Massimo Volume Il Nuotatore 2019 - Cantautoriale, Rock

Disco della settimana Il Nuotatore precedente precedente

“Il nuotatore” è pura materia sonora che trasforma la propria energia in abissi di realtà, asciutto ed essenziale.

“E ho imparato a naufragare senza perdermi nel mare e ho scoperto che può annegare anche chi rinuncia a navigare” ("Amica prudenza")

 

 

L’acqua come elemento di salvezza e perdizione, il limbo dove galleggiare prima di ogni scelta, e a volte anche dopo. Dove accarezzare le paure e abbracciare il desiderio, soppesare i rischi, abbandonarsi. “Il nuotatore” fissa un punto che è al tempo partenza e labile traguardo: noi siamo le nostre decisioni, i nostri forse, i nostri infiniti domani, e in mezzo a tutto questo scorre liquida l’esistenza. Come nel racconto omonimo di John Cheever che lo ispira, e che diventa protagonista di un brano, tutte le piscine di vanità, finzione  e orgoglio diventano, una dopo l’altra, un percorso verso la consapevolezza, l’amara desolazione, allegoria della vita sospesa fino alla caduta.

A più di cinque anni da “Aspettando i barbari”, i Massimo Volume tornano, per la prima volta in trio, con un disco che rifugge l’elettronica per rifugiarsi nel suono essenziale e scarno di chitarre, basso e batteria, con l’incedere ossessivo dei suoni che riempie comunque ogni spazio lasciato vuoto dal recitativo, come sempre ipnotico e centrato, di Emidio Clementi. Ancora una volta l’aura sacrale e limpida che la band è capace di donare a ogni canzone splende su nove brani che diventano sempre più asciutti, nella loro sensibilità come pelle viva, scavati e ossuti, magicamente sottili nell’accompagnare l’ascoltatore dritto alla sostanza. Un album diverso, limato, prosciugato, crudo, dove le parole come sempre incidono col loro peso: “a volte immagino il mondo coperto da un velo che nessuno ha il coraggio di scostare per vedere cosa c'è dietro”, quello stesso mondo che spesso “confonde la voglia con le paure del passato”.  Il timore di sbagliare, di scegliere, la solitudine (“non sarebbe più semplice, per sentirci meno soli, confessarcelo a vicenda”), l’eterno giustificare noi stessi. 

Una passeggiata a Venezia con Nietzsche, la necessità del lato oscuro, il terrore della verità (“la verità è brutta, spaventa vederla nuda, meglio truccata o col seno di un'altra”): innalzare totem per adorare il nulla che ci è indispensabile, per sotterrare in pochi centimetri anni di inquietudine, per aspirare alla salvezza, e forse nemmeno quella ci salverà. “Il nuotatore” è pura materia sonora che trasforma la propria energia in abissi di realtà, come galleggiare in quell’acqua che è partenza e ritorno, che è consapevolezza e finzione, un sipario socchiuso da cui spiare gli errori, dove si può annegare anche rinunciando a navigare.

 

 

 

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La recensione Il Nuotatore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-02-18 09:00:00

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