Music is Love Life and light 2005 - Strumentale, Elettronica, Acustico

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"Produzioni dal basso" è un interessante progetto di fai da te manageriale. Funziona così: sei un artista e ti vuoi produrre il tuo cd? Ok, calcoli i costi e ti pubblicizzi su www.produzionidalbasso.com. Conteggi che devi vendere tot copie a tot euro. La gente va sul sito, ascolta, se gli interessa prenota una copia. Quando hai accumulato il tuo numero di copie, hai i soldi, stampi il cd e lo dai agli spiriti gentili che hanno creduto in te. Bello.

"Life and light" di Maxa, in questa dimensione spaziotemporale Massimo Di Nocera è il primo prodotto musicale realizzato col sistema di cui sopra. Purtroppo non è così riuscito come l'idea produttiva, anche se mostra comunque spunti interessanti. Oggettivamente, "Life and light" si può dividere in tre parti: i primi otto brani in cui sono evidenti influenze electro in buona parte provenienti dagli anni 80; i brani dal nono all'undicesimo in cui si affaccia una psichedelia acustica sussurrata e sommessa, piena di fruscii e sospiri di marca "Granchester Meadows" del Roger Waters di quel gran tempo che fu; gli ultimi tre brani in cui le influenze eighties sfumano nella proto-ambient alla Dead can dance. Maxa ha i suoi modelli di riferimenti per il cantato – in ordine crescente – in Samuel dei Subsonica, Daniele Silvestri e Garbo. Fin qui le cose come stanno.

Ora cominciano i giudizi personali. I primi quattro pezzi non sono male: niente di nuovo ma gradevoli. Un esempio di discreto equilibrio tra alternative, revival citazionistico anni 80 (in "S.o.s." il finale "senti quanti s.o.s" rimanda inevitabilmente a "Message in a bottle" dei Police a livello di testo e cadenza) e mainstream. E devo dire che il mainstream si affaccia per certi scivoloni sui testi come su "Stevie" dove il ritornello canta così: "Voglio una vita di feste e di giochi / dentro un palazzo / che dico, un castello / dove voi tutti possiate venire /non occorre neanche bussare". Voglio dire: sarò tarato, ma a livello stilistico questo modo di scrivere mi ricorda il Ramazzotti di "Lettera al futuro" (1996): "Fu così / che il principe pensò / di chiudersi nel suo castello /solo con gli amici suoi / fu cosi che lui pensò di rimanere fermo lì / fino a che non passerà / quella paura e tutta quella oscurità... / nel castello c'era l'allegria / e si stava bene in compagnia / si mangiava un po' di tutto / si ballava un po' / e nessuno immaginava mai / che potesse giungere anche lì / il cattivo vento / che alla fine poi entrò…". Ecco non so voi, ma io aborro questo modo di scrivere. Se non fosse così, non scriverei su Rockit e credo proprio che anche voi la pensiate come me, altrimenti non sareste qui a leggermi. Perciò, più cura ai testi, Massimo. A meno che il tuo target ideale non sia quello di Eroz. Nel qual caso, stampa questa pagina e usala come carta igienica.

Tornando alla musica, dopo i primi quattro pezzi ci si comincia ad annoiare: troppi tastieroni ambientali anni 80, troppi perfino per uno come me che li adora, sti anni 80: ma di ogni decennio ci sono sacre reliquie e paccottiglia da buttare. E qui siamo nel secondo caso.

Si sta meglio quando arrivano i pezzi psichedelici: io mi godo, devo dire. Tra fruscii, sussurri, suoni acustici che evocano fuochi estivi vado a nozze. Suggestivo "Camminando sulla coda della luna".

I pezzi finali sono così così: non bene, non male.

In definitiva, va bene la varietà. Ma qui credo che non si tratti tanto di varietà, quanto di indecisione su cosa fare e lontananza dallo scopo che intuisco stia dietro le due facce di questo disco: unire elettronica e psichedelia. Possibilissimo: andatevi a riascoltare quel capolavoro che fu "Vanishing point" dei Sommi Primal Scream, file under 1997. Ma qui non ci siamo ancora. Questo cd mostra buoni spunti, ma in generali insufficienti: è un po' la bottega dell'alchimista, il gabinetto del dottor Caligari, il making of del risultato che Maxa vuole ottenere. Il che non significa che in futuro non possa riuscirci. Io, di farcela, lo auguro a tutti. Non vedo perché non augurarlo a Maxa, che d'istinto, pur senza conoscerlo, mi sta pure simpatico.

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La recensione Life and light di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-04-30 00:00:00

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