Taured Taured 2020 - Strumentale, Rock, Post-Rock

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Il primo album della band varesina è un viaggio affascinante tra i misteri dei diversi continenti del mondo

Si apre il sipario sull’oscuro pianeta sonoro dei Taured con questo primo ed eponimo lavoro che musicalmente spalanca scenari apocalittici dai sinistri presagi mentre si cala nel cuore di alcune “storie inspiegabili che lasciano con la pelle d’oca e il fiato sospeso […] una raccolta di leggende metropolitane, di storie probabilmente false e di storie che ci piacerebbe fossero vere”, come spiega la band nella presentazione del disco.

Discorrendo in lingua post rock dagli accenti doom, le trame strumentali del combo varesino raccontano alcuni misteri irrisolti appartenenti ai diversi continenti del mondo. Attraverso la metafora delle note ci si tuffa dunque dapprima nel subglaciale “Lake Vostok”, sul cui fondo giace qualcosa di non ancora identificato e che potrebbe non appartenere al nostro pianeta. Il secondo brano, “The man from Taured”, ci trasporta indietro nel tempo fino al 1954, quando un uomo benvestito atterrò all’aeroporto di Tokyo e sul passaporto dichiarava di provenire dalla Repubblica di Taured, che corrisponderebbe grossomodo all’attuale Andorra. L’uomo venne arrestato perché sospettato di possedere documenti falsi ma durante la notte scomparve dalla sua cella, nonostante fosse sorvegliata da due guardie armate. “Monolith” è dedicata invece a Uluṟu (o Ayers Rock), che secondo molti scienziati potrebbe essere ciò che resta di una luna terrestre precipitata sul suolo australiano (e non a caso il brano termina con il suono gutturale del didgeridoo, qui suonato da Valerio Antonini). Si passa quindi a “Wardenclyffe” che porta il nome della torre, battezzata anche “Torre di Tesla”, che il celebre inventore realizzò per la trasmissione senza fili ma in realtà mai completamente utilizzata. Ebbene, pare che la torre sia collegata al cosiddetto “evento di Tunguska” del 1908, in cui decine di milioni di alberi furono abbattuti a causa di un’esplosione di immani proporzioni, il cui bagliore si poteva vedere fino a 700 km di distanza, plausibilmente causata proprio dalla torre di Tesla durante una prova di funzionamento. Con “Fairies Circles” (ossia i “cerchi delle fate”) si passa invece in Africa, più precisamente nel deserto della Namibia, dove si trovano appunto questi strani “cerchi delle fate”, in cui l’erba delinea al suo interno delle forme circolari di diametro variabile e prive di vegetazione che vivono alcune decine di anni e poi scompaiono. Presunte prove sugli alieni rettiliani sono invece al centro delle ispirazioni della conclusiva “The strange case of Pier Fortunato Zanfretta”, brano che si apre con una voce che vuole indurre all’ipnosi, pratica a cui dovette sottostare realmente il protagonista del pezzo per verificare la sincerità delle sue dettagliate affermazioni sugli avvisamenti alieni, concludendo che Zanfretta era quanto meno in buona fede.

Temi insoliti, affrontati con una minuziosa cura degli arrangiamenti e un’attenzione particolare alle dinamiche dei brani, grazie alle quali i racconti, pur se interamente strumentali, riescono a trasportarci realisticamente in un immaginario sci-fi e misterioso, condotto dalle chitarre di Vincenzo Morreale e Davide Di Pierro e reso corposo e magnetico grazie alla sezione ritmica formata da Jacopo Di Pierro al basso e Daniele Finocchiaro alla batteria. Sono loro i quattro “uomini di Taured”, atterrati sul pianeta della musica per raccontarci i misteri, gli incubi e le cose che la scienza non è riuscita ancora a spiegare. Un lavoro affascinante e dai mille risvolti.

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La recensione Taured di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-10-31 00:00:00

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