Fulminacci Tante Care Cose 2021 - Cantautoriale, Pop

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Tante Care Cose conferma l’immagine di cantautore intelligente ed educato che ci eravamo fatti in collinetta al Mi Ami 2019. Musica pop perché si ha qualcosa da dire, non tanto per fare.

Prima di parlare di Tante Care Cose è doveroso fare una piccola premessa. Fulminacci ha partecipato a Sanremo. Forse non se ne sono accorti in troppi, ma penso che sia quasi un bene. Nel vortice isterico che avvolge tutto quello che gira intorno all’Ariston nella settimana del festival Filippo ci è entrato senza opporre troppe resistenze agli eventi. Sempre elegante, pulito e ironico. Uscire da quel palco con tutte le ossa a posto a poco più di 23 anni non è da tutti.

Ma prima di tutto questo è riuscito a sopravvivere al naufragio dell’it-pop. Se La Vita Veramente era un disco ibrido, un inizio che giustamente non ci faceva vedere tutto in modo chiaro, ora siamo sicuri che Fulminacci di quel calderone non faceva parte. Detto oggi suona come un ‘per fortuna’. Niente amori maledetti creati ad arte o cocktail di traverso. Soltanto un flirt coi quei sintetizzatori grassi e ridondanti nella poco riuscita La grande bugia.

Tante Care Cose conferma l’immagine di cantautore intelligente ed educato che ci eravamo fatti in collinetta al Mi Ami 2019. Musica pop perché si ha qualcosa da dire, non tanto per fare; al posto di citare nomi di discount, meglio incastrare in modo non del tutto esplicito riferimenti a Ungaretti. Non male direi. Non si vede ancora un'identità artistica ben definita, ma più un'esplorazione, una serie di tentativi ben scritti e suonati. Dopo un inizio molto classico, con ballate dagli accordi semplici e dolcemente caciarone, nel blocco centrale si ha ancora la sensazione che Fulminacci sia ancora troppo incollato alla cifra stilistica di Daniele Silvestri; la velocità di alcuni testi, l'ironia, e persino la forzatura con cui si inserisce l'elettronica. In più di un'occasione ci si domanda se sia in corso una collaborazione. Poi però le carte si rimescolano. Arrivano Forte la banda, che ricorda alcuni lavori di Elton John per la generosità dell'arrangiamento, Giovane da un po', indie-rock quasi da manuale, e in chiusura Le biciclette, brano molto sanremese à la Cremonini.

Alla fine è andato tutto bene, anche se non ci abbiamo capito poi troppo. Ma basta tornare a leggere il titolo del disco: Tante care cose. Senza pensar troppo all'omogeneità, Fulminacci ha impacchettato alcune riflessioni musicate che gli stavano a cuore, con l'ormai consueta espressione neutra che si trasforma in ghigno. Forse è abbastanza, forse no, fatto sta che Filippo il ritornello col "na-na-na-na" se l'è portato a casa alla grande. E fa sicuramente curriculum.

 

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La recensione Tante Care Cose di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-03-15 00:47:00

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