Sagrada Familia 9 rounds 1999 - Rock

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Ascoltando 9 rounds non si può non pensare all'America e a tutto quell'immaginario che dal rock alla beat generation, passando per il Texas e il New Jersey, è stato background fondamentale per molte bands. Il quartetto che prende il nome di Sagrada Familia rientra a pieno titolo in questo "quadretto", rileggendo ottimamente suoni e parole di certa musica targata Springsteen, Petty, Mellencamp o Alvin.

Il gruppo di Romolo Stanco, ensemble di punta de LaTrebbia Musica assieme ai Perla Madre, riconferma le proprie doti e, se possibile, dà un'impronta al proprio sound tale da fugare ogni dubbio di originalità presente nel primo lavoro intitolato, emblematicamente(?), Recycled.

I 9 pezzi presente nel disco sono degli affreschi sonori che, almeno per il sottoscritto, non temono confronti alcuni con le band di "roots-rock" d'Oltreoceano; un brano come Love me, love my dog..., ricco di strumenti (fender, dobro, chitarre, cori... e chi più ne ha più ne metta!) è ciò che ci si aspetta da un gruppo quando gli si chiede di osare di più. Ma la qualità intrinseca in questo lavoro è il fattore produzione, ovvero la grande prova dei quattro piacentini di ottenere un suono assolutamente personale, pur se i molteplici riferimenti musicali potrebbero far pensare al contrario.

Sono presenti molte più ballate dallo stile sopraffino (Faraway, splendida, è giocata su dobro e chitarra, mentre The fish & the harpoon è un pezzo sospaeso tra county e soul) rispetto a cavalcate dai sapori forti (The trail è debitore di, guarda caso, Ben Harper, ma ha un tiro notevole, a differenza di Bubbles e Deep yawn, brani che comunque aprono degnamente il disco). E' fuor di dubbio che la finale Dreamer abbia la cosiddetta "marcia in più": l'arpeggio di dobro che fa da tappeto alla voce calda di Andrea Cravedi sembra essere una session di aggiornamento a King of California, disco a nome di Dave Alvin e di certo fonte ispirativa della formazione.

Non rimane che appuntarvi i contatti per reperire al più presto questo disco, grande prova di un gruppo italiano che merita molta più visibilità di quella attuale.

Di certo assieme ai Cheap Wine la sorpresa più gradita di questo 1999.

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La recensione 9 rounds di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-07-13 00:00:00

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