Enomisossab L'ombra di mezzogiorno 2008 - Sperimentale, A Cappella

L'ombra di mezzogiorno precedente precedente

Avevo lasciato Simone Basso ed il suo progetto Enomisossab all’epoca di “Rosso”, un disco nella cui esplorazione sperimentale dei vocalizi avevo intravisto qualche pomeriggio libero di troppo. “L’ombra di mezzogiorno” sembrava invece dover venire incontro al mio desiderio di una maggiore organicità, quasi che dopo l’esplorazione libera del primo album fosse cosa naturale riportare l’esperienza sotto forma di canzone, passando dal possibile al piacevole.

Il brano di apertura, “L’elefantessa e la leonessa matta”, si presenta più ritmico ed organico, ed anche gli archi nei brani seguenti, abbinati ad un approccio molto simile a quello di John De Leo, mi fanno sperare davvero nella giusta svolta pop. Proseguo l’ascolto interessato, sinceramente propenso a far di qualche indizio una prova. Purtroppo, promosse la cover “Crushed by the wheels of industry” e la titletrack, qualcosa si incastra. I lunghissimi sedici minuti di “Propaganda due” rapresentano un ritorno (o forse involuzione) verso il primo disco nel loro sberleffo vocale che va spostandosi da una melodia pop all’altra, sorta di plunderfonia a cappella. “4 e 33” è più vicina a John Cage nello spirito che nel silenzio. Insomma una coda pesante atterra il tutto.

“L’ombra di mezzogiorno” è sicuramente più palatabile di “Rosso”, ma rimane riservato a chi della sperimentazione si sazia, a prescindere.

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La recensione L'ombra di mezzogiorno di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-07-28 00:00:00

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