Joseph Capriati Metamorfosi 2020 - Techno, Elettronica, House

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Una electro-miscellena che unisce la filosofia della tecnho-music ad Agnolo Poliziano

Nei giorni scorsi in redazione, sarà stato forse l’autunno incombente, ci siamo rimessi a leggere, distrattamente per carità, "La fabula di Orfeo" di quel gran dotto e umanista di Agnolo Poliziano. Mentre ci stavamo addentrando all'interno dell'opera, in sottofondo ma neppure troppo, andava "Metamorfosi" di Joseph Capriati. Con un titolo così e una tale varietà di stili e echi, era normale che l'associazione di idee, intima e solenne, tra le due opere scattasse automatica.

Non foss'altro che, mentre le note di "Psychic Journey" si espandevano in redazione raggiungendo con le loro spire techno anche gli angoli più nascosti della stanzona, stavamo leggendo proprio questo passo: "Orfeo cantando all'Inferno la tolse (Euridice)/, ma non poté servar la legge data,/ ché 'l poverel tra via drieto si volse/ sì che di nuovo ella gli fu rubata:/ però ma' più amar donna non volse,/ e dalle donne gli fu morte data": le parole gonfie di umanesimo e amore per i classici andavano a rimare alla perfezione, quasi 1500 anni dopo, con le note ricolme di musica elettronica di Capriati.

Il casertano infatti in questo suo "Metamorfosi" è stato in grado di realizzare un lavoro iper-denso, grazie anche alla propria lunga, anzi lunghissima esperienza in console. Prendete pezzi quali "Goa" o "Dust", giusto per fare due esempi, e potrete comprendere esattamente l'elevata qualità di questo disco. Un disco che "rima" con le opere di Poliziano, come abbiamo detto prima, perché, esattamente come quest'ultime, ha una natura da "miscellanea" che erompe da ogni poro: quindi varietà che tiene assieme la qualità. Attenzione, abbiamo detto miscellanea non "bignami", perché qui non si riduce nulla ma, piuttosto, si amplifica: la varietà diventa tratto caratteristico del segno techno-house di Capriati che riesce, tutte le volte, a stupirci con soluzioni al tempo stesso raffinate ma anche in grado di rendere una, dolcissima, bolgia infernale il dancefloor.

E qui arriviamo all'ultima riflessione che possiamo fare a proposito di "Metamorfosi". Detta della bontà complessiva dell'opera (l'avrete ormai capito) ci domandiamo, ricalcando un certo Lenin, "che fare" della culture-club. Chiaro e evidente che la musica, l'indotto e i rapporti sociali che gravitavano attorno ai locali oggi siano se non eliminati, quantomeno cristallizzati, sedati e tenuti in panchina in larga misura.

Allora un disco come “Metamorfosi”, proprio per la sua estrema qualità, ci permette, ancora di più, di struggerci per queste sere tutte uguali, in cui ogni città è diventata un dormitorio, in cui si va a dormire (troppo) presto e dove i nostri piedini non trovano il loro giusto&naturale sfogo sulle mattonelle del dancefloor.

Tuttavia, ne siamo certi, presto o tardi ritorneremo a "scendere negli inferi", esattamente come Orfeo, per amore di qualcuno o di qualcuna, per ascoltare quel dj o per passare la serata con quei nostri amici che non vediamo da un sacco. Ci sarà tempo, modo e occasione per un nuovo, fighissimo, inferno.  

 

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La recensione Metamorfosi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-10-10 08:02:00

COMMENTI (1)

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  • carlacrocco 4 anni fa Rispondi

    Ho sentito solo il prmo per adesso, ma davvero bello