Le Capre a Sonagli Garagara Yagi 2019 - Stoner, Sperimentale, Rock

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Belanti e veementi in questa valle di lacrime, Le Capre A Sonagli giocano con il loro nome in giapponese, “Garagara Yagi”, e sfornano un disco meravigliosamente etilico e nevrotico

Garagara Yagi”, il nuovo album (e annesso videogame!) de Le Capre A Sonagli, è come una scossa elettrica lunga circa mezz’ora: quando ti colpisce può darsi tu muoia sul colpo e continui a vagare per le strade come uno zombie, oppure può darsi tu riesca a sopravvivere ma continui a sentire la corrente elettrica pruderti lungo tutta la colonna vertebrale, quindi cammini ugualmente come uno zombie.

Il confine tra la vita e la morte è completamente ridefinito anche tra i personaggi e nei piccoli mondi (spesso “nonsense”) ricreati dalla penna delle quattro capre di Orio Sopra: anche questi individui ai margini della società sono alla fine tutti un po’ “zombie” che barcollano da un bar all’altro cercando di scegliere “tra vita e camposanto” (rubando una frase di “Becchino”) e che alla fine si trovano a loro agio proprio in quel limbo tra le due dimensioni, tra vizi, rischi e follie. Nello stesso modo la musica di questi particolari ovini si diverte anch’essa con i vizi (quelli di una società grottesca vista con una lente di ingrandimento dissacrante) ma soprattutto affrontando e superando brillantemente i rischi (dell’utilizzo di suoni, effetti, rumori e strumenti lontani dalla consuetudine a cui le nostre orecchie sono abituate) e sfogando un’autentica follia (ad esempio con i repentini cambi di ritmo e un cantato penetrante che ha frullato insieme le ugole di Vinicio Capossela e Adriano Celentano e ne ha iniettato il composto in quella di Stefano Gipponi).

Le Capre A Sonagli fanno un genere a sé, che si potrebbe definire alternative rock etilico ma che fondamentalmente sfugge dalle definizioni proprio grazie ad un continuo ripensarsi e trovare nuove soluzioni, deviando dalle strade principali e a volte perdendosi, restando comunque sempre fedeli a quel suono sporco e potente che è ormai il loro marchio di fabbrica.  Nel loro “groove ermetico” le Capre possono metterci quello che gli pare, perché è proprio questa indifferenza alle regole che li rende unici nel loro genere.

Insomma, sotto l’egida dell’infallibile Tommaso Colliva (che ha prodotto il disco), la formazione bergamasca ha sfornato otto pezzi splendidamente ossessivi, candidamente sbilenchi e ipnoticamente naïf che, facendosi beffa delle paure e della morte stessa grazie ad una buona dose di ironia e schizofrenia compositiva, conferma questi animali mitologici come una delle band più originali dello Stivale.

 

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La recensione Garagara Yagi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-05-17 19:27:16

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