Valentino Vivace Meteoriti 2022 - Pop, Electro

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Il debutto del musicista svizzero prende tutto il meglio e il peggio della italo disco, per un sorprendente processo terapeutico da ballare come se nessuno ti stesse guardando

Non sono neanche passati 20 secondi dalla traccia d'apertura che ci viene sganciata addosso quella parolina lì, che aveva condannato il Sanremo di Aiello nel 2021: I B U P R O F E N E, senza sesso vicino in questo caso. Ci vuole coraggio e personalità per farlo senza A) scadere in una parodia non richiesta e B) pure riuscendo a mantenere una credibilità nel farlo. Le stesse qualità che servono per sfoggiare un mullet color platino prima, dalle venature viola ora. Non certo un personaggio banale, questo svizzero che sembra una canzone di Giorgio Moroder fatta a persona, a cominciare dal nome: Valentino Vivace.

In Valentino scorrono potenti gli anni '80, come l'ascolto di Meteoriti, il suo primo album, può confermare. Basta prendere a esempio Rimbalziamo, con la sua voce robotica che riporta a quel sogno lucido – perché dai, non può essere successo davvero – di Automatic Lover di Dee D. Jackson (che in realtà è del '78, ma ci siamo capiti) e i synthoni senza vergogna da disco music più spudorata. Ma dicevamo, appunto, coraggio e personalità: tirare fuori un brano come questo senza essere un rimastone di un decennio che non si è vissuto, è davvero possibile? Sì.

Poi oh, la nostalgia canaglia c'è, nel senso che le coordinate sono ben chiare e il veicolo ha tutto l'aspetto della DeLorean di Marty McFly, ma c'è una consapevole ironia nello sguazzarci dentro. Anche perché è solo la seconda metà del disco a farlo in maniera spudorata, accompagnata dalla transizione quasi psichedelica di Acqua d'argento, con la voce di Valentino che viene rallentata fino ad avvolgerci come in un trip di acidi. È come se fosse un luogo dell'anima in cui rifugiarsi, in cui dare libero sfogo ai propri istinti più nascosti, dopo aver aperto una porticina nel proprio cuore e averci fatto vedere che il discorso è più complesso di quello che potrebbe sembrare.

La prima parte di Meteoriti, invece, serve a preparare il terreno del dancefloor, su cui si potrà ballare anche nella maniera più ridicola possibile. Ci sono già raffiche funky che ci mordono i muscoli delle gambe, seppur con della malinconia che ne adombra i toni, ma anche momenti di profonda intimità: come in Lapislazuli, intima dedica a una persona scomparsa che si solleva su ariosi synth tendenti all'ambient. Il tutto con una leggerezza che finisce con il colpire più a fondo di quanto si potrebbe pensare. Così, quando poi ci troviamo catapultati nelle spire della disco di Valentino ne siamo ancora più stravolti, ci accorgiamo immediatamente di come sia un processo salvifico quello di chiudere gli occhi e lanciarsi in pista. Mentre lui ci guarda da dietro gli occhialoni tamarri con sorriso sornione. 

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La recensione Meteoriti di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-11-11 00:00:00

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