THE ANDRE THEMAGOGIA - Tradurre, tradire, trappare 2019 - Alternativo, Acustico, Trap

THEMAGOGIA - Tradurre, tradire, trappare precedente precedente

The Andrè rimane la risposta migliore a quella grande fetta di pubblico che inneggia la carenza di contenuti nella musica italiana sciorinando a memoria strofe di Faber per autogiustificarsi, senza reali motivazioni in Un ottuso loop di ostinazione al presente. Come un’anziana signora col rosario tr

Osereste mai sminuire L.H.O.O.Q. di Duchamp ad un’opera qualsiasi perché la tela di partenza è la Gioconda di Da Vinci?

A mio avviso è molto più interessante soffermarsi sulle dinamiche che spingono determinati artisti moderni a “manipolare” il lavoro di altri colleghi (passati e ben più famosi) e sul come questo “sfregio” possa portare valore all’originale. E poi Dio santo, ammettiamolo, viviamo nell’epoca dei talent, nel periodo storico in cui la cover ha raggiunto l’apice del suo splendore, specchio di una società pigra (intellettualmente ed emotivamente) non più in grado di maturare un gusto proprio e quindi incapace di emozionarsi per qualcosa di nuovo.

La cultura romana deriva in maniera diretta da quella greca, già ai tempi dell’Impero esisteva una netta distinzione tra i concetti della sterile “imitatio” e della ben più fervida “interpretatio”. Il cantautore misterioso avrebbe potuto costruirsi una florida carriera come coverman dell’originale Fabrizio, perché quindi decontestualizzare i topoi di un genere e reinterpretarli attraverso un linguaggio artistico che sia completamente differente a livello lessicale e sonoro? Ed ecco che ogni giudizio categorico su The Andrè viene meno dal momento in cui in “Tradurre, tradire, trappare” non sono contenute (esclusivamente) cover.

L’imitazione, in sé, rimane un’operazione manieristica. Un’operazione che in fondo già basterebbe a decretarne il valore. Al giorno d’oggi, va di moda affermare che il rap sia il nuovo cantautorato, la cover di Izi dimostra come il più grande poeta genovese continui ad influenzare tutte le nuove generazione di compositori. Così come lo testimonia l’intera avventura del recente album “Faber Nostrum”.Ma in entrambi i casi, gli artisti hanno compiuto un’azione esattamente opposta a quelle del misterioso coverizzatore. Manieristico, come tutto il progetto che forse morirà semmai la trap avrà una fine, che forse una data di scadenza l’aveva già insita nel nome scelto con cura certosina per quest’opera, “Themagogia”.

Poco importa, che sia musica o un meme musicale, The Andrè rimane la risposta migliore a quella grande fetta di pubblico che inneggia la carenza di contenuti nella musica italiana sciorinando a memoria strofe di Faber per autogiustificarsi, senza reali motivazioni in Un ottuso loop di ostinazione al presente. Come un’anziana signora col rosario tra le mani, priva della voglia e della necessità per provare ad interpretare il mondo che la circonda. Tra una citazione di Trucebaldazzi ed una di Bello Figo, “Themagogia” è Un piccolo vero capolavoro di rivisitazione moderna.

In fondo, Dai diamanti non è mai nato nulla.

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La recensione THEMAGOGIA - Tradurre, tradire, trappare di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2019-06-17 18:20:00

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