Ottomani Antalabananta 2004 - Rock

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Fa davvero bene ascoltare un disco di qualche aspirante band demenziale. Fa davvero bene per ricordarsi, quando ce ne fosse bisogno, quanto difficile è essere demenziali, quanta verità c’è nell’aforisma di Freakantoni “non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”.

Per cui sono davvero grato alla sorte che mi ha scelto per recensire questo cd dei goriziani Ottomani, che, sulla base di un rockettino allegretto ma decisamente sciapo alternato ad un altrettanto sciapo ska, servono undici canzoni per le quali Riccardo Pazzaglia sfodererebbe il suo proverbiale “il livello è basso”. E caspita se è basso. Primo esempio: avete presente la differenza tra un amico che è veramente spiritoso e uno che crede di esserlo? Ecco: qui siamo nel secondo caso.

Secondo esempio: l’argomento preferito dei goriziani sembra essere quello escatologico. Ammazza che risate, direbbero forse a Roma. L’argomento è di quelli irresistibili, alle elementari. Versi come “L’uomo con la gamba in gesso / cerca urgentemente un cesso / povero non ne può più / deve fare la pupù” (“Ahi ahi ahi”) evocano immediatamente il ricordo di quel gigante della letteratura italiana e del demenziale europeo che fu Pippo Franco (“Mi scappa la pipì, papà”, inno degli anni Ottanta) e alzano il livello dello scontro contro il governo matusa a livelli di geometrica potenza. Del resto, pare che il nome precedente della band fosse La cacca intorno. Quali deplorevoli interventi censori hanno costretto i nostri a cambiar nome? Supergiovane, pensaci tu!

Il tema torna spesso, nelle canzoni degli Ottomani, e tocca decisi accenti politici in “Mi skappa la kakka ska”, deciso inno contro Berlusconi e il centrodestra (giuro, non scherzo), che si propone come il programma politico che il centrosinistra sta affannosamente cercando. Critica sociale in “Un giorno come tanti”: “Succederà domani, un giorno come tanti / raccoglieremo merda con i guanti / qui la cosa che dà da pensare / è che la merda la devi cagare”. Meditate, gente, meditate.

Altro esilarante argomento sono le parolacce. Netta a questo proposito la presa di posizione degli Ottomani in “Zoticoni”: “Zoticoni, andiamo avanti a parolacce e porconi / dal significato quasi intelligente / e tutto quello che vogliamo dire a voi / non vuole dire niente”. Si fa chiarezza anche in “Sono scettico”: “Ma la voglia di dire le parolacce c'è / e non si fa aspettare”. Arguto invece il bozzetto di “Le tue perversioni”: “Internet mi fa una pippa, ti ho sentito dire / Con un chewing-gum stretto in mezzo ai denti / Le pippe le facevi tu, mi è parso di capire / A Internet e a tutti i suoi utenti.”

Fa davvero bene ascoltare un disco di qualche aspirante band demenziale. Fa davvero bene per ricordarsi, quando ce ne fosse bisogno, quanto difficile è essere demenziali, quanta verità c’è nell’aforisma di Freakantoni “non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”.

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La recensione Antalabananta di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2004-11-18 00:00:00

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