Leo Pari Secondo Volume 2008 - Sperimentale, Rap, Funk

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Chiudevo le mie righe sul primo disco di Leo Pari con una domanda esiziale. Mi chiedevo – al netto di un lavoro più che sufficiente sotto il profilo compositivo ed esecutivo - dove volesse andare a parare. Poeticamente parlando. Se cercasse il motivetto azzeccato, oppure volesse farsi portatore di un nuovo cantautorato urbano incarnato in un funk-hip-hop maturo, leggero e incazzoso al contempo. "Secondo volume" spazza via (quasi) ogni dubbio: Leo Pari è cresciuto. Anzi, è definitivamente sbocciato. Segno che le costruttive riserve sul primo LP erano più che fondate. Tutto il grazioso pout pourri delle origini esplode in questo secondo disco – qualcuno diceva che è sempre il più difficile, no? – con una compattezza più accentuata e, soprattutto, senza scimmiottare i famigerati amichetti della scena romana. Certo, il genere è quello e a tratti (senti "Lotto Marzo") risbucano fuori vecchi riferimenti del rap italiota come l'immarcescibile Frankie Hi-Nrg. Però tracce come "Non parlerò d'amore" (quanto ci manca Rino Gaetano?), "Il figlio di Guglielmo Tell" e "Sonno", con l'immancabile e sempre puntuto Simone Cristicchi, possono finalmente fregiarsi di un marchio proprio, originale nei limiti, luminoso. Pari dà infatti il meglio di sé quando al sinuoso verseggiare e ai versi caustici che popolano le sue canzoni sposa arrangiamenti che guardano più al rock venato di fusion e d'intelligente tradizione italiota ("Ghost and machines", la squisita "Ero in A", dove pare un Battisti di oggi, nella voce e nei temi), piuttosto che nei pezzi più canonicamente rap: il flow delle ritmiche non sempre supporta in modo complementare i pur ruvidissimi testi.

Insomma l'equilibrio, nell'universo funkoso in cui si muove Pari, è complicato da intercettare: rap, funk, fusion, rock, testi all'altezza. Mica facile. Mi pare che riesca meglio a coglierlo quando sceglie la ricetta più complicata: 20% rap, 30% miglior cantautorato italiano, 20% funk, 30% fusion-rock. Ci riesce appunto in alcuni episodi, a cui aggiungo "Solo te", la raffinatissima "Le mosche", "Play" ed "Estate bene" con Pier Cortese, che mette assieme tutto quel che mi piacerebbe sentire da Pari. "Mio padre ha fatto il '68 ed io il 69 / ma nel 2008 servono delle cose nuove": se lo dice da solo, Leo Pari. Ci sta provando.

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La recensione Secondo Volume di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2009-01-22 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • utente0 16 anni fa Rispondi

    Speciale.

  • pons 16 anni fa Rispondi

    carino!