Planet Opal Cartalavonu 2021 - Sperimentale, Elettronica

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Il duo venuto dallo spazio profondo ci fa entrare nella tribalità fantascientifica di un paesino della Corsica filtrato dalla loro visione cosmica: misteriosi neon illuminano una foresta enigmatica e pulsante, popolata da creature indefinibili e pervasa da un costante senso di stupore

Ancora non lo abbiamo ben individuato, ma la sua orbita deve incrociarsi in un qualche punto specifico con quella della Terra. Sfiorandosi, addirittura, ma sfuggendo via prima dell'impatto. Si tratta di un corpo celeste minuscolo, dalla forma spigolosa, come un prisma che irradia di colori al neon un angolo impercettibile della superficie terrestre, prima di venire inghiottito dal buio. Abitanti noti: 2. È Planet Opal, che dopo averci mandato delle misteriose interferenze negli ultimi mesi, oggi ci recapita il suo Voyager: Cartalavonu.

Giorgio Assi e Leonardo De Franceschi sono le menti dietro a tutto questo. Un duo che parte da un soggiorno di tre settimane in un paesino della Corsica – Cartalavonu, per l'appunto – passato a suonare per proiettarsi in una dimensione cosmica, trasformando tutta la concretezza dell'esperienza sull'isola – illuminante, in questo senso, un titolo come Ci siamo chiusi fuori per intuire questo attaccamento alla realtà – in una chiave fantascientifica, misteriosa e apparentemente indecifrabile. Il tutto attraverso intricati incroci cibernetici di Moog, ritmi alienanti e serrati, armonie rimbombanti e luccicanti sequenze che si susseguono imbizzarrite.

C'è una tribalità animalesca e aliena al tempo stesso in Cartalavonu, come se l'esercizio fosse immaginarsi la vita in un'ipotetica giungla su una Marte futuristica: animali irriconoscibili, rampicanti digitali, ombre spezzate che si deformano con il passare dei minuti sono le figure che ambientano questo paesaggio in continua evoluzione. Dal mitologico Uroboro alla brutalità di Dancing Trees, tutto ciò che ci circonda assume una piega imprevista, come vista attraverso un casco spaziale dal vetro frantumato.

In questa distorsione, il carisma con cui i Planet Opal si presentano fa sì che il loro stile, già estremamente riconoscibile, compia ancora un passo oltre: la commistione tra gli eventi accaduti durante la creazione del disco, dove l'esperienza stessa della registrazione diventa fonte di ispirazione, e le visioni surreali con cui le rappresentano, dà vita a un microcosmo talmente preciso e febbricitante da farci venire voglia di salire sul primo razzo e andare a esplorarlo di persona.

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La recensione Cartalavonu di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2021-11-19 00:00:00

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