è comunque una cosa preziosa.

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La recensione La stagione del Beltempo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-09-30 00:00:00

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