lastanzadigreta Macchine Inutili 2021 - Cantautoriale, Pop

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Parlare della macchina per raccontare l'umanità

Avete visto Wall•E? Nel capolavoro Pixar, il robottino dagli occhi dolci raccoglieva dalla spazzatura resti della civiltà umana. È a lui che ho pensato ascoltando il disco nuovo de Lastanzadigreta, band torinese che suona strumenti derivanti da oggetti di recupero. Al netto dello spirito ambientalista – che di ‘sti tempi non è mai abbastanza – gli strumenti non suonano come “oggetti di recupero”, ma come strumenti veri, solo conservando una filigrana diversa, più umana.

Macchine inutili conserva quella filigrana ed è un disco pieno di bei suoni e di belle canzoni, con quella stessa filigrana di verità. Se l’album d’esordio della band torinese – premiato con la Targa Tenco – era intitolato Creature selvagge, nella seconda prova in studio l’attenzione si sposta dall’essere vivente all’oggetto, dall’animale al marchingegno, già dalla title track: una Fitter Happier più nuda, spogliata, immersa nella natura.

Theremin e archi, voci dolci e tematiche contemporanee. C’è una storia che continua dal primo album – Creature selvagge pt.2 – e diventa ancor più terrena, con le nevrosi e le preoccupazioni di una generazione che ha scoperto la natura per necessità e si barcamena tra SPID e un futuro difficile, in cui ci riprodurremo senza sgravi aggiuntivi, stanchi per la fatica ma orgogliosi di essere vivi”: avete sentito parole più contemporanee e consone per i trentenni d’oggi? 

Nonostante il gusto per la semplicità da canticchiare questo album ha testi ricercati, metriche da Battiato con ritornelli alla Ex-Otago, dopo aver imparato dalla scuola romana a raccontare l’aspetto più intimo della situazione politica, ma anche l’ecologia, riuscendo ad infilare il verbo compostare in un testo, e già per questo: applausi. Nonostante il gusto pop, non è un disco immediato, va ascoltato più volte per evitare di perdersi o distrarsi in questo bosco di suoni delicati.

Wall•E conservava piccoli oggetti per recuperarli, perchè in un mondo devastato voleva proteggere una piantina, tenere viva l’umanità. Macchine inutili parte dalla dilagante modernità per conservare, dentro tredici raffinate canzoni, l'essenza di un romanticismo disilluso e profondamente umano. 

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La recensione Macchine Inutili di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-04-14 00:06:00

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