Zeno Gabaglio Uno 2007 - Strumentale

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Utilizzando un violoncello elettrico ed un pedale per i loop, un tizio che si chiama Zeno presenta un lavoro tendente allo zen fatto di reinterpretazioni di un tema conduttore ("Chiara” – “Claire” – “Clara”), lunghe iterazioni minimali e tracce più percussive.

Capita così una drone track come “Tuttoscorre”, i rumorismi tipo band industrial che prova al piano di sotto (“Mezzo” e “Portone”), le risonanze armoniche di “Sedicente”, le orchestrazioni alla Nyman, dritte (“Di Legno”), in reverse e morphing (“Finale”) e pure uno studio sul groove che ricorda lontanamente una versione di “One of these days” dei Pink Floyd senza slap né esplosione ritmica finale (“Seautòn”). E pensare che son tutte tracce improvvisate! Ho citato l’intera tracklist per sottolineare l’intento: con quest'album Gabaglio pare infatti voler esaurire tutte le possibilità timbriche dello strumento classico. Uno. Non a caso.

Nel complesso l’opera rimane costantemente un pelo sotto alla soglia di attivazione neurale, principale pregio di sessantun minuti privi di sbavature ed eccessi che centrano appieno l’intento ambient dell’autore, sebbene con un certo stupore mi balzi alla mente un pensiero di Pino Scotto: “i giovani d’oggi mancano di cazzo duro”, diceva.

La tensione pre – millennio si è ormai disciolta, naturalmente: se quindici anni fa si pogava ad un concerto dei Vanadium o ad un rave tenuto da Francesco Zappalà, oggi ce ne stiamo seduti in stanzetta ad architettare una "Bolognina Revolution" che, in cuor nostro, sappiamo non verrà mai attuata. Non dico che questo sia “male”; dimostra anzi quanto il disco di Gabaglio sia incastonato nel presente. Mi rimane solo un filo di nostalgia per gli alti livelli energetici, ma d’altra parte noi indie fans dobbiamo per forza di cose differenziarci dalla massa di tabbozzi che ballano fuori dalla loro autoradio mobile, no ?

Comunque bel disco. Davvero. E’ riuscito a toccarmi anche se in questo preciso momento storico sento un irrefrenabile bisogno di musica paragonabile più ai Micronauts che a Steve Reich. E non è cosa da poco.

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La recensione Uno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-07-05 00:00:00

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