inutili Elves Red Sprites Blu Jets 2016 - Sperimentale, Rock, Psichedelia

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Un disco che potrebbe diventare una pietra angolare della psychedelia italiana

Definire il suono a cui sono arrivati gli Inutili, band di Teramo di psychedelia evoluta e totale, è operazione che richiede sia a chi scrive che a chi ascolta di mettersi in gioco, e in particolare di fare una tabula rasa di tutti i propri cliché, sia nell'esperienza della fruizione della musica, sia nell'idea che la musica stessa debba per forza giungere a un approdo.
Questa è materia musicale totalmente in divenire e credo che questo album potrà diventare, nella psychedelia e nella musica italiana underground, una pietra angolare da cui partire.
Dalle canzoni che compongono questo nuovo lavoro, edito dall'americana Aagoo e che tanto ha impressionato una mente libera e fervida come quella di Julian Cope, si evince che i singoli componenti della band si nutrano di parti dello scibile musicale diverse, complesse, disparate, che coprono un arco temporale immenso. Talmente sono tante le fonti e così magmatico il risultato da farne una psychedelia inclusiva, sperimentale, aperta e nuova.
"Elves Red Sprites Blu Jets" si compone di 12 tracce, tutte con una loro vita propria nell'esperienza compositiva ma ingranaggi perfetti nello sviluppo del disco.

L'incipit è "Red Spider Fever", una folgore rumorista pari a certe cose abrasive degli Helmet o dei primi Pussy Galore, un tessuto musicale di scosse telluriche che poi da mantra noise volge in un calore blues psychedelico. L'approccio blues e quello rumorista sono due punti chiave per capire una parte del suono degli Inutili che si esplica poi sovente in un cantato estatico.

I 7 minuti di "Robots" ci dicono di un inizio che è un vero flash da lasciare ammutoliti, perché ricorda quelle tastiere minimali ma acide e oblique del garage evoluto di band come i Deep di David Bromberg o del suono mind expanding degli Hydro Pyro, vere gemme sixties perdute, avvolgendosi poi su un cantato doorsiano e su una psychedelia aliena e minimale come quella dei Chrome, altra grande fonte del suono Inutili. La chitarra disegna trame lisergiche tranquille ma metalliche come solo la distorsione newyorkese dei Sonic Youth ha saputo fare in certi ambiti; il brano deflagra in quelle scosse chitarristiche tipiche loro che si allungano poi in un noise blues psychedelico. Le tastiere rientrano e si torna, come trasportati da un'onda, alla quiete lisergica iniziale. Un altro vero mantra sonoro.
"On Acid Days" continua sul percorso di questa psychedelia dissonante, un trip che diventa lisergico e rilassato nella sua estasi malata alla Velvet Underground di "White Light White Heat".

Cambia totalmente impostazione lo sviluppo a medio raggio di "Turn Off The Television", uno stomper noise blues dal passo punkeggiante e con un bellissimo uso delle voci deformanti alla Helios Creed.
Si persiste in questa sorta di blues malsano e metropolitano con "The Screaming Nature Of A Criminal": tastiere, trame metalliche e abrasive, una chitarra spigolosa che tesse intrecci dissonanti, la voce una sorta di latrato.

Gli abbondanti 11 minuti di "We can Stop at the Ocean for a Swim on the way", sono il capolavoro sonoro degli Inutili. La loro idea compiuta e attuale di psychedelia supera e trascende l'idea di un suono lisergico plumbeo come quello degli Stooges. Questo è un blues urbano acido, con sinistre atmosfere rumoristiche di sottofondo che va ben oltre quel modello nichilista. È uno specchio perfetto e saliente dell'alienazione dell'uomo contemporaneo nelle grandi metropoli globalizzate.
Altro momento di vertice assoluto è "Surfing Automa" che lascia intendere quanto grande e variegato sia il bagaglio di ascolti degli Inutili: qui si citano le modulazioni tipiche di certo suono elettronico colto di Stockhausen o di Varese su un sostrato tipicamente krautrock, ma anche le cose più lucide e illuminate in tal senso della Kranky Records. Stupende poi sono quella sorta di campane gamelan.
"Sprites" rimescola ancora le carte e sorprende in una nuova chiave rumorista sinora inaspettata, e ci conduce su un suono industrial seriale e ossessivo, dopo una partenza percussiva. Vengono in mente i Throbbing Gristle o Monte Cazazza.
Una sorta di trip hop cinematico invece è "Sea Eyes", un suono allucinato e lisergico con un cantato che assomiglia a quello bluesy dark di Nick Cave.
La chiusura con "Minus-Log" è l'ultima grande sorpresa: una parvenza drum'n'bass su una materia electro pop vicina ai Cluster o a materia a sua volta derivativa ma contemporanea come certo imprinting à la Warp Records.

Come si evince dalla mole di citazioni riportate, questo è un disco molto importante per la sua capacità di sintesi, e potrebbe riservare qualcosa di altrettanto importante per lo sviluppo di una via italiana alla psychedelia, insieme al grande contributo già in atto dell'Italian Occult Psychedelia. La grandezza degli Inutili sta nella loro varietà e nella loro diversificazione sonora e nella capacità di trarre un suono fresco da tutta questa miriade di fonti e di influenze. Ne parlerà il futuro.

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La recensione Elves Red Sprites Blu Jets di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-25 00:00:00

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