Armstrong? - Telefonica, 09-09-2009

In giro ormai da anni, per troppo tempo non presi in considerazione da stampa e addetti ai lavori. Soprattuto per quest'ultimo album, i tre sono stati costretti a fondare una loro etichetta - la 70 horsesrecords - a costo di farlo uscire. In attesa farvelo ascoltare per intero la prossima settimana, vi anticipiamo un paio di brani e l'intervista di Ester Apa. Esce "Collateral", il nuovo disco dei torinesi Armstrong?. Ce lo raccontano.



"Come se Neil Armstrong fosse stato sulla Luna". La musica partorita dagli Armstrong? nasce da una posizione controversa rispetto alla presunta passeggiata che nel 1969 Neil Armstrong e Buzz Aldrin fecero sul satellite terrestre. Qual è il legame fra una corsa immaginaria nello spazio e il vostro suono?
Ho sempre pensato di essere nella posizione di coloro che sostengono che non sia mai stato fatto abbastanza per far credere a noi comuni mortali la gloriosa realtà dello sbarco sulla Luna. Detto questo, al di là del fascino che può attrarre in un uomo l'immagine di orbite lontane e spazi infiniti, l'unica spiegazione che mi concedo è quella che lo spazio, ai miei occhi, oltre a rimandare ad un luogo incredibilmente remoto, rappresenta anche un pensiero morboso di controllo verso cose (o dinamiche) con cui sai che non c'è partita. In questo senso il suono e le canzoni degli Armstrong? rappresentano qualcosa di fluido che una volta plasmato, cammina autonomamente. Questo è quello che succede con i nostri lavori e "Collateral" non fa eccezione ma al contrario una volta terminato, ci ha ringraziato e ha proseguito per la sua agognata via adulta.

Di Louis e Lance invece vi portate dietro qualcosa?
Mah, di Louis Armstrong non molto se non la stima per la sua carriera di musicista e la voglia di Natale sul sottofondo di "What a Wonderful Word". Per il resto, che io sappia, nessuno di noi segue il ciclismo però il nostro nome lo appuntai su un post-it molti anni fa quando Lance Armstrong vinse uno dei suoi Tour de France. Non chiedermi il perchè. Credo sia per mia stessa sorpresa che misi il punto interrogativo finale.

Raccontateci il vostro incontro. Rivoli e la provincia torinese, gli ascolti comuni, la voglia di mettere su un progetto musicale. Come nasce l'affinità elettiva fra voi tre?
E' un percorso bizzarro, ma allo stesso tempo banale, se vuoi. Noi tre abbiamo fatto le scuole medie insieme. Poi ci siamo persi di vista per alcuni anni, ma nel frattempo, oltre agli ascolti che si facevano maturi e alla passione che condividevamo, avevamo accumulato gli aneddoti dei trascorsi tra i banchi, facendone gran tesoro. A parte questo, tra di noi c'è molta affinità, è importante sapere di poter suonare senza prendersi a cazzotti da un momento all'altro.

Chi compone cosa?
Gli Armstrong? han tutta l'aria di un'emorragia. Le canzoni vengono fuori da improvvisazioni. Parte tutto da lì e credo che altrimenti non potrebbe essere. Certo, c'è poi un secondo stadio appena più razionale ma decisamente più paranoico che riguarda gli arrangiamenti. E per finire, i testi, che sono una cosa un pò a sé e che spettano al sottoscritto.

Dopo le proiezioni agrodolci di "Me, You And Our Mutual Alibi" arriva la miniatura penetrante del quotidiano di "Collateral". Ad unire almeno idealmente i due lavori è un immaginario in cui il doppio, l'altro, la metà della mela da scoprire si rivela meno dolce di quanto si pensasse…
Laddove "Me, You And Our Mutual Alibi" affrontava certe dinamiche del quotidiano con malinconica leggerezza, nel nostro nuovo disco è evidente che le trame si siano fatte più intricate e minacciose. Un pò più cinematografiche, forse. E' come se fosse uno studio psicanalitico sugli effetti delle persone verso le relazioni, di qualsiasi natura esse siano. E questi effetti purtroppo non sempre sono a lieto fine, anzi.

Apostrofate sul vostro myspace la gestazione di questo nuovo lavoro con "Andare a registrare può fare molto male". La cronaca della saletta è stata davvero così nera?
Bizzarra più che altro. "Collateral" è nato tra scenari di separazioni, di perdite, ma anche di piccole conquiste. Ad un certo punto delle registrazioni sembrava che tutto fosse infestato da fantasmi e perdita di controllo. E probabilmente lo era.

Qualche esempio più concreto?
Andando nello specifico, la gestazione del disco per varie problematiche personali della band e dello staff di studio, è andata molto per le lunghe. Parliamo di quasi 5 mesi, escludendo la pre-produzione. Che per un disco indie è davvero molto, se ci pensi. Questo dilatarsi dei tempi ad un certo punto ha messo a dura prova lo stato psico-fisico di tutti noi, che verso metà delle sessions, siamo andati un pò in crisi. Avevamo perso quella lucidità necessaria per affrontare serenamente il processo di "Collateral". Fortunatamente, dopo una pausa forzata di qualche settimana abbiamo intravisto la luce alla fine del tunnel e da lì tutto è stato più naturale. Ce la siamo vissuta meglio e siamo tornati a lavorare divertendoci.

Cosa vi ha spinto alla scelta dell'autoproduzione - la 70 horsesrecords è sostanzialmente una vostra creazione - per fare uscire "Collateral"?
La scelta di autoprodurci è nata dopo aver avuto conferma che l'universo dell'indie italiano è un buco profondo da cui non si vede il fondo. Diciamocelo, il circuito indipendente non aveva un posto per il nostro disco. C'è ancora molta paura nell'investire su prodotti come questi. Rispettiamo le scelte altrui ma pensiamo che troppo spesso ci sia un pò di superficialità, si è perso un bel pò il concetto di etichetta discografica. Se non investi nemmeno su cose che ti piacciono, come puoi essere sereno di fronte a prodotti che distrubuisci solo perchè ti illudi di averne un ritorno economico? E' ridicolo!

Tutto questo ci ha portato a crearci da noi una piccola label che per ora raccoglierà tutti i nostri progetti, sfruttando i contatti in nostro possesso per quanto riguarda gli aspetti promozionali della nostra musica.

Ritornando sui temi dell'album: una microscopica galassia di lise carte da parati e maglioni infeltriti, un'epopea di eroi minori e un esercito di sognatori a cui dare voce. I personaggi descritti in questo disco si muovono fra l'intima percezione di una poesia personale e le vette abissali da scalare quando si apre la finestra di casa propria…
Direi che hai colto nel segno. Sono sempre stato un pò affascinato dal poeta minore che si dà un' ambizione nobile di scalare le barriere del reale a forza di sognare. E, come un castello di carte, il poeta cade e si rialza. Cade e si rialza. Sembra di vivere nel suo mondo a parte, ma quando poi arriva il suo momento non ci mette molto a mettere tutto in discussione.

Il mixtape musicale di "Collateral" percorre una tangenziale che parte dalla Creation e ha come punto d'arrivo la Sarah Records. Non semplici variazioni sul tema, ma la stessa attitudine verso le cose fatte in casa e la malinconia triste del dream pop. Su questa base cosa innestano gli Armstrong?
Sarò banale ma credo siano semplicemente le varie sensibilità dei tre Armstrong? mixate insieme a creare questa attitudine di cui parli. E' una ricetta nata quasi per caso e che ora quasi non la si riesce più a spiegare. Tutti noi della band, comunque al di là delle influenze evidenti e non, siamo dei veri fan della malinconia, non c'è dubbio.

Quello che invece vi allontana da questi progenitori è la mancanza nei brani di una dose massiccia di saccarosio. La virata musicale del disco è intonata da una voce che è strumento indispensabile nei pezzi ma soprattutto da un'inclinazione decisamente shoegaze…
Assolutamente. Lo zucchero è ingrediente certo presente ma non dominante. E così è per la voce. Il suo utilizzo è sempre stato visto come uno strumento e ci piace l'idea di incastro alle musiche, rende il tutto ancora più acquatico. O forse, in verità, è solo che non sarei in grado di cantare in modo diverso.

Il torpore del sonno sembra essere per gli Armstrong? condizione propiziatoria per mettersi in ascolto. La musica diventa così quasi suonoterapia. Come fare i conti poi con la veglia?
La veglia è un terno al lotto tra qualcosa di feroce e cerebrale e allo stesso tempo una scia di segnale che si vorrebbe replicare.

A cullare strazi e ricordi è una lullaby piena zeppa di melodia. Se è chiaro quali siano i riferimenti d'Oltreoceano che si evocano, poco invece si percepisce delle linee melodiche dal sapore italico. C'è una traccia "nascosta" di quei suoni nei vostri ascolti?
Abbiano notato che spesso chi ascolta gli Armstrong? di norma non solo non pensa all'Italia, ma solitamente è qualcuno che dal nostro Paese se ne sta andando. Mi chiedo se magari non dovremmo forse preoccuparci (ride, NdA). Ad ogni modo la musica italiana nelle nostre collezioni di dischi non manca, ma ammetto che probabilmente ancora se ne stia lì come non volesse prendersi la briga di essere coinvolta. Non ne facciamo però un dramma.

Porterete presto in giro l'album? Con chi avreste voglia di dividere il palco?
Certo, dall'uscita del disco in poi ci auguriamo che ci siano più occasioni possibili per poter suonare in giro. L'oroscopo dice che la wishlist di tre Armstrong? torinesi modello equivale ad un concerto con orchestra. Un sogno erotico, certo. Magari, Morricone (ride, NdA).

Cosa vi augurate invece per il prossimo futuro? Quanti e quali progetti paralleli musicali e non solo vi accompagneranno?
Ci si augura sempre di trovare nuova linfa per poter portare avanti dei progetti musicali senza vergognarsene con i parenti. E' sempre stato difficile pensare di poter vivere di musica, e in tempi come questi equivale addirittura a volersi suicidare. Ma quando non muori nonostante tutto, è una bella goduria.

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L'articolo Armstrong? - Telefonica, 09-09-2009 di Ester Apa è apparso su Rockit.it il 2009-09-14 00:00:00

COMMENTI (4)

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  • utente0 15 anni fa Rispondi

    bravi bravissimi

    L

  • monadestanca 15 anni fa Rispondi

    belli e bravi...

  • camera237 15 anni fa Rispondi

    We support you.....

  • paralyzelove 15 anni fa Rispondi

    A presto al Controsenso :) LOWAVE


    (Messaggio editato da paralyzelove il 15/09/2009 19:25:53)