Howe Don't Step On The Snails 2017 - Pop, Elettronica, Alternativo

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Elettro-pop prodotto egregiamente con una cura chirurgica dei suoni e della composizione. Non calpestate le lumache, provate ad ascoltarle.

Maneggiare la tecnologia in musica è forse la cosa più facile e difficile allo stesso tempo, la poca fatica pratica dello suonare per davvero è pareggiata dalla maestria necessaria nel misurare i suoni, bisogna essere alchimisti di quelli bravi.

Howe, produttore bergamasco dall'identità non ben defininita conosce le regole della buona elettronica, e il suo primo lavoro dal titolo "Don't step on the snails" è la prova di una raffinata misura di samples e sintetici tocchi, spinti al limite ma mai eccessivi. 8 canzoni pop-alternativo, che si conficcano nel mondo elettronico; Howe predilige il suono del pianoforte poco effettato, quasi naturale, al cui rintocco appoggia beats sia veloci che lenti a seconda dell'ispirazione, intarsia tutto con voci tagliate, loop morbidi, kick bassi ben assestati e tintinnii limpidi: il risultato finale è una tracklist sognante che sposta l'orizzonte di chi ascolta su diversi piani sensoriali, sembra di cadere e subito dopo di volare.

Sali in alto ascoltando i primi brani: "A colourful umbrella", "Gloriuos hay days" e "Let goud", esempi di come i Prodigy potrebbero immergersi in un barattolo di melassa e risultare comunque fighi. I tempi spezzati, le processioni di synth leggero, quelle parole ripetute all'infinito in maniera ovattata e penetrante, sempre salendo, sempre verso su.

Poi c'è la frattura. Quello sparo che non ti aspetti e perciò ti colpisce forte, "Lole" è un brano decisamente danzereccio che dalle vette in cui si volteggiava fino a pochi secondi prima, ci riporta vorticosamente verso lidi più terreni, planando a fatica, guerreggiando tra tastiere più taglienti e battiti più confortanti, la cara vecchia cassa in quattro che tanto ci fa sentire a casa.

E poi si scende ancora, in maniera più lieve con "Mm" e quella voce sdoppiata che sembra aliena ed alienante; con la titletrack "Don't step on the snails", dove le lumache sembra di vederle marciare a ranghi serrati come i martelli in "The Wall" dei Pink Floyd ma con l'ovvia lentezza e noncuranza di ciò che a fianco sfreccia per davvero.

Con "Three things" (uno dei due brani con il featuring di Ray Wilson) e la lisergica "Postalge" si completa la caduta su un morbido tappeto di atmosfere libere e sfumate all'infinito, il tempo si dilata e tutto sembra sparire come non ci fosse mai stato.

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La recensione Don't Step On The Snails di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-09-26 09:00:00

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