Der Noir - Dark italiano, from here to eternity

Li seguiamo da tempo, i romani Der Noir si sono guadagnati il posto in Spinga Signora Spinga (i nomi scoperti nel 2011 e che diventeranno grandi un giorno) e per una settimana abbiamo regalato in free download il loro primo album, “A Dead Summer”. Ecco l'intervista: si presentano, ci raccontano la loro storia, le loro passioni, citano una miriade di gruppi, e ci spiegano che la scena dark italiana è più che viva. Di Margherita di Fiore.
 

La vostra formazione è nata da poco. Venite tutti da esperienze musicali differenti, raccontatemi com’è nato il progetto Der Noir.
Manuele Frau: Tutti e tre veniamo da esperienze molto diverse accomunate da una matrice estrema e underground; io come chitarrista con Dirty Power Game (ultra crust) e con Black Land (heavy space rock), Manuel con Nocturnal Degrade (depressive black metal) e Luciano ha collaborato con molte formazioni musicali come Ivs Primae Noctis, Tekno Mobil Squad e sotto il moniker di Lou Chano con Ministero dell’Inferno.
Il nostro progetto è nato “per caso”. Manuel ha incontrato Luciano nel suo studio di registrazione, mentre suonava il basso per una collaborazione su un disco black metal. Entrambi hanno scoperto di avere in comune la passione per un certo sound scuro e malinconico tipico degli anni ‘80. Buttati giù i primi arrangiamenti, ho trovato interessanti le strutture ed ho deciso di cimentarmi per la prima volta nel ruolo del cantante. Avevo già avuto occasione di collaborare con Luciano al disco dei Tiresia Raptus e conosco Manuel da più di 10 anni… ci siamo trovati cosi bene che nel giro di un mese l’album era praticamente pronto!

Il vostro nome suggerisce cupe atmosfere e un che di mitteleuropeo. Come l’avete scelto?
Manuel Mazzenga: “Der Noir” identifica la nostra nera attitudine, la tendenza a percepire ogni emozione in maniera oscura, malinconica e post-romantica. L’idea di accostare una lingua morbida come il francese ad una spigolosa come il tedesco ci è sembrata azzeccata: soprattutto ci piace la sua musicalità.

Avete intrapreso la strada della darkwave con strumentazione vintage preferendo l’analogico al digitale: non temete di essere considerati troppo derivativi ed eccessivamente legati al passato?
Luciano Lamanna: No, decisamente. Non abbiamo piacere a lavorare con apparecchiature digitali, plug-ins e virtual instruments. Usiamo il computer naturalmente, ma solo per registrare: rispetto al nastro, pro-tools ti permette di lavorare in modo più veloce e spedito, soprattutto per quanto concerne l’editing. La scelta dell’analogico è stata dettata sia dal gusto per un certo sound sia dalla possibilità di avere sotto mano quel tipo di macchine, dato che ho uno studio di registrazione a Roma, Audio Division, dove facciamo tutto in “full analogue”, come si faceva una volta, con le apparecchiature di una volta accoppiate ad outboard moderni di alto livello.
Non ci preoccupa il fatto di essere accostati ad un determinato periodo: anzi volevamo decisamente essere derivativi e legati al passato.

Vi ispirate a un genere musicale che non avete vissuto direttamente nel suo momento di gloria visto la vostra età, com’è nata questa passione oscura? Quali band vi hanno maggiormente influenzato?
L. Lamanna: Ascolto di tutto: dal metal alla wave, dalla tekno al neofolk, dal dark all’ambient al post rock. Da piccolo stavo in fissa per gli Iron Maiden di Paul Di Anno, mi piacevano i Misfits, gli Youth Of Today, poi ho scoperto i Nabat, i Cani (non quelli di adesso, gli skin di Pesaro di “Guai a Voi!”), gli Stigmate, i Contropotere… mi piaceva l’attitudine scura e nichilista del punk italiano, l’energia del rock’n’roll, ma anche la musica elettronica da ballare alla “Pump Up The Volume”. Sono nato nel 1977 quindi ho vissuto gli anni 80 dai racconti e nei dischi che gli amici più grandi mi facevano ascoltare. Ma ho anche dei vaghi ricordi delle creste dei primi punk, dei metallari, dei paninari, dei Cure, dei Depeche e dei Duran Duran: mia cugina si strappava i capelli quando usciva Simon Le Bon in televisione! “Save a prayer” è stato uno dei miei primi amori. All’epoca non c’era internet e i dischi te li dovevi comprare, quindi sono diventato un collezionista di vinili… tuttora faccio il dj coi dischi in vinile, non amo anche in questo caso il digitale. Penso di essere stato influenzato da troppi artisti, dalla tekno delle tribe alla Gigolo Records: ecco, se devo dire un nome su tutti che mi ha avvicinato all’elettronica e alla wave degli ‘80 devo citare proprio l’etichetta di Dj Hell, che ha riproposto per prima un sound esplicitamente derivativo. Riguardo al sound di Der Noir, ci siamo ispirati ai Diaframma di "Siberia", alla cold wave italiana e francese e ai suoni della Roland!
M. Mazzenga: Ho cominciato ad ascoltare musica “non convenzionale” già verso i 6/7 anni e nel tempo ho avuto modo di allargare le mie conoscenze musicali. Ho sempre prediletto lo struggente e l’oscuro rispetto alla musica “happy” e spensierata. Non ho preferenze per un genere in particolare ma mi piace una certa “attitudine”: bands come Anathema, My Dying Bride, Katatonia, Novembre, The Cure, Lycia, lo shoegaze, l’elettronica, le composizioni minimali per pianoforte e il suicidal metal fanno parte del mio background ed hanno influenzato e arricchito il mio stile compositivo.
M. Frau: Credo che nascere in un determinato contesto storico, nel mio caso gli anni ‘80, porti di riflesso ad essere influenzato da un certo modo di fare musica: sfortunatamente non ho potuto “sollazzarmi” in quegli anni sotto i palchi di bands come Depeche Mode, The Smiths, Talk Talk, Tears For Fears… ma sicuramente il mio retroterra è pregno del caratteristico sound dell’epoca.
Ciò non toglie che non abbia anche influenze provenienti da altre decadi. Sono un grande fan del krautrock dei ‘70, NEU! e Kraftwerk su tutti. Ascolto musica sin dalla tenera età, da quella che passavano in radio e in tv ai vecchi dischi trovati in famiglia. Mi ha sempre affascinato sperimentare negli ascolti e nella composizione: dal momento in cui mi sono ritrovato con una chitarra in mano, ed ora finalmente anche con la voce.
La Musica è la mia Vita, le Vibrazioni sono Vita.

Come ho scritto nella recensione del vostro disco, forse è inutile sforzarsi di capire se un gruppo assomigli più o meno ad altri, è altrettanto vero però che una band debba avere un suo tratto distintivo per emergere: il vostro qual è?
L. Lamanna: Non esiste riff che non sia già stato scritto, non esistono incastri ritmici inediti... la musica moderna è semplice ed ossessiva, si lavora su poche note ripetute, la novità sta nell'arrangiamento e nel sound. Essendo un album derivativo, “A Dead Summer” si distingue nel panorama italiano, come hai detto tu nella recensione, soprattutto perché non ci sono molte altre band moderne che ripropongono quello che facciamo noi.
Rispetto alla cold wave degli anni ‘80 però puoi trovare influenze di shoegaze e soprattutto negli incastri chitarristici una tristezza tipica di un certo depressive black metal. Inoltre quasi tutti all’epoca usavano la 808 (Roland 808, un tipo di batteria elettronica, NdR): io vengo dalla tekno, non potrei suonare senza la 909!

Parlatemi di “A Dead Summer”: quali sono le idee alla base di questo lavoro, e qual è l’obiettivo che volete centrare?
M. Frau: “A Dead Summer” mette in musica i nostri sentimenti: sia i riff che le liriche si rifanno a spaccati di vita vissuta raccontati in veste romantica e malinconica.
Lo scopo è quello di esternare le paure, i pensieri e le visioni della nostra esistenza. Ho sentito la necessità di scrivere proprio per esorcizzare alcuni ricordi, per confidarmi con l’ascoltatore traendone beneficio, è stata una sorta di esperienza “catartica”.
M. Mazzenga: Con il mio progetto solista Nocturnal Degrade solco il territorio dell’introspezione con sonorità più grezze, ma comunque cariche di malinconia. L’ambiente in cui mi muovo con Der Noir è lo stesso ma ha una forma più matura. E’ la prima volta che mi cimento nella composizione di brani “classici”, con una struttura definita, meno “libera”: per la prima volta scrivo e suono “canzoni”.

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E’ da poco uscito il video di “Another Day” diretto da Simone Pellegrini: raccontatemi com’è andata.
L. Lamanna: E’ andata benissimo, non potevamo aspettarci di meglio. Conoscevo Simone e avevo visto i suoi lavori precedenti, gli abbiamo fatto ascoltare il brano è si è subito dimostrato disponibile. Gli abbiamo lasciato carta bianca, non volevamo un video all’italiana, con la band che suona e la fiction, l’unica indicazione ovviamente è stata il bianco e nero!
Simone a Dicembre si trovava a Londra, per cui subito dopo Natale è venuto a Roma ed abbiamo girato le scene con noi in un garage qui in città. Il resto del video è stato girato e montato a Londra a gennaio da un team italo-greco di amici. Ci piacerebbe poter continuare a collaborare con Simone, ci siamo trovati davvero bene.

Voi vivete a Roma. E’ una città che offre opportunità ai gruppi emergenti?
L. Lamanna: Roma è una grossa metropoli: è più facile uscire alla ribalta in una grande città rispetto ad un piccolo centro: io vengo da Crotone dove si suona poco e non ci sono concerti “di genere”, poi sono stato a Bologna dove girava più musica, ma ad un certo punto la dimensione della piccola città mi è stata stretta e a Roma ho trovato opportunità interessanti e ho potuto continuare a lavorare nella musica. Pur essendo una metropoli, la scena è abbastanza piccola ed è facile entrare in contatto diretto con altri musicisti. Tuttavia mancano i locali dove fare musica e quelli che ci sono, fatte poche eccezioni, sono male attrezzati.
M. Mazzenga: Colgo l’occasione per menzionare delle realtà locali che non hanno niente da invidiare ad altre band internazionali: Novembre, The Foreshadowing, Spiritual Front, Klimt 1918 solo per citarne alcuni. Abitando a Roma abbiamo avuto la possibilità di collaborare con artisti che ci piacevano come Andreas Herz (Minimal Rome), Marco Benevento (The Foreshadowing), Alessandro Adriani (Newclear Waves), Giulio Di Mauro (Post Romantic Empire) e Mushy.

Esiste per voi una scena dark in Italia? Sentite di far parte di un movimento?
M. Frau: Sicuramente in Italia c’è un forte elemento ”dark” che caratterizza diversi stili musicali: perfino il punk ne è stato contagiato, vedi Nerorgasmo, Wretched, o i più recenti Pioggia Nera. Oltretutto il territorio italiano è intriso di oscurità e mistero, molte delle nostre città sono caratterizzate da location esoteriche, mistiche e religiose incastonate in un contesto urbano decadente che di certo influenza l’approccio alla vita e alla composizione artistica. L’elemento oscuro e contemplativo emerge in molti degli artisti nostrani: da De Andrè a Paul Chain, da Tenco ai Goblin. Già dalla fine degli anni ‘60 Bartoccetti, più conosciuto sotto la firma di Antonius Rex proponeva insieme alla sua compagna Doris Norton nel progetto Jacula un suono scuro che solcava pionieristicamente i neri mari dell’introspezione in chiave ritualistica e orrorifica in alcuni dei lavori più esoterici mai partoriti nella penisola. Più che far parte di un movimento ben preciso possiamo dire di ritrovarci pienamente affini a quest’attitudine presente da tempo intorno a noi, caratterizzata nel nostro caso da un certo “mal de vivre”.

Ci sono gruppi italiani che vi piacciono?
M. Mazzenga: Si, ci limitiamo a darti 3 nomi a testa visto che ci vorrebbe un’intervista a parte per ricordarli tutti.
Per quanto mi riguarda citerei sicuramente Frozen Autumn, Be Forest, Giardini Di Mirò.
M. Frau: Battiato, Litfiba, Campo Di Marte.
L. Lamanna: Diaframma, Spiritual Front, i primi Ain Soph.

C’è qualche artista che amate particolarmente, al quale magari sognate di fare da spalla in un concerto? Puntate in alto, sognare non costa nulla.
M. Frau: Ok, allora puntiamo in alto: Depeche Mode, Anathema, Radiohead.

Voi lavorate? Credete che fare i musicisti potrebbe diventare la vostra occupazione principale?
M. Frau: Io e Manuel ci stiamo provando a vivere di musica, anche se in passato abbiamo fatto di tutto per sbarcare il lunario: con Der Noir ci piacerebbe che diventasse la nostra occupazione principale e definitiva. Luciano già da tempo lavora come fonico, arrangiatore, produttore e dj.

Quali sono i vostri prossimi progetti? State preparando un tour per promuovere l’album?
M. Frau: Stiamo lavorando già da adesso al materiale nuovo, mentre continua la promozione di “A Dead Summer”. Stiamo pianificando diverse date in Italia e all’estero, aspettateci presto nella vostra città!

Mettendo da parte le profezie Maya, cosa si aspettano i Der Noir per questo 2012?
M. Frau: Tante belle cose, from here to eternity!

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L'articolo Der Noir - Dark italiano, from here to eternity di margherita g. di fiore è apparso su Rockit.it il 2012-02-20 00:00:00

COMMENTI (3)

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  • utente57088 12 anni fa Rispondi

    maddi c'e' sempre colapescecarnesidentebrunoridimartinobasile NO ? tranquillo....

  • pierpierodepieris 12 anni fa Rispondi

    2 domande:

    1-ma se non ho un c+++o da fare e voglio farmi del male perchè dovrei ascoltare questi der noir invece dell'originale, diciamo "faith" dei cure ?

    2- ma cosa sta succedendo alla musica italiana da qualche anno?
    ma qualcuno che abbia un pizzico di originalità e coraggio proprio no, eh?

  • burzum 12 anni fa Rispondi

    bella rivisitazione del dark complimenti