Smart Cops - Che bel mestiere, Carabiniere, 11-03-2011

Agli Smart Cops piacciono le droghe, i concerti pieni di gente, le droghe, le groupies, ridursi come delle merde. Agli Smart Cops non piace: la scena punk italiana. Resta da capire perchè membri di With Love, La Piovra, Ban This abbiano deciso di fondare un nuovo gruppo e suonare con la divisa di poliziotti. Andrea La Placa li ha intervistati.



Vi spacciate per quattro individui rifiutati dall'Arma, vi presentate in nero e righe rosse, la vostra fiamma ricorda più Harry Potter che il tricolore. Dopo gli Sbirri anche voi cedete al fascino della divisa. Perchè proprio poliziotti?
Smart Cops: Il poliziotto, ma più in generale la divisa e l'istituzione, sono sempre stati presi di mira dal movimento punk. Non riusciremmo mai ad immaginare i Wretched o i Discharge scagliarsi contro il corpo dei vigili del fuoco, bensì contro corpi di sbruffoni incapaci, abili solo a nascondersi dietro ad un distintivo! Da qui la scelta del progetto Smart "Cops". La divisa ci piace proprio perché nasconde un perfetto controsenso tra rigore, in questo caso puramente estetico, e musica punk.

I vostri percorsi artistici sono disparati. Da dove venite e chi ha avuto l'idea malsana di metter su un progetto così?
Smart Cops: L'idea è nata dal fatto che volevamo suonare insieme perchè avevamo gusti musicali in comune e sopratutto, avevamo la stessa attitudine nei confronti della musica e di tutto quello che le ruota intorno... l'unica cosa che ci interessa è fare canzoni che ci piacciano, avere un sacco di gente ai concerti e ridurci una merda ogni sera. Arriviamo tutti da uno stesso background, fatto di flyers disegnati a mano e fotocopiati, concerti auto-organizzati per quattro gatti, fanzines e dischi autoprodotti... insomma, arriviamo da una rete di fognature che ci ha tenuti nascosti per molti anni. E forse é anche stato un bene, nel senso che difficilmente abbiamo subito contaminazioni dall'esterno.

Le influenze nella vostra musica sono molteplici. Come siete arrivati a definire lo stile musicale degli Smart Cops?
Smart Cops: Siamo partiti con un suono tipicamente hardcore primi anni '80, veloce e incompromissorio, con testi in italiano, ma già dall'inizio il punk rock era molto presente; con il disco nuovo ci siamo scrollati dalle spalle i pezzi troppo veloci, che ci avevano stancato, e ci siamo dedicati al 100% al punk aggiungendoci due grandi nostre passioni, il garage anni '60 e il beat italiano, quest'ultimo paricolarmente presente nella voce. Non c'è tanta distanza tra la ribellione dei Ramones nel '76 e quella dei Corvi dieci anni prima e credo che noi siamo il punto d'unione tra queste due cose, ma con la fotta dei nostri tempi (di merda!). Gli ascolti di ciascun componente sono variabili... si va dal punk classico al beat italiano, passando dal noise giapponese e dall'indie rock. E ognuno di noi da il proprio apporto, più o meno malsano, nella scrittura dei pezzi.

Avete aperto le danze dando alle stampe un paio di vinili e suonando intorno al globo. Raccontateci un po' di come siete finiti a far concerti in Israele ed ad incidere per l'americana Sorry State improbabili concept di tutori dell'ordine che si realizzano tossicodipendenti.
Smart Cops: Quando abbiamo registrato i primi pezzi la Sorry State si é subito dimostrata molto disponibile ed interessata a pubblicarci. Per nostra fortuna abbiamo avuto ottimi riscontri e la Sorry State è stata entusiasta di pubblicare sia il primo che il secondo dei nostri 7" in America e adesso la versione in vinile dell'Lp. Con i dischi fuori tutto quello che abbiamo cercato di fare è stato suonare più che potevamo, in Europa poi in America e infine in Israele, un posto incredibile dove probabilmente non saremmo mai finiti se non per questo motivo... siamo una delle pochissime band punk ad essere mai state in quel paese ma assicuriamo che è stata un'esperienza molto importante per noi e ci piacerebbe continuare a viaggiare in posti dove solitamente i gruppi non vanno (e dove le politiche sulle droghe sono così libertarie).

Il vostro esordio sulla lunga distanza "Per proteggere e servire" è stato accolto subito con favore dalla critica. Sono tutti impazziti? O alla fine il lavoro premia?
Smart Cops: Il lavoro è fatica fisica e stress mentale. La gente pensa che suonare sia tutto divertimento e bella vita, si immagina camerini pieni di droga e groupies e cose di questo genere… infatti é così. Ma non capiscono che avere una band comporta anche tanti sbattimenti.
Caricare la macchina, guidare schiacciati fra gli strumenti, montare il backline sul palco, smontarlo dopo il concerto, stare al banchetto per racimolare qualche soldo con il merch… Aggiungici che noi viviamo tutti in posti lontani l'uno dall'altro (Roma, Berlino, Pordenone, Bologna), quindi potrete immaginare il casino ogni volta per beccarsi: quante corse per non perdere l'aereo, quanti treni cancellati, quante multe prese… E tante volte tutta questa fatica per suonare davanti a 10 persone scocciate, col gestore del locale che ti tratta a pesci in faccia. Il mondo musicale in realtà è un ambiente malsano come tutto il resto del mondo: pieno di stronzi e di abitudini assurde. Ma noi riusciamo comunque a trarne il meglio e a rendere ogni nostro concerto un qualcosa di memorabile, nel bene o nel male. Suoniamo e cerchiamo di spaccare il culo più che possiamo. 
D'altro canto crediamo che le mode ed i generi di culto a livello musicale siano fenomeni ciclici, come le glaciazioni. Forse il genere punk vive lungo quella sottile linea per cui spesso é dato per morto/defunto, mentre altre volte viene ripescato dal calderone musicale creando scompiglio e notizia.

Avete alle spalle esperienze e gruppi importanti nella scena. Com'è cambiato il vostro approccio alla musica dopo tutti questi anni? Possiamo chiamarlo mestiere?
Smart Cops: Probabilmente siamo diventati più cinici. Ne abbiamo viste di tutti i colori: dal nostro autista in U.S.A. con cui litigavamo ogni cazzo di giorno perchè noi pensavamo alle ragazze e lui alla birra, ai controlli in aeroporto della polizia israeliana che non voleva lasciarci andare pensando che fossimo terroristi, fino ai topi morti in una casa dove abbiamo dormito a Rochester e a quelli invece vivi nella cucina di un centro sociale in cui abbiamo suonato a Berlino.
Non ci spaventa più niente e non ci facciamo più aspettative, cerchiamo solo di dare il peggio di noi stessi ogni volta. Suonare é un bisogno, soffriamo di astinenza se non lo facciamo. Quindi non possiamo chiamarlo "mestiere". Ci piace definire la cosa come una necessità, un qualcosa che in tutti questi anni ci ha aiutati a maturare, ad instaurare rapporti con persone di tutto il mondo, a crescere e a far determinate scelte. Ma senza guadagni economici... qui si parla di soddisfazioni ben maggiori.

Di gruppi italiani punk ce ne sono a piene mani, varietà di stili e percorsi non mancano, i circuiti e le nicchie d'ascolto sono molteplici ed i nostri musicisti fanno anche buone esperienze all'estero. Eppure troppa parte della scena si accontenta di trascinarsi nella mediocrità, poca voglia di innovare, stupire. Manca qualcosa al punk in questi anni di torpore borghese?
Smart Cops: La scena punk-hardcore italiana ormai è a dir poco ridicola. Tutta frammentata, divisa da stupide mode e spaccata in mille sottogeneri. Non esiste più una coscienza punk, ma sembra una grande guerra fra poveri. C'è una situazione di stallo: zero creatività, zero idee, ma soprattutto zero apertura mentale. Dispiace dirlo, perchè per noi l'hardcore è stata un'esperienza altamente formativa a livello personale. Noi siamo maturati di più andando in giro per concerti che stando a scuola gobbi sui libri di greco e latino. C'é gran fermento nella scena musicale, in generale. Ma anche molta presunzione. Vediamo gruppi emergenti bruciare le tappe, saltare la gavetta e pretendere troppo, senza alcuna modestia. E se il risultato non arriva l'interesse verso la musica viene immediatamente perso.

Parlateci un po' del futuro degli Smart Cops. Innanzitutto la nuova attività live. Dove vi porteranno i vostri concerti?
Smart Cops: Finalmente faremo un bel po' di date in Italia. Abbiamo ricevuto offerte di tour in California, Messico e Australia, ci hanno anche richiamati in Israele e stiamo valutando un periodo per poterci tornare.

E dal punto di vista discografico, state già pensando a nuovo materiale o volete godervi per un po' i frutti del primo lavoro?
Smart Cops: C'è sempre la necessità e la voglia di far pezzi nuovi. Stiamo scrivendo altre cose, pero' ci concentriamo molto sul disco appena uscito, anche perché é quello che presentiamo durante i concerti. In futuro di sicuro faremo una ristampa dei nostri primi tre 45 giri che sono fuori stampa, magari con qualche traccia inedita.

Qual è il migliore augurio che vi potere fare?
Smart Cops: L'invenzione del tele-trasporto. E ovviamente trovare sempre tanta droga ai nostri concerti.

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L'articolo Smart Cops - Che bel mestiere, Carabiniere, 11-03-2011 di Andrea La Placa è apparso su Rockit.it il 2011-03-14 00:00:00

COMMENTI (4)

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  • 13 anni fa Rispondi

    Ragazzi, continuate così, siete dei fighi u.u

  • cesareparmiggiani 13 anni fa Rispondi

    Non mi pare si siano vantati più di tanto, però ROCK & ROLL!!!! YHEA!!!!

  • alexx 13 anni fa Rispondi

    Penso non ci cosa più triste per una band,fare vanto del proprio uso di droga.
    Cazzo....rock'n'roll.

  • amfadead 13 anni fa Rispondi

    yeah!