Afterhours Non è per sempre 1999 - Rock, Noise

Non è per sempre precedente precedente

Se ci fosse un Olimpo del rock, gli Afterhours sarebbero di certo membri ufficiali.

Chi ha paura degli Afterhours? Domanda difficile e risposta altrettanto complicata, dopo aver passato in rassegna i 13 episodi di questo 3° lavoro in italiano della band milanese. Appena vi accingerete a premere play vi aspetta Milano circonvallazione esterna, una canzone che spiazza: "Il Julian Cope più elettrico, i Suicide, i Can o addirittura il Bruce Springsteen più claustrofobico di "Nebraska"... e chi più ne ha più ne metta, ma la verità è che questo è il nuovo corso che c'interessa di più: elettronica analogica vintage nelle canzoni degli Afterhours, anche le più pop".

Ebbene, Manuel Agnelli e compagnia si accingono a dar inizio ad un 'new deal'? Detto, fatto! Chi se lo aspettava un singolo come Non è per sempre, dove giocano a fare i Blur di "The great escape"? E poi chi l'avrebbe mai immaginato che in La verità che ricordavo e In cose semplici e banali imitassero quasi gli... Afterhours? C'è insomma la voglia (coraggio? quanto?) di rifuggire i cliché che potrebbero inquadrare il suono ormai classico della formazione milanese. Ciò non significa però che si rinneghino le origini di certo sound e quindi un approccio particolare alla musica rock, tanto che gli arrangiamenti per archi presenti in quest'album sono una novità (solo?) per le orecchie degli ascoltatori meno attenti.

Naturalmente il centro di gravità dell'intero disco sta nella frase 'elettronica analogica vintage', la formula nuova per spiegare le scelte del gruppo; tranquilli, le chitarre si sentono ancora, ma stavolta vengono confuse con gli effetti più disparati: Superenalotto (con un lungo assolo finale), L'inutilità della puntualità e Non si esce vivi dagli anni Ottanta sono altri tre episodi che rispecchiano la formula di cui sopra, mentre Oppio e Oceano di gomma si caratterizzano positivamente per le atmosfere post-rock (?!?!). Molto particolare è Baby fiducia, non tanto per la sua struttura (una canzone pop tra i Beatles e la Beta Band) ma per il testo: "la mia generazione ha un brutto ruolo, critica tutti per non criticar nessuno/ e fa rivoluzioni che non fanno male, così che poi non cambi mai".

La successiva Tutto fa un po' male è un pezzo abbastanza classico se lo confrontiamo col repertorio della band, a differenza di Bianca, una ballata, forse l'unica 'vera' dell'album, che però non riesce a replicare, per atmosfere e intensità, la bellezza di Pelle. Una notazione a parte merita L'estate, canzone che sembra mancare di una specifica definizione e si risolve in una confusione sonora incomprensibile.

"Non è per sempre" è un'opera che nel suo complesso non può essere definita 'capolavoro', forse perché dopo "Hai paura del buio?" le aspettative erano diverse. Tuttavia, se questi sono gli Afterhours alle porte del 2000, siamo convinti che se ci fosse un ipotetico Olimpo del rock, loro sarebbero di certo membri ufficiali.

1) Milano circonvallazione esterna
Il Juiian Cope più elettrico, i Suicide, i Can o addirittura il Bruce Springsteen più claustrofobico di "Nebraska"... e chi più ne ha più ne metta, ma la verità è che questo è il nuovo corso che c'interessa di più: elettronica analogica vintage nelle canzoni degli Afterhours, anche le più pop.

E'un pezzo peso per iniziare un disco ma volevamo che da subito ci si leggesse diversi da quello che avevamo fatto in passato. Inoltre è il mio pezzo preferito.... E'l'impossibilità di sentirsi legittimati nell'infelicità che ci rende infelici.

2) Non è per sempre
E' la canzone più delicata e dolce che gli After abbiano mai scritto. E' anche il gusto del contrasto fra la claustrofobia che apre l'album e la solarità malinconica di questo pezzo.

Abbiamo cercato di raggiungere la magia di quelle ballate sinfoniche primi anni '70 in cui il risultato era superiore al valore dei singoli ingredienti. Bob Mould ed i Remplacements ci hanno dato una mano.

3) La verità che ricordavo
Strutturalmente è il pezzo più tradizionalmente Afterhours del disco, ma anche qui c'è molta elettronica. "Vero e falso" sono i concetti che compaiono più spesso in tutto il lavoro.... seguiti da "soldi" e "solo".

Forse abbiamo bisogno di una vacanza.

4) Oppio
C'è molta psichedelia '60 -'70.... ma più tedesca che inglese, (Aamon Dull?? Faust??) anche se le tastiere sono molto Eno.

Il cantato doveva essere rivolto essenzialmente a me stesso ma poi con Cristina Donà abbiamo rifatto il ritornello e il pezzo ha preso un altro senso.

5) Non si esce vivi dagli anni '80
E' vero l'ho visto con i miei occhi. Il riff è molto Devo, ma il cantato davvero non ricordo dove l'ho copiato...!

6) Baby Fiducia
Questo pezzo era della stessa session di 1.9.9.6. (su "Hai paura dei buio?") ma due pezzi beatlesiani erano troppi!!! Inoltre era fuori tema, qui invece è perfetto.

7) Tutto fa un po' male
Un'altra delle nostre preferite. Ha un'atmosfera strana.... Non si capisce se io mi lamenti dei miei personaggi o finisca sempre per giustificarli, così poi da poter giustificare me stesso.

8) Superenalotto
L'idea del pezzo che si sviluppa in assolo continuo e per niente (e finalmente!) sintetico (nel senso della sintesi) è paro paro rubata dai Can di "Future days"..... ma per fortuna non siamo capaci e qualsiasi cosa diventa Afterhours.

9) L'inutilità della puntuaiità
All'inizio parte un po Fatboy Slim + Elio e le storie tese che provano a fare Zappa ma poi vanno a fare un giro e incontrano i Joy Division di "Novelty'........ e si picchiano.

10) L'estate
Il titolo provvisorio di questo pezzo era "Canterbury". E' destrutturato rispetto alle nostre canzoni e il cantato originale era più Wyatt. Poi siccome parlavo anche di sesso morboso mi hanno spiegato che non c'entrava niente.

11) Bianca
L'ho scritta per una donna molto molto giovane. E' un messaggio. E' nel suo linguaggio non nel mio.

Ma non per concessioni da chissà quale posizione .... per rispetto. Per me la semplicità è un grosso traguardo. E non sarà un singolo.

12) Oceano di gomma
E' per un mio amico che non c'è più. Ma non è per commuovervi! E' perché non la scambiate per una canzone d'amore quando invece è una canzone d'amore.

13) Cose semplici e banali
Ovvero: siamo alla fine, ho perso l'inizio, ma ho un senso in più.

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La recensione Non è per sempre di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1999-05-13 00:00:00

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