Banana Joe Supervintage 2018 - Rock, Psichedelia, Blues

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Distorsioni testuali e tanto fuzz. Questo l'esordio dei Banana Joe, che non cercano di impressionare con effetti speciali ma regalano un disco psych-grunge non male.

Fuzz, fuzz e ancora fuzz. L'effetto distorsore che trasforma il suono di una chitarra elettrica in un robotico ronzìo animale è un feticcio per i Banana Joe, trio genovese dal suono retrò, anzi, vintage. E "Supervintage" è infatti il titolo del loro primo disco, e la copertina tutta rosa con scritta azzurra devia l'immaginario da quanto si ascolta nelle 8 canzoni della scaletta.

Molto poco zucchero nella musica dei Banana Joe, che devono il loro nome al personaggio interpretato da Bud Spencer in uno dei suoi film, l'irruenza dei suoi pugni si trasforma in rock, le storie frammentate nei testi arrivano come il sonoro degli schiaffoni a doppia mano, ruvidi e grunge. Pochi strati ricoprono le note di questa band, è tutto semplicemente rock'n'roll, orpelli e arrangiamenti barocchi non sono di casa, si gioca tutto sull'effettistica, ci sono effetti su ogni singola particella, sulle chitarre, sulle voci e anche sulle ritmiche.

“Vicissitudini di una ragazza dai facili costumi” sembra il pezzo con più anime, dove la psichedelia incontra il garage-rock, con un lungo passaggio strumentale che trasporta quasi agli ultimi anni '70 che inaspettatamente però matcha benissimo con l'intro puramente grunge. Stesso discorso per il brano di chiusura del disco “Omertse” (che se non ve ne siete accorti è “Estremo” al contrario). Diverse angolazioni, una sola attitudine questi Banana Joe: la vena casinara con stile. Lo dimostrano brani come “Tara”, “Uensdei” e “Vodkanima”, tre momenti di alto volume che non scadono nel trash, l'amalgama è buona, se pur un suono crudo nel complesso, arriva diritto al petto e scuote.

Difficile non accostare alla band ligure i Bud Spencer (e il cerchio si chiude) Blues Explosion o i Lombroso, gente che nel rhythm and blues ha messo le radici per poi crescere, o i Fratelli Calafuria per le skizofrenie dei testi. Non so se questo disco sia davvero “Supervintage” ma di sicuro si ispira a mondi poco futuristici. Potrebbe la spinta verso una maggior sperimentazione spingere la musica dei Banana Joe al massmo dell'espressione? Probabilmente sì, ma per ora è giusto godersi queste tracce senza tanti pensieri.

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La recensione Supervintage di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2018-11-15 09:00:00

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