Paletti Super 2018 - Pop

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“Super” è l’equilibrio tra un’importante componente autorale e un’incredibile voglia di elettronica contemporanea

Essere se stessi e non esserlo mai: in fondo non si può fuggire da sé e al tempo stesso non si riesce mai a restare assolutamente sinceri e coerenti. Le basilari contraddizioni umane, i sentimenti quotidiani e del quotidiano, le piccole cose che diventano il tutto, il punto di arrivo e partenza, l’amore: Paletti matura in “Super” una visione istintiva della vita di tutti i giorni, quel che viene viene, e lo fa raccontando gelosie, tradimenti, delusioni e tentativi di superare il difficile con le cose semplici. L’età che avanza, un figlio, una relazione stabile che attraversa necessariamente la noia o i turbamenti interiori di entrambi o soltanto di uno: le cose di tutti, che ciascuno sa di condividere eppure risolve e vive tra le sue pareti, fisiche ed emotive.

L’electropop raffinato e mai fuori misura di Paletti sfiora storie rendendole quadri da guardare e con cui confrontarsi, con un gusto narrativo che abbraccia le parole per trasformarle in geometrici racconti tanto chiari quanto complessi: perché l’esposizione lineare dei pensieri racchiude in sé la difficoltà di comprendere e di comprendersi, e lascia intendere quanto siano lontane soluzioni express per questioni antichissime. Il sound accompagna ogni testo spingendo su atmosfere sintetiche e costruendo crescendo elettronici spesso ballabili, segnando un passaggio sempre più netto verso sonorità synthpop, ché se “Ergo Sum” sembrava il risultato ottenuto da un cantautore che si presta volenteri ad artifici tecnologici e “Qui e Ora” si rivelava un godibilissimo sogno anni '80 con tanto di occhiate new wave, “Super” è l’equilibrio tra un’importante componente autorale e un’incredibile voglia di elettronica contemporanea.

L’apertura con “A che serve l’amore” è una totale presa di coscienza che affonda nei synth e tra i bassi per pompare il ritmo lungo montanti percorsi catchy che strizzano l’occhio alla dance, mentre c’è poco da scavare nella passione se ci si chiede “A che serve l’amore se tutto poi scomparirà”. Morbidezze notturne e immediato engagement con “La notte è giovane”, con un ritornello che si stampa subito in testa e un desiderio di far bilanci e previsioni quando si superano i trenta, tra il sentirsi ancora pronti a far festa e l’irresistibile attrazione verso una serata sul divano, tra il lavoro che non c’è e le scelte che si fanno, o che non si fanno affatto. Le chitarre sorridenti scivolano su un tradimento in “Lui, lei e l’altro” e il beat incalzante di “Capelli blu” si lascia morire di gelosia, sfogandosi in un ritornello di facile presa che spiega la disattesa di buoni propositi con un irrefrenabile atteggiamento “super possessivo ipocondriaco e radioattivo”, e l’affrontare il giorno dopo giorno di un rapporto di “Pazzo”, “Jimbo” e “Nonostante tutto”, pezzo che trascina l’album con una carica orecchiabilissima che mira con efficacia a conquistare in un battito e risolve tutto con una frase: “stasera non ci aspetta niente ma ciò che conta è l’atteggiamento”.

Tra la dolcissima dedica al figlio con “Eneide” con uno sguardo al presente e al futuro che dice “ora lo sai quanto è difficile per noi restare in equilibrio e poi chiamarlo vita”, e la divertente “Chat ti amo” che attraversa e smonta tutti i luoghi comuni di una storia d’amore 2.0; e ancora i baci easy pop su un dancefloor iridescente di “Accidenti a te”, dove un mood estivo si stende e s’oppone a una riflessione dolceamara, e il ritmo trascinante e minimale di “Più su” che contiene nel testo una delle espressioni più belle di tutto il disco, quel “sono tutti come noi, solo pezzi unici, tutti aspiranti centravanti malinconici”; tra una canzone e l’altra parte e cresce un album che tenta con successo di affermare che quello che siamo non si deve necessariamente spiegare ma si può raccontare, e quello che siamo non è per forza quello che saremo, anche tra un anno, un giorno o meno. “Super” si rivela, ascolto dopo ascolto, un lavoro compiuto e maturo che fa del synthpop un punto di partenza e del cantautorato un ulteriore punto di partenza, senza badare troppo all’arrivo ma ritenendo probabilmente anche il risultato ottenuto un nuovo elemento da cui ripartire: un po’ come nella vita, l’amore, il giorno dopo giorno, l’indispensabile spinta al risveglio per attraversare noi stessi e gli altri, tutti sempre uguali ma in fondo comunque diversi, e tra un errore, un traguardo e un ripensamento, l’essenziale resta non fermarsi.

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La recensione Super di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-02-05 00:00:00

COMMENTI (1)

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  • antonio.tommasi1970 6 anni fa Rispondi

    bella recensione margherita...anche x me "super" è il primo album quest'anno che merita di essere ascoltato con attenzione.