CLUSTERSUN Surfacing To Breathe 2017 - Psichedelia, New-Wave, Shoegaze

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Se lo chiamassimo il “beautiful noise” di casa nostra non faremmo davvero torto a nessuno.

Chi l’ha detto che le “seconde volte” sono emotivamente meno intense delle prime? Tutt’altro. Come in amore così nei viaggi o nella musica. Insomma, vuoi mettere il piacere di rinfrescare i ricordi della prima volta, ma arricchendoli al contempo di nuove sfumature e rinnovato entusiasmo? Lo sanno bene i Clustersun, i quali, con "Surfacing To Breathe", recuperano il patrimonio umorale del loro esordio – "Out Of Your Ego” – per farne oggetto, a distanza di tre anni, di un tonificante restyling sonoro che acuisce gli spigoli preesistenti invece di smussarli e che a un risolutivo affrancamento dai riferimenti musicali di sempre preferisce un consolidamento degli stessi (e il battesimo di nuovi).

La band catanese alza decisamente il tiro (e il muro di suono) con otto brani nuovi di zecca che, partendo dallo shoegaze notturno degli esordi, si aprono a nuove vie di fuga orchestrali piastrellate di neopsichedelia lisergica e tossine cosmiche. L’opener “Raw Nerve”, nel suo miscelare Ride e A Place To Bury Strangers, scatena a dovere l’allucinogena marea sonica che sommergerà elettricamente tutto il lavoro: in “Antagonize” i tentacoli bluastri della 6 corde dilatano gli spazi, “Lonely Moon”, languida ed evocativa, sfodera tutto il suo charme cinematografico, “Wirling Nervish” stravolge i registri e si trasforma in una violacea spirale (quasi) prog di otto minuti, “Don’t Let The Weight Of Your Soul Drag You Down” è un liberatorio naufragio strumentale sugli anelli di Saturno a colpi di feedback, mentre la title track (la più derivativa del lotto) è una minuscola rosa dei venti dello shoegaze britannico di fine ‘80. A chiudere degnamente il disco uno scalpitare di cavi elettrici recisi nello spazio siderale che risponde al nome di “Event horizon”.

Dunque, si nebulizza in parte la new wave visionaria degli esordi (con l’eccezione di “Emotional painkiller”) per lasciare spazio a una più scenografica frontalità noise, mix di potenza e suggestioni, di perdizione onirica e alienazione terrena, dove tutti gli insegnamenti impartiti da personcine come Jesus And Mary Chain, My Bloody Valentine, Ride, Loop, Slowdive, Cheathas, Spiritualized e The Church, vengono incamerati a memoria e rivomitati con innegabile freschezza dagli amplificatori.
Ecco, se lo chiamassimo il “beautiful noise” di casa nostra non faremmo davvero torto a nessuno.

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La recensione Surfacing To Breathe di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-09-01 09:00:00

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