GINAH Meccanica 2019 - Strumentale, Progressive, Post-Rock

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Ginah suona a fari spenti, con la testa bassa ed il cervello sulle nuvole: per questo ci piacciono tanto

"Ginah suona a fari spenti, con la testa bassa ed il cervello sulle nuvole". Così si descrive il gruppo formato da Ralph Rosolen (piano, rhodes, synth), Michele Botteon (chitarra, basso), Dario Lot (batteria) e forse proprio per questo ci piacciono tanto. "Meccanica" infatti è un album che possiede una bellezza timida e schiva, perfetta per chi sa fare del post-rock alla maniera dei Giardini di Mirò, giusto per non farci mancare niente. E in questo disco si parte subito forte, ovvero piano, nel mondo alla rovescia della band trevigiana: "Primavera" è una comunione d'intenti fatta canzone, dove si assiste, quasi in maniera miracolosa, a cosa voglia dire suonare insieme. Giustamente, più che giustamente ci viene da dire, i tre componenti della band parlano dei Ginah come di un'unica identità: ascoltatevi "Primavera" e poi riferiteci se hanno torto. L'impasto musicale è di prim'ordine così anche come le emozioni, in puro stile post-rock, trasmesse dai veneti, capaci di trasportarci in altre dimensioni, dello spirito e del tempo, con i loro strumenti. Se si analizza bene il disco ci si accorgerà di come tale capacità, quasi sciamanica, di saper evocare altri mondi, altre dimensioni appunto, è condotta attraverso non una stratificazione eccessiva degli arrangiamenti ma tramite la più assoluta e pura delle semplicità: il cambio di ritmo, che dopo quasi quattro minuti e mezzo di "Primavera" arriva a prenderci, sta lì a confermarlo. Insomma un gran bel disco, ma sul serio, senza fronzoli, senza hype ma di "sola" musica. Appunto, a fari spenti, con la testa bassa ed il cervello sulle nuvole. 

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La recensione Meccanica di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-05-02 07:10:56

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