Frankie O Insoliti Inediti (Futuri Possibili) 2006 - Hip-Hop

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I Dj possono "fare" musica? A guardare gli ultimi 15 anni di storia musical-popolare si direbbe di si. L'avvento del campionamento, dal Fairlight in poi, ha impastato culture, brasato musicisti, fagocitato idee ed escreto musica. Oggi siamo abituati a concerti eseguiti da formazioni "rock", con frontman indiano e contorno sampladelico ad amalgamare ed omogeneizzare il sound; non ci stupiamo neppure di fronte alle rivisitazioni cha-cha-cha dei vecchi successi kraftwerkiani ad opera di sound engineers tedeschi trasferiti in Cile. Che poi, perchè un tedesco deve andare a vivere in Cile per fare elettronica? Avrà apprezzato il loro cabernet-sauvignon? Bah.

Frankie O è un dj che fa hip hop, non è cileno, non è tedesco ed il cha-cha-cha manco gli tange di striscio. E' italiano ed i nostri vini hanno un bouquet che in Cile si sognano. Ma, lasciando da parte le divagazioni enologiche, come sta l'hip hop italiano? Lo dico sempre: seppur sia ammesso (e non concesso) che abbinando il sostantivo hip-hop all'aggettivo "italiano" si indichino pensiero ed idee di artisti che hanno capito in che decennio viviamo e, soprattutto, in che paese stiamo; il genere non gode certo di buona salute. Non me ne voglia Frankie, ma il suo doppio album non fa che confermarmelo.

La questione basilare è la seguente: da un lavoro i cui compact presentano visioni dicotomiche dello stesso argomento, ci si aspetterebbe di trovare del gusto in almeno una delle due. Ed invece, mentre nel primo disco trovo un Frankie dignitoso e ligio ai doveri fondamentali nel sorreggere architetture delineate da vocalist purtroppo quasi mai all'altezza, cambiando Cd noto con rammarico poco gusto nella scelta dei campionamenti quando il Dj viene messo alla prova sul campo a lui più consono dello scratch strumentale.

Ergo: il disco mi ha divertito/incuriosito/emozionato/interessato? No. Probabilmente godranno i fans del genere, quella nicchia di persone che vede nell'hip hop qualcosa in cui credere, ma se guardiamo alla musica da una prospettiva meno spigolosa, direi proprio che non ci siamo ancora. E lo scrivo con profondo dispiacere, non sapete quanto mi piacerebbe vedere una "scena" abbastanza purulenta da maturare in una manifesta infezione cutanea. Purtroppo oggi, in un paese culturalmente stagnante ed invecchiato, la roba buona esce di rado, come i brufoli sul viso di un quarantenne.

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La recensione Insoliti Inediti (Futuri Possibili) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-02-23 00:00:00

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