Useless Wooden Toys s/t 2005 - Hip-Hop, Funk, Elettronica

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Fa parecchio strano ascoltare oggi un disco come questo degli esordienti Useless Wooden Toys, simpatico duo da Cremona. Primo, per la cifra della proposta artistica, assolutamente lontana da ciò che solitamente si usa suonare tra gli emergenti (rock, post-rock, grunge-rock, pop-rock, fanculo-rock); secondo per il disappunto che scatena il tragico, mesto pensiero che l'Italia incominci a far sentire solo con un buon decennio di ritardo dischi che in Uk si suonano ormai da anni (e forse oggi non più). Ma d'altronde non c'è bisogno di pescare nel nostro torbidissimo fiume il macabro ma realissimo spettro della periferia dell'impero per avere una chiara visione di quanto, oltre a non essere capaci di dettare le mode, siamo pure lenti nel copiarle. Ma problematicamente detto ciò, è probabilmente probo ora concentrarsi su ciò che passa on air in questo momento.

Fatto come si deve, presentato altrettanto bene e registrato in maniera discreta, questa prima prova del cremonese duo è sicuramente sufficiente. Caratterizzate da un'elettronica leggera in chiave break beat, partorite da un ventre chiaramente hip-hop old skool, le otto canzoni dell'album senza titolo degli Useless Wooden Toys sono chiaramente influenzate dall'approccio funk di Fatboy Slim e si snodano a livello di approccio compositivo seguendo l'esempio del Moby più newyorkese e meno stracciapalle (quello di un ritornello = una canzone). In questo disco - che si apre con un intro che sembra quasi rubata a "Young Team" dei sempiterni, magnifici Mogwai - è infatti come se l'eco tsunamica del tornado Beastie Boys avesse esportato a colpi di beats l'hip hop integrale ma non integralista su un terreno fecondo di gusto touch e particolarmente preparato al loop violento. Ciò che però manca sono delle canzoni in grazia di dio (e soprattutto della melodia). L'impressione, infatti, è quasi sempre di poca incisività. Bei suoni? Si. Ottimi beat, mai troppo originali? Si, dai. Sostanza? Mmm.

Da grandi divoratori di dischi, gli Useless Wooden Toys sono bravi a campionare le cose migliori inserendole in un mosaico ben costruito e ottimamente organizzato, indice sicuramente di buon gusto. Ma al momento decisivo di scrivere la canzone finalmente matura, il duo si trincera dietro il citazionismo e si mette da parte, obbligandoci così a non permetterci di fare ascoltare questa musica ad un nostro ipotetico amico clubber londinese. Questi, gli diciamo, sarebbero bravi, ma non riescono ad essere incisivi. Egli allora ci riflette un po' su, mette il disco a suonare e, dopo una breve pausa, dice in accento stretto: è vero cazzo, non sono affatto male, solo che sarebbero dovuti nascere e crescere qualche anno fa, mentre oggi devono svecchiarsi molto. Ohibò, man - gli rispondo io - dici poco!

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-03-08 00:00:00

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