Due viaggi, mare e terra, una storia raccontata senza parole.
Liminal è una dimensione di passaggio: in campo architettonico è – permettetemi se copincollo – "è uno spazio interstiziale che si trova tra due porte, una di uscita da un luogo, e una di entrata in un altro luogo". È, quindi, uno spazio intermedio tra due altri spazi, indipendente da loro. È un luogo di passaggio, e Safir Nòu interpreta questo concetto come un passaggio tra due identità: una passata e una futura.
Antonio Firinu dà vita a un doppio disco in cui racconta due storie, due mondi paralleli, Waves e Sands: mare e terra, il viaggio e l'arrivo, il passaggio e la destinazione. Un racconto chiaro anche a un ascoltatore distratto: il porto di partenza, la tensione della partenza, le altre tappe in cui le sole strumentali riescono egregiamente a conquistare, passo dopo passo, chilometri di viaggio, anche senza testi o cantati.
Se il primo viaggio, Waves, è ispirato al romanzo Marinai Perduti di Izzo e racconta il viaggio usando il mare come mezzo, il secondo Sands, è invece ispirato a Il deserto non ha cielo di Ceesay, e racconta il viaggio di un migrante, non solo letteralmente, ma anche la sensazione comune a tutti di non essere più qualcosa e il diventare qualcos'altro, alla ricerca di un futuro, di una vita migliore.
Nel primo lato l'atmosfera di viaggio è più incalzante e serrata, inseguendo le onde del mare, mentre le sonorità del secondo lato sono più etniche e riflessive, più drammatiche, per raccontare l'introspezione e la crescita durante il viaggio, nel passaggio dalla vita di prima a quella di poi. Percussioni, chitarra classica, contrabbasso, archi splendidi, ad incastrarsi e rincorrersi, portano l'ascoltatore in due viaggi verso l'ignoto, passando per una via di mezzo sospesa: durante l'ascolto di questo doppio album, sembra di essere altrove, e quasi dispiace raggiungere la destinazione, la fine del disco.
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La recensione Liminal di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-10-26 01:05:19
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