Giuseppe Pagliarulo Con i tempi che corrono 2018 - Cantautoriale, Pop rock

Con i tempi che corrono precedente precedente

Incertezza esistenziale ed urgenza espressiva sono le parole chiave per capire il secondo lavoro di Giuseppe Pagliarulo che conferma la sua maturazione artistica e quanto buono fatto vedere nel primo disco

“mala tempora currunt sed peiora parantur” erano soliti dire gli antichi romani sia per lamentarsi, effettivamente, dell'andamento delle cose nei tempi che si stavano (stanno) vivendo, sia con un intento più scherzoso di "finta" lamentela. E Giuseppe Pagliarulo, con il suo secondo lavoro, “Con i tempi che corrono”, appunto, sembra in grado di catalizzare queste inquietudini, queste emergenze esistenziali in un disco dalla grande urgenza espressiva.

Corrosivo e scanzonato, rock e umorale, Pagliarulo dispiega tutte le sue capacità per dipingere realisticamente il presente senza troppa poesia, ma con la verità di chi vuole prendere a cazzotti il mondo, la vita, le (non) relazioni in maniera “leggera che non faccia annoiare” come lui stesso dichiara ne “Il primo pezzo” dove sembra raccontare, ironicamente, il distacco e la carenza di attenzione (e di relazioni) durante un suo concerto, accecati dagli schermi dei nostri smartphone anche se, a dire il vero, il brano vira poi verso situazioni più intimistiche per raccontare, infine, una zoppicabte storia d’amore. E non vi lasciate ingannare quando le atmosfere sembrano farsi soffuse e tenere perché la ribellione, la lotta, l’emergenza di urlare forte il senso di inadeguatezza verso ciò che siamo o ciò che desideriamo è onnipresente e colpisce duro, come il punk rock in coda a “Sempre e soltanto” o in “Non riesco”. “Folk-punk” è caustica, amara, disincantata. Di tutt’altro tenore “Luce perpetua”, densa e corposa. Parla di speranza, di libertà ("imparo dal vento non invoca mai fortuna”) pur mettendoci sempre sull’altolà, ricordandoci che “è sempre tra le rose che si annidano le spine”. Rock ‘n’ roll incazzato e feroce, come incazzata e feroce è l’invettiva contro società e luoghi comuni, è “Tieni fermo il demonio”. “Casa nostra” affronta la tematica, delicata e spinosa, del futuro di coppia. E la realtà è amara, tanto amara da trasformare il nido, un tempo d’amore, addirittura in una casa dell’angoscia e, l’incedere prima pacato e melodico poi militaresco e rabbioso, rendono perfettamente questo capovolgimento emotivo-sentimentale. I toni si placano ma il futuro resta incerto in “Cheap” che chiude l’album.

Giuseppe Pagliarulo conferma quanto di buono fatto nel primo lavoro, “Rapporto di gara” alzando leggermente l’asticella. Se il primo lavoro poteva essere considerato, per certi aspetti, ancora acerbo, “Con i tempi che corrono” sembra giunto ad un grado di maturazione spontanea e naturale. Questa forma di esistenzialismo degli anni zero è la vera cifra stilistica di Pagliarulo. Cantore delle ipocrisie del reale, della labilità emotiva, Pagliarulo esprime in maniera schietta e immediata la necessità di esprimere emozioni e sentimenti. Se tempi bui si avvicinano questi non sembrano affatto tangerlo.

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La recensione Con i tempi che corrono di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-05-17 22:04:00

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