Effetto G King Of The Jungle 2006 - Pop, Funk

King Of The Jungle precedente precedente

Parte il disco. “Quando saprai tutto su di te puoi correre con me”. E che vuol dire. E poi detto in un pezzo che si chiama “Africa”. Illogico. O forse coerente se come da sottotitolo dell’album, ci si concede alla ganja. E mi sottometto. Ogni lavoro ha un additivo. Effetto G è un progetto funk. Come Neffa, non il cane sciolto dei Sangue Misto, ma quello elegantemente soul-funk. E niente da dire su uno che - partito dai Negazione - ha piroettato sulle distinte possibilità di spiegare il pentagramma, a volte non riconoscendolo, ma senza abbandonare il buon gusto. Be’, gli Effetto G suonano così. Spudoratamente Neffa pretendendo di sfiorare Jamiroquai, ma raggiungendo al massimo solamente il più educato degli Elio e le storie tese. Tutti paragoni niente male. Innegabilmente l’anima funk si riconosce, senza imbrogliarsi troppo la vita.

Beat somiglianti su cui s’incolla un cantato euritmico, nell’accezione chirurgica del termine. Come il cuore di un paziente che denuda un battito cardiaco regolare, senza troppe diversità. Quindi in buona salute. E anche questi ragazzi della provincia di Milano stanno bene. Il cuore batte. Dimenticatevi l’originalità e gli assoli di “Spinning Wheel”, quelli erano gli anni del funk e stranamente il funk lo sapevano suonare molto meglio nei settanta-ottanta, gli anni di Sly and family Stone e di Isaac Hayes, prima delle discoteche e dell’era tecnologica.

Strano a dirsi ma è cresciuto poco. Quasi scomparso. Involuzione. Con tono polemico un quotidiano da un euro presenterebbe titoli tipo: “IL FUNK E’ MORTO. COLPA DEI COMPUTER”. E un giornale anticonformista da novanta centesimi replicherebbe: “IL FUNK NON E’ MAI MORTO. ORA LO CHIAMANO HIP HOP”. Azzardato affermare l'uno e l'altro.

“King Of The Jungle” è il pezzo che ha lo stesso nome del demo, a cui si dà sempre un’importanza specifica. Le chitarre sono leggermente distorte, più che nei primi pezzi. E anche le metriche cambiano ma quasi impercettibilmente. Permane la semplicità di sviluppo dei contenuti, e in questo Jeff Pellino ovvero Giovanni Pellino ovvero Neffa è ben lontano. Non si parla certo di disco irresistibile, o di progetto fortissimo, considerati i difettucci tendenti all’appiattimento. Quindi senza sforzarsi con vocaboli equivalenti irreperibili, tolgo il disco, lo restituisco all’astuccio. “I know you got soul” meglio che sia Bobby Bird ad aprir bocca. Ed io condivido.

---
La recensione King Of The Jungle di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-02-04 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia