Amari Polverone 2017 - Rap, Pop, Elettronica

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Ritorno essenziale e ben costruito per gli Amari, ispirazione per molto del pop elettronico alternativo di oggi.

Stessa storia stesso posto stesso bar. Gli Amari sono quattro (anzi 3) amici che citofonano giù, tu scendi e si va al bar, facciamoci due bicchieri e parliamo in maniera confidenziale ma ad alta voce.
Il nuovo album degli Amari, "Polverone", suona leggero e caldo, punge con le parole più che con i suoni, il flow e la cifra stilistica sono sempre gli stessi. Inossidabili punti di forza dei ragazzi di "Bolognina revolution", le composizioni sonore viaggiano attraverso mondi lounge, elettronica d'ambiente e basi da rap di stretta attualità, il tutto ricondotto a un pop easy listening.

Mai così amari i testi, parlano di persone tenute per le palle dai ricordi, di dinosauri che si chiedono come va, di chi dipinge sempre le stesse tele, magari di arte primitiva, per poi lamentarsene. Il polverone si solleva quando le palle sono piene dell'andazzo delle cose, dell'abituarsi alle conseguenze degli errori senza correggerli. Sei lì che trattieni e trattieni fino a scoppiare e a un certo punto dire in faccia le verità a chi non le vuol sentire è liberatorio.
Poi c'è quel sentimento lì, l'amore, sottile filato delle storie in "Polverone", che si trova, si prova e ti droga. Ma amore per cosa? Amore per un genere musicale che forse gli Amari hanno creato più di 10 anni fa, un pettine al quale i nodi più noti della scena italiana come I Cani, Carl Brave X Franco126, Mecna, Coez, Cosmo, arrivano facilmente, mescolando la lingua italiana a un elettro-beat fresco e perfetto anche per la prosa cantautorale.

"Prima di Partire" ha un ritonello così laconico da intenerire, la melodia vocale robotica poggiata su synth tenebrosi anni '80 quasi congela, è necessario proseguire nella tracklist per arrivare ad un riscaldamento dei pensieri, tra "Gatti di polvere", "Portami in vacanza con te" e "Tramonto" si apprezzano tutti quei piccoli pixel elettronici, non fittissimi ma comunque ad alta definizione di concretezza pop. Discorso diverso invece per "Arte primitiva", "Punkabbestia", "Lamentele" e "Italian smemorato", pezzi tra il surreale e il malinconico, con basi che molto devono ai producer degli anni '10 (vedi: Godblesscomputer e Populous), fanno ondeggiare come alieni sistematici che guardano dal loro pianeta i poveri terrestri alienati che implorano: "Sistemateci".

Effetti speciali usati con parsimonia per alterare le strutture canoniche della canzone d'autore, riflessioni e distensione di pensieri mai banali, questo in sintesi estrema l'ultimo disco di Dariella & co., che tornano verso una composizione di beat e sequenze di campionamenti, per sollevare quel "Polverone" sedimentato in 4 anni di attesa dall'ultima produzione.

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La recensione Polverone di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-01-08 09:00:00

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