Live report: Jang Senato al Teatro delle Energie, Grottammare

(La foto è di Note di Colore)

Dopo tanto aspettare, gli Jang Senato sono riusciti a farsi pubblicare il loro primo album ufficiale. Si chiama "Lui ama me, lei ama te", contiene molte delle canzoni presenti sulle uscite autoprodotte già recensite da Rockit, è targato Pippola Music. Fatto il disco, ora bisogna presentarlo dal vivo. Una delle prime date è al Teatro delle Energie di Grottammare. Alex Urso ci racconta.



Le logiche culturali della provincia sono infinite. Dopo soli pochi mesi dal loro ultimo concerto, gli Jang Senato tornano nella riviera sambenedettese, sostenuti da un clamore e da un entusiasmo che difficilmente ricevono altrove. L'affetto reciproco tra il gruppo romagnolo ed i sostenitori marchigiani si è dimostrato negli ultimi mesi in più occasioni, e non è un caso che proprio la provincia ascolana sia stata scelta dalla band per battezzare sotto i migliori auspici l'inizio del nuovo tour. Quello di Grottammare è infatti il primo concerto dopo il passaggio a Pippola, la prima prova dopo l'uscita del tanto atteso debutto ("Lui ama me, lei ama te", 2011) la data-zero di un calendario lungo e ambizioso. Una data, inoltre, resa importante dalla locazione dell'evento: un teatro, a ribadire il nuovo percorso del gruppo, tirato a lucido e pronto per il salto di qualità.

Parcheggio, ultimi due tiri di sigaretta, ed entro. L'ingresso è di ben dodici euro, decisamente troppo. Hanno la minima idea di cosa stia succedendo nella musica oggi? Gli enti culturali sono davvero a contatto con i movimenti attuali della cultura? Sparare un prezzo del genere per un gruppo semisconosciuto è una follia. Una svista, se vogliamo, tipicamente provinciale. E sia chiaro, nulla a che vedere con la qualità degli artisti, ma appena quattro mesi fa gli Jang Senato suonarono in uno chalet davanti a venti persone, gratuitamente. È bastato un contratto con una produzione indipendente per far salire in modo così improvviso le quotazioni?

A luci ancora accese il pubblico non è numeroso. La platea è riempita a sprazzi. D'altronde il teatro è davvero troppo capiente (per intenderci: solo qualche giorno dopo lo stesso teatro ospiterà Elio Germano, Sergio Rubini e Margherita Hack). Vado dietro le quinte a salutare Titano e compagni: loro son rilassati, confermano la gratitudine per l'organizzazione e la simpatia per la provincia ascolana («qui ci vogliono bene, ci stanno trattando come papi»). Parliamo del nuovo disco, della loro euforia per il momento positivo che stanno attraversando, delle aspettative per l'anno nuovo. Confermano i miei dubbi sulla serata, il posto così grande ed il prezzo del biglietto. L'impressione è che a tutto questo lustro non siano abituati neanche loro, ma godono dell'attenzione ricevuta, e conoscendo il loro percorso non posso che esser contento anch'io.

Prendo posto. Loro salgono sul palco, col sorriso. L'inizio acustico di "Agata" tasta con morbidezza il terreno. Come a ritagliarsi il suo spazio, la voce calda di Titano rivendica, fin da subito, quell'autorevolezza artistica mai avuta. I suoni morbidi de "La bomba nucleare" fanno lo stesso per gli altri componenti della band, consapevoli del loro ruolo, puliti e disinvolti nonostante la difficile prova del palcoscenico. Le esplosioni di energia di "Io e te" colorano l'atmosfera in modo più marcato, e gli strumentali quasi noise de "L'operaio" dimostrano una vena rock perfetta, capace di reggere il gioco adeguandosi ora alle soluzioni più intimistiche ora a quelle più esplicite.

Dal canto suo il pubblico è fin troppo silenzioso. Una esibizione del genere, prova di gran bravura, meriterebbe un'interazione maggiore. Ma d'altronde il rischio del teatro è anche questo: la gente si smuove a fatica, qualcuno canticchia compiaciuto i pezzi, ma raramente lo scambio di energie tra palco e platea è reciproco. Titano, ad ogni modo, è un bravo comunicatore e di meglio non può fare: la sua è una bella simpatia, pulita, anche se a tratti fin troppo collaudata. Frasi come «anch'io dopo Tiziano Ferro ho fatto outing, cioè ho scoperto di essere autistico» fanno divertire, ma in più occasioni la battuta da cabaret sembra un espediente da laboratorio già testato e buttato lì per spezzare la tensione del momento.

I pezzi si susseguono: lo strumentale curato di "Ragazzo pulito", i ritmi caraibici di "Luna", la malinconica "Un tempo" e, finalmente, "Respirare", prima di una sfilza di ottime rivisitazioni: "Juke Box" di Fred Buscaglione, "Hotel Supramonte" di De Andrè e l'intimità smisurata di Tenco in "Da domani". Ogni componente del gruppo dimostra grandi doti: lo fa Alfredo alla chitarra, Mocambo che è un omone di due metri (già batterista per Andrea Cola), così come Higgins al basso e Arthur alle tastiere: tutti, in un certo senso, sono l'esempio di come un percorso faticato di autoproduzioni e sbattimenti silenziosi (gavetta?) sia, seppur inizialmente poco gratificante, indispensabile per crescere, nell'approccio alla musica come nella individuale personalità. Lo stesso Titano, alla voce, negli anni ha affinato la sua figura, assumendo quel giusto spessore di leader sempre tuttavia rispettoso dei riguardi del gruppo. Seduto alla tastiera ha un piglio anni 60, mentre si attorciglia la cravatta e gesticola con le mani richiamando l'attenzione. Le sue ultime parole continuano a non nascondere la loro fame di notorietà («tutti guardano Vasco Brondi e nessuno gli Jang Senato»). La fretta di attestare un risultato è tanta («qualcuno del pubblico ha gridato "bravo". Chiunque tu sia, ridillo per favore: ho bisogno di conferme in questo periodo della mia vita»). Scherzano e, mentre continuano a ridere dei loro (in)successi, scalpitano dalla voglia di mettersi in gioco, finalmente, in modo serio. Ma sono bravi, non c'è dubbio, e troveranno il modo per farsi sentire.



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L'articolo Live report: Jang Senato al Teatro delle Energie, Grottammare di alex urso è apparso su Rockit.it il 2010-12-29 00:00:00

COMMENTI (20)

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  • ildissonante 13 anni fa Rispondi

    va anche detto che pagare un biglietto d'ingresso non è un furto o una truffa ma vuol dire anche "premiare" una professionalità e un modo talvolta diverso di offrire la cultura.

    non dico in modo giusto o sbagliato, ma senza dubbio non immorale ne tantomeno folle.

    mi sembra che qua in Italì siamo diventati un po' troppo "cinesi" della musica per cui se uno fa pagare un biglietto di ingresso è matto, se uno fa pagare 10 euro per un concerto in spazi inadatti dove si sente di merda (peraltro abbassando il livello di qualità del "servizio" che dovrebbe invece essere innalzato) è BRAVO, mentre se si esibisce gratis è automaticamente un DIO della musica...

    io credo che questa recensione sia troppo sbilanciata sul puntare il dito su questi "proibitivi" 12 euro.
    mi sembra scorretto.

    è scorretto perchè, come dice Faustiko, il gruppo non ha suonato in un lido o in una cantina ma in un teatro.
    è scorretto perchè non sta a te definire se il prezzo è giusto oppure no, nemmeno Iva Zanicchi può farlo.
    se l'organizzazione ha ritenuto che le spese fossero coperte con un esborso di 12 euro a cranio, così sia.
    se non avranno fatto il sold out si faranno carico sicuramente dell'errore, non sta a noi rimarcarlo continuamente.

    nella recensione sarebbe stato bello leggere perchè questi 12 euro andavano spesi, perchè sarebbe giusto sostenere questo gruppo, insomma, metterla in una visione più propositiva.

    ci si continua a lamentare che non ci sono spazi, che si suona senza essere pagati, che non si riesce a vivere di musica e di arte, ecc... ecc... ma alla fine si sceglie sempre la via più comoda e gratuita.

    ricordo a tutti che se andiamo al cinema a vedere l'opera prima di un regista semisconosciuto paghiamo il biglietto per intero e non ci viene neppure in mente di chiedere lo sconto o dire che il regista è troppo esoso.

    insomma, quando ne vale la pena, valorizziamola sta cultura!


  • alexurso 13 anni fa Rispondi

    il teatro non era affatto pieno.ed è questo: alzare i costi in tali situazioni è, oltre che presuntuoso, anche controproducente per gli organizzatori stessi. se il prezzo fosse stato più accessibile (al di là delle 2/3 birre, che se ragioniamo in termini di paragoni è troppo facile giustificare la cosa), il teatro sarebbe stato sicuramente più pieno. e ok i prezzi alti di gestione,ma allora non sarà stato sbagliato scegliere una location così dispendiosa per un gruppo a bassa popolarità? non voglio dare soluzioni o ragionare a posteriori, troppo facile, ma chiudo ripetendo quello che ho provato a dire nella mia "provocazione": 12euro per un gruppo semisconosciuto sono, al di là di tutto, troppi.
    ciao,a.

  • faustiko 13 anni fa Rispondi

    Non mi sono spiegato bene... partendo dal presupposto che la linea guida di Rockit quando organizza gli eventi é "pagare poco, pagare tutti", i 12 euro per gli Jang Senato in teatro sono - suppongo - un prezzo giusto, dovendo affrontare voci di spesa diverse a livello organizzativo.
    Ovvio che se la band me ne chiede altrettanti quando suona in un lido o in un localaccio, il minimo é storcere il naso...
    Se poi nel caso di questo evento c'é di mezzo un ente culturale che avrebbe dovuto/potuto finanziare meglio il tutto (ad esempio la replica dell'organizzatrice alla tua provocazione non aggiunge nulla su ciò che sappiamo...), allora oltre alla recensione bisognerebbe andare a fare le pulci a chi "ci ha messo le mani" e capire se fosse marmellata o la semplice organizzazione di un concerto...
    Ciò per dire che in Italia la mission degli enti culturali - a prescindere dal ministro Bondi - spesso é un paravento e non ci possiamo affidare certo a loro per trovare il punto di "svolta" (e, ripeto, parlo in generale ché del caso specifico non ne so nulla ma poteva essere una buona occasione per approfondire...)


    Anche qui... non so... 12 euro a milano sono, mediamente, due (tre quando ti va benissimo) birre. E due pacchi di sigarette credo ti costino poco meno... ma aggiungici in questo caso che l'artista lo stai vedendo a teatro (dimensione che ha un valore aggiunto rispetto a tutti gli altri "ambienti" dove siamo soliti ascoltare - spessissimo di merda - la musica).


    Ok... ma non mi hai risposto alla domanda: fatto 100 la capienza del teatro... in percentuale quanta gente lo riempiva?

  • alexurso 13 anni fa Rispondi

    non penso sia un "falso" problema. dal mio punto di vista,da ventenne diciamo così, ragionare equiparando la qualità degli artisti ai costi d'entrata mi sembra una cosa del tutto antiquata. gli enti culturali DOVREBBERO avere l'onestà di affidarsi a logiche culturali nuove, che sono quelle che fanno capo al concetto stesso di musica indipendente (sapere che i Ministri obbligano i propri fans a non pagare più di 10euro mi sembra una cosa assolutamente bella:è questo il modo in cui bisognerebbe pensare,è questo quello che bisogna fare se si vuole creare qualcosa di NUOVO).

    non è uno "scandalo" se una persona entra e paga quella cifra, ci mancherebbe; è uno "scandalo", oggi, mettere un ragazzo di venti anni nella condizione di non poter assistere ad un concerto di un gruppo semisconosciuto a causa di un prezzo d'entrata eccessivo.

    l'alternativa è rimanere a casa: certo Fausto, ovvio, ed è l'alternativa che molti hanno scelto (molta gente che conosco personalmente ha preferito restare a casa)..
    ciao,a.

  • ildissonante 13 anni fa Rispondi

    sono seriamente preoccupato di questo ma... Faustiko, sono d'accordo con te.

    :)

  • faustiko 13 anni fa Rispondi

    Scusate... ma io in tutta questa discussione non ci ho capito una cosa (fondamentale direi): il teatro era pieno o c'erano tante sedie vuote? Se gli organizzatori hanno "bucato", allora dovranno rimodulare le loro politiche...

    Sul fatto dei 12 euro credo, in generale, si tratti di un falso problema: se c'é gente che paga quella cifra per un(')artista, non ci vedo lo scandalo. L'alternativa (come spesso faccio io...) é rimanere a casa se non si é d'accordo sul "valore" che il mercato assegna all'artista.

    Nel caso specifico credo/spero che gli JANG SENATO fossero al corrente del costo del biglietto e avranno ragionato che dopotutto é una spesa sostenibile per un loro live. E poi, scusate, 12 euro per un concerto in un teatro, dove mi auguro si senta/veda bene la musica, non mi paiono uno scandalo...

    Infine, il ragionamento sul valore del gruppo emergente correlato al prezzo del biglietto é fuori luogo: se c'é gente disposta a pagare per coprire l'intero costo e farci del business, la discussione non ha senso - soprattutto se ai 12 euro come utente ho un ritorno in qualità, sia a livello di proposta musicale che di elementi "accessori" (qualità del suono, spettacolo in teatro e così via...).

    A tal proposito, qualcuno lo ricorderà, valga il caso dei CASINO ROYALE quando decisero di optare per i palazzetti anziché per i club (se non erro era la tournée di "CRX"): fecero un buco clamoroso perché sovrastimarono la loro portata in termini numerici e la gente non li seguì. Discorso analogo per i Subsonica ma con esiti contrari perché hanno saputo realizzare al momento giusto quanto avevano seminato.

    Domanda e offerta, insomma...


    (Messaggio editato da faustiko il 17/01/2011 10:56:31)

  • caps89 13 anni fa Rispondi

    io non vorrei dire niente...ma di serate ad ingresso gratuito nella "riviera" ce ne sono state e come...l'ultimo Ettore Giuradei 27/12/10. Citerei l'ottimo lavoro del Brevevita (un po' piccolo...ma con molto stile...ha ospitato Paolo Benvegnu', Frigeri, Kobayashi, Iosonouncane, Brunori, Bologna Violenta, Casador, Alessadro Graziani, Andrea Cola, Il Pan del Diavolo, Albano Power, Samuel Katarro...) TUTTO RIGOROSAMENTE LIVE...il Pao....(basta fare pubblicità gratuita) quindi...12 euro sono troppi...

  • utente40518 13 anni fa Rispondi

    ciao Manuela. se posso farti un esempio pratico, io ero a s.benedetto, a cinque minuti dal teatro, ma al concerto non ci sono venuta. perché, sì, 12 euro sono proibitivi. ancora di più se devi chiedere di spenderli ad amici che non hanno mai sentito gli jang senato.
    nonostante possa apprezzare il fatto che qualcuno si sbatta per proporre concerti anche nella provincia "chiusa per inverno", non credo che uno spettacolo in un teatro a quel prezzo risponda al voler dare visibilità. o almeno, c'è dentro la scelta di una visibilità di un certo tipo.

  • seccajones 13 anni fa Rispondi

    Mi sembra una disquisizione aberrante. 12 euro per un concerto di una band al primo album sono troppi. Punto.
    Io conosco personalmente gli Jang Senato, ed io glieli darei comunque perchè so che lo spettacolo ne vale la pena. Ma se mi dovessi mettere nei panni di un ragazzo che praticamente non li ha mai sentiti, bhè, non mi sentirei di criticarlo più di tanto se ritenesse quel prezzo esoso e non andasse al concerto.

    Ps: non sarà un teatro ed avrà sicuramente spese di gestione diverse ma il 22-01 c'è Vasco Brondi a 12 euro al Bronson......:)

  • leoge9se 13 anni fa Rispondi

    Dai non scherziamo, 12 euro per un gruppo emergente al primo disco sono tanti, non nascondiamoci dietro divagazioni filosofiche.
    Per quel prezzo io non andrei a vedere un gruppo emergente che non so nemmeno se suona in maniera decente.
    Al secondo disco (quando si è creato un pubblico) si possono alzare un po' i prezzi.