Il disco d'esordio del giovane ensemble varesino sorprende non poco per il sound contenuto al suo interno. Fin da Amy, il singolo che ha preceduto l'uscita del disco, si scoprono le caratteristiche fondamentali: campionamenti, loop, tastiere anni '80 e molta aggressività. Ascoltando e riascoltando il cd viene da pensare a tutte quelle sonorità tipiche dei Bluvertigo, ma in questo caso manca la maturità artistica di Morgan e soprattutto la carica 'emotiva' è decisamente diversa.
Per tutta la durata del lavoro si viaggia a ritmi sostenutissimi, e se considerate che nella line-up della formazione è assente il batterista, potete capire quali siano le prerogative di quest'opera, già ampiamente presentate.
Nelle 11 tracce ci sono molti echi di new-wave (l'inizio di Da qui è emblematico ma non mancano altri momenti del genere), miscelata attentamente a quell'elettronica che richiama alcune cose di Prodigy e (soprattutto) Nine Inch Nails. Nel complesso il disco si mantiene a livelli discreti e il risultato finale sembra più che soddisfacente, visto che a volte è più difficile programmare le macchine che suonare degli strumenti.
Tuttavia non convincono pezzi come Il profeta e Prospettive, un po' troppo 'sui generis', con chitarre d'assalto dove la sperimentazione sembra una scusa. Non manca però gusto nel trittico centrale costituito dai seguenti brani: Nell'ombra, Sexy shape e Siamese, stavolta episodi che viaggiano più lentamente e convincono decisamente di più, considerando che l'intento sembra quello di realizzare canzoni diverse dai soliti standard musicali, ma comunque canzoni.
L'età media dei Plastik si aggira intorno ai 23 anni: speriamo che il percorso appena avviato possa essere la prima tappa di una lunga stagione che si riveli prolifica, in termini di successi, per una band che ha elaborato una interessantissima proposta fuori dagli schemi e 'alternativa' non per forza ma come testimoniato dai fatti.
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La recensione Plastik di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-11-04 00:00:00
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