Disquieted By: quelli che non cadevano mai

Ci hanno messo quasi dieci anni a farlo ma è decisamente un grande album d'esordio. I Disquieted By sono uno dei gruppi rock'n'roll italiani che trasmettono ancora l'elettricità sottopelle, e non è poco dal momento che emergere in questo tipo di scena di gruppi che si assomigliano tutti e più che difficile. Sono pure dei cazzoni, che non guasta mai. L'intervista di Marcello Farno.

Dimmi che sul tagadà eravate della categoria sociale dei duri, quelli che non cadevano mai
Ti dico la verità, mi ha fatto sempre paura il tagadà. Non ci sono mai montato, davvero. Ero estasiato però dalle gesta dei ragazzi che non avevano timore di fare salti (praticamente finti) e andavano a bersaglio sulle giovani. Diciamo che noi eravamo più tipi da macchine a cozzi, ghiacciaio.

E allora “Lords of Tagadà” da dove salta fuori?
In ogni luogo è presente un di'hane. A Milano direbbero zarri, a Roma coatti, insomma il classico ragazzo da discoteca, macchina super pompata, che esibisce muscoli e padronanza della situazione. Volevamo portare questa tamarraggine ai massimi livelli, così ci siamo fatti ispirare da questo video su YouTube, Lords of Tagadà, dove ci stavano questi miniragazzetti dai nomi improbabili, che si atteggiavano in modo indecoroso. Puoi vederlo un po’ come un omaggio a ciò che mai saremo, ma che sempre inviederemo.

Però dai, un po’ nel vostro ambiente, anche voi siete personaggi abbastanza sopra le righe
(Ride, nda) Boh, spetta agli altri dirlo, ma è un gioco a cui noi partecipiamo volentieri. Non puoi astenerti da quello che semini. Ti faccio un esempio, su Vice è uscita una recensione nostra dove dicono che alla voce c'è un obeso che canta in mutande. Io ci ho riso sopra, qualcuno si è indispettito, ma insomma fa parte del gioco, sono 116kg, da un po' di tempo ho questa mania di urlare in mutande nei live, non puoi non aspettarti che questo. E noi ci stiamo.


Siete in giro dal 2002. E a parte un EP, nel 2004, nient’altro. Perché così tanti anni prima di arrivare a qualcosa di definito come un album?
Abbiamo iniziato che facevamo abbastanza schifo, poi siamo andati man mano affinando. Diciamo che l’attuale line up è arrivata solo da tre o quattro anni, e con una sola chitarra. E i primi tempi avevamo paura di perdere così un po' di botta dal vivo, finche Cola (chitarra dei Disquieted By, ndr) ha scelto di suonare con due amplificazioni. Dopo questo problema abbiamo iniziato a perfezionare i pezzi e ci sembrava che mancasse sempre qualcosa. Così ce la siamo presi comoda. A nostro modo siamo contenti di aver aspettato tutto questo tempo. Abbiamo suonato abbastanza in giro per farci conoscere, e abbiamo creato un po' di attesa, spero ripagata. A mio avviso siamo stati troppo pignoli sul mixaggio, ma visto che era il nostro primo disco ci siamo detti perchè no.

Fedeli al concetto più live che dischi
Direi di si. Sembra che la nostra punta di forza sia la dimensione live. Lì ti giochi comunque quello che poi la gente dirà di te. Quindi, in un’ipotetica gerarchia dei Disquieted By, primo posto il salame, poi l’estathè e poi il live.

Infatti l’abum l’avete pure messo in free download
Si, ma fai conto che noi non abbiamo assolutamente idea di strategie di dischi, vendite, scarica, scambia, fai poi ti rendo, etc. Ci hanno pensato le nostre etichette, e penso sia una bella cosa che lo si possa ascoltare ovunque. E poi difficilmente la gente oggi giorno spende soldi per un disco. Lo si scarica, se piace lo si acquista, se piace oltremodo lo si va anche a vedere. Ti direi una bugia se ti dicessi che non mi importa che la gente non venga ai nostri concerti altrimenti che cazzo suoni a fare (oltre che per te stesso, ma chi l'ha inventata questa frase?)

A proposito di etichette, com’è successo di uscire con To Lose La Track e Sons Of Vesta?
Polemica: il disco doveva uscire per la Black Candy Records, ma non posso spiegare del perchè la cosa non è andata in porto perchè non mi sono ancora spiegato con loro. Comunque, Sons Of Vesta era da tempo che ci chiedeva di fare qualcosa perchè avevano voglia di produrre un gruppo italiano a loro avviso sottovalutato. Col tempo si è unito anche il buon Luca Benni, patron di TLLT, che conosco da tempo. Senza chiacchiere, è tutta gente che lavora molto bene, sono degli appassionati per cui il primo impatto che si nota è la cura maniacale degli accorgimenti durante la produzione. Quando abbiamo fatto il release party, Jacopo (SOV) ha preso in mano una copia del disco ed ha iniziato a controllare le incollature del packaging, mentre io ero in preda all'entusiasmo nell'avere finalmente qualcosa di nostro in mano. Non abbiamo mai avuto uno scozzo, neanche quando hanno visto le grafiche, dove ci avevano pregati di non andarci pesanti con le scemenze e di ostentare il meno possibile. Li amiamo. E non è paraculaggine.

A voi piace come sia venuto fuori? O come biglietto da visita preferite ancora lanciare il live?
No, il disco rende abbastanza bene anche se qualcuno ci ha fatto notare che manca un po' di "maiale". Il live resta un'esperienza imbattibile nell'esecuzione, rendi molto di più se hai davanti qualcuno che ti tira ghiaccio, coccodrilli finti, spie e cocktail. Sicuramente in questo il disco è più leccato rispetto al concerto dal vivo, ma ci sembra che in pochi siano rimasti insoddisfatti, noi compresi.

Insisto, cosa c’è in un aspetto che manca nell’altro?
Guarda, quando suoniamo non ci importa di indossare o meno una t-shirt particolare, di avere le scarpe giuste, vissute, un po' lacerate, il pantalone alle caviglie (vi ammazzo tutti) o di preparare il concerto. Attendiamo il nostro turno, e quando è il momento la spontaneità prende il sopravvento, si da tutto perchè c'è gente che forse è venuta lì per te. Forse ha anche pagato il biglietto e di sicuro la benzina per la macchina. In studio non c'è nessuno, ci sono dei ricordi e le parole che hai scritto per far si che tornino sul pezzo. È solo meccanica.

Leggevo che vi definiscono come gli Hives con l’AIDS, vi piace?
(Ride, nda) Quella è opera di Giovanni, degli Heisenberg, lo adoro. Non poteva dare definizione migliore, ma non tanto perchè facciamo qualcosa che può ricordare gli Hives, ma perchè è quello abbiamo noi come immagine collettiva. Cioè, se gli svedesi fossero in quelle condizioni, forse sporcherebbero tutto e meglio.

Ci sono band che avete sempre tenuto di fronte, come fari guida?
Personalmente si. Ma non c'entrano niente con quello che proponiamo col gruppo. Io sono un metallaro, per cui ho sempre avuto come modello band molto agresti, ma non abbiamo un punto di riferimento vero e proprio. Certo è che al momento i Queens Of The Stone Age, Torche, Piero Paura e 883 mettono tutti d’accordo.

Che lavoro c’è dietro questi pezzi?
Son tutti pezzi vecchi, che live facevamo già da parecchio, è da tanto che non scriviamo un pezzo nuovo, a parte un paio. Diciamo che si parte sempre da un'idea, da un giro di chitarra, che viene smussato e suonato più volte fino a che Sandro (basso) o Giovanni (ex-chitarrista) pronunciavano una certa parola. Quella parola per i Disquieted By (che non è sempre la solita) rappresenta per quel giro di chitarra la definizione più azzeccata. Per questo ci sono pezzi come “Moschops”, “Aquaplaning” o “Protogone”. La sentiamo, asseriamo tutti con la testa e iniziamo a creare attorno a quella parola la musica.

E i testi in tutto ciò che peso hanno, come escono?
I testi riempiono il vuoto. Vedo merda, e immagino sempre che una parola urlata possa spezzare in due qualcosa: un governo malato, un politico corrotto, un poliziotto del cazzo, un gruppo di merda che si lagna perchè non c'è abbastanza birra (suona dio cane), un commercialista infingardo, il cuore di Teo Mammuccari. È rabbia repressa. Solo rabbia masticata e sputata. A parte tipo “Join Us Cops”, che nasce da questo documentario che vidi a Praga, nel Museo del Comunismo, dove durante le immagini della rivolta ceca d’un tratto spunta questa vecchia signora, con le buste della spesa che incita la polizia stessa ad unirsi ai manifestanti, gridando loro: “Join us cops”. Mi sono accorto che avevo i lucciconi agli occhi. Però aldilà di tutto, io non so mica cantare, e quindi mi limito sempre a fare solo quello in cui riesco meglio: urlare.

È un disco da taglialegna
Si, è l’unica cosa a cui tenevo (ride, nda). In effetti picchia duro, e spero che chi acquista il disco abbia questa impressione e riesca poi ad esprimere quello che a volte manca.

Se fossi l’ascoltatore, in che momento della giornata lo lasceresti suonare?
La sera prima di andare a letto, per dormire con un occhio aperto, e la mattina dopo colazione, per non scordarsi.

Tenere sempre a mente cazzonaggine e ironia, aiuta a mantenersi sani?
Aiuta a non prendersi troppo sul serio e a non diventare (purtroppo) dei di'hane. Un mio amico quattro anni fa disse che secondo lui c'era troppa autostima in giro e per me ci ha preso. L'ostentatezza della sicurezza di molte persone mi rende triste, e anche se so che cascheranno da un momento all'altro, il mio fiume deve essere più lungo di altri perchè di cadaveri ne arrivano pochi. Accidenti alla madonna.
 

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L'articolo Disquieted By: quelli che non cadevano mai di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2012-07-10 00:00:00

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