Mushy - A dark star

Grazie all'ultimo Breathless - distribuito da Rough Trade - si sta facendo conoscere in tutto il mondo, poco in Italia. Ora che è partito il tour europeo staremo a vedere che feedback raccoglie. Antonio Belmonte l'ha intervistata.

Mushy
Mushy - Mushy

Una piacevole, quanto didascalica, chiacchierata pomeridiana su Skype per conoscere più a fondo Mushy, alias Valentina Fanigliulo, giovane e talentuosa esponente della synth-wave italiana. Si parla del nuovo “Breathless” e del tour europeo in corso. L'intervista di Antonio Belmonte.

Valentina, subito una cosa, ma tu leggi Rockit?
Non sempre, a volte sì, sono interessata alle ultime uscite e ai nuovi gruppi in circolazione.

Cerchiamo a freddo di rompere il ghiaccio delineando fin da subito le tue coordinate spazio-temporali e soprattutto musicali. Insomma, il tuo didascalico biglietto da visita per coloro che sono completamente digiuni di synth-wave, ethereal ed elettrodark. Magari, se vuoi, partendo dal famoso filo di rame percosso e dal nome d’arte che ti sei scelta.
Mushy è un nome completamente inventato e per me non ha significato in nessuna lingua rappresenta il mio alter ego musicale e tutto è iniziato nel 2003 quando ho cominciato a far musica. Il mio percorso musicale è cambiato nel tempo così anche il mio modo di comporre e la stessa strumentazione. Inizialmente le mie tracce erano frutto di manipolazioni di field recordings, registrazioni d'ambiente che poi modificavo completamente fino a decontestualizzarle. Col passare degli anni ho sentito il bisogno di andare avanti e mettere alla prova le mie capacità, così grazie all'aiuto di alcuni amici, ho iniziato costruire il mio piccolo studio con synth e batterie elettroniche. Da lì c'è stata la svolta, secondo me, dove ho trovato il mio contatto diretto con la mia sensibilità musicale.

…visto che l'ho citato vuoi brevemente spiegarci cosa facesti con quel filo di rame da cui è poi partito tutto.
Il filo di rame è stato l'inizio di tutto, iniziando a percuoterlo, in tensione, sospeso per aria, ha iniziato a produrre un suono metallico flangerato e ho avuto subito l'istinto di registrare quel suono per non perderlo mai più. Lo registrai utilizzando una fotocamera digitale, dal quale ho estratto la traccia audio che ho iniziato a modificare e denaturalizzare.

Dunque, nel tuo caso si può parlare di vera e propria “One Woman Band”: tutto passa dalle tue mani, compresa la grafica dei tuoi cd. Ti fidi poco degli altri fondamentalmente?
Non è proprio una questione di fiducia, è più una questione caratteriale. Quando sono da sola riesco ad esprimermi al meglio perché non ho regole da seguire, non ho obblighi, non ho influenze esterne e contaminazioni. Mi reputo molto fortunata in questo tipo di autonomia e indipendenza che mi permette di esprimermi come realmente sono.

Un po' la risposta che dava Mike Oldfield quando spiegava la registrazione in solitario di "Tubular Bells", e non fa una grinza...
Interessante, non lo sapevo.

Ho ascoltato il tuo disco nei giorni scorsi. Ecco, mi sembra che “Breathless” recida definitivamente il cordone ombelicale con le tue primissime produzioni, sature di industrial paranoico e abrasiva alienazione (cito su tutte "Superfetazione"). Sembra che adesso dentro la ferale matassa di filo spinato ci sia spazio sempre e comunque per un flebile anelito di salvifica melodia. Quasi ci vedo la longa manus di un blues siderale e ultraterreno?
E' frutto di un'evoluzione che con l'esperienza porta sempre ad una maggiore coscienza delle possibilità e mi pongo sempre dei nuovi obiettivi. Non riesco a rimanere ferma su uno stesso punto, non riesco a proporre sempre le solite sonorità. Ogni disco ha una sua storia ed un suo background che appartiene al periodo in cui è stato concepito e composto e ogni storia ha un suo inizio e una sua fine e si esaurisce nel suo tempo. Il viaggio è sempre proiettato alla speranza di salvezza.

A questo punto la domanda sulle influenze è quasi d'obbligo visto che lo spettro di Zola Jesus sembra aleggiare sulle tue produzioni; ce lo vedono davvero un po’ tutti, imbrigliato dentro la gelida ectoplasmaticità del tuo ultimo lavoro. Mah, francamente ritengo che quel poco di marmellata che hai rubato appartenga piuttosto ai Cocteau Twins e a certo cosmic-rock teutonico, filtrati dall’anima più malinconica degli anni ’80...
Sì, sono cresciuta musicalmente con il prog-rock italiano, il jazz e il blues, background musicale dei miei genitori. Quando ho iniziato a farmi una mia cultura musicale personale mi sono subito indirizzata verso sonorità più scure, ma lasciando sempre spazio a mille contaminazioni. Ascolto davvero tantissima musica e tantissimi generi musicali dalla psichedelia all'industrial, dalla new wave all'elettronica. All'interno di ogni genere cerco sempre il sound più oscuro che mi appartiene. Il paragone con Zola Jesus non lo ritrovo musicalmente ma più come approccio musicale: entrambe siamo soliste, compositrici e in grado di esprimerci con così tanta passione e visto così per me è un grandissimo ed ottimo paragone.

Tu sei dell'84, giusto? Fa sempre un certo effetto sentire il prog-rock italiano citato dai giovani e non da vegliardi cultori del genere. Penso al Museo Rosenbach, a Le Orme, al Balletto di Bronzo, PFM ecc. Davvero li ascoltavi?
Sì, anche gli Area, Demetrio Stratos, Banco Del Mutuo Soccorso. Sì li ascoltavo perché mio padre è un grande appassionato del genere. Non solo del prog italiano ma anche estero come Yes, King Crimson, Genesis e infine, ma non per ultimi, Pink Floyd.

Se mi consenti è proprio strano incrociare donne appassionate al prog, davvero strano.
Sì, mi rendo conto che alcune cose non sono di facile ascolto.

Passiamo a generi a noi più congeniali…E se ti dicessi che secondo me l’Italia non è ancora ricettiva nei confronti di proposte musicali simili alla tua? Penso a gruppi storici della scena dark tricolore come Kirlian Camera, Ensoph, Ataraxia, Frozen Autumn o Limbo che hanno sempre avuto consensi lusinghieri oltre confine rimanendo invece ghettizzati in terra natia solo tra gli addetti ai lavori. Più sensibili gli altri o soltanto più cialtroni noi italiani? O alla fine dei conti ogni paese ha davvero la musica che si merita?
Il genere che propongo non lo rivedo all'interno di una scena italiana anche se, come spunti di ispirazione personale, la wave italiana ci rientra a pieno titolo. Quello che percepisco è che l'Italia ha sempre avuto una sorta di paura/riverenza nei confronti dell'estero e questo secondo me non lascia la possibilità di crearsi una coscienza propria. Pensiamo sempre che quello che viene da fuori è sempre l'offerta migliore, di ottima qualità. Il nostro paese ha tutte le caratteristiche e possibilità per creare una propria scena ma manca il supporto, la coesione e un punto di vista comune che non sia solo quello dell'esibizionismo.

...e della scena dark romana cosa mi dici? Quanti Spiritual Front, Ancien Régime, Der Noir e Mushy ci vogliono ancora per formare una scena degna di tal nome?
Come proposta musicale ci siamo, ma quanta attenzione c'è?

Ma da parte di chi la vorresti attenzione? Pubblico, addetti ai lavori o media?
Per quanto riguarda il pubblico no, non voglio avere la presunzione di veicolare le loro scelte, ma dagli addetti ai lavori e i media sì, avendo una visione di insieme più obiettiva.

Beh, in realtà voci contrarie, soprattutto proprio tra gli addetti ai lavori, negano l’esistenza di una vera e propria scena dark italiana quanto piuttosto l’esistenza di una più semplicistica scena emulativa e revivalistica di produzioni estere.
…e cosa c'è fuori di così originale?

Beh, per quanto mi riguarda, te lo dico da appassionato del genere, penso che ormai il dark (in senso lato) sia vicino all'implosione. Un po' come il Metal da dieci anni a questa parte. Diciamo che forse rimane un barlume di sperimentazione grazie alla scena minimale elettronica dei vari Gianluca Becuzzi & Co...
Ti parlo personalmente: io quando compongo non ho in mente già cosa devo fare o il genere a cui ispirarmi, lo faccio e basta. Poi ovvio le influenze ci sono ma si esprimono per lo più inconsciamente, ora non so per gli altri. Ma la cosa fondamentale è la passione.
E poi, ormai non si possono più chiamare scene, secondo me, più che altro una sorta di correnti che nascono e poi muoiono oppure si reindirizzano da un'altra parte.
E’ che di proposte nuove buone ce ne sono anche se rientrano tutte all'interno di un revival musicale. Quelle migliori sono tali perché riescono a contestualizzarsi all'interno dello scenario socio-politico moderno.

...e la tua Roma come la vedi sotto gli altri profili: sociale, culturale, politico?
…un po’ misera, ma non voglio sempre lamentarmi. La cerco di vivere nel miglior modo possibile.

Beh, se qualcosa non ti appaga mica è disdicevole lamentarsi; basta poi agire di conseguenza, no?
Sì, ma essendo abituata a muovermi sempre da sola non so se questo può essere un limite nel proporre una soluzione. Una soluzione in comune, intendo.

Ma secondo te vale davvero la pena sbattersi per comporre, provare, registrare, piazzare concerti, percorrere in lungo e largo l'Italia, cercare le giuste collaborazioni se poi, alla fine dei conti, basta qualche comparsata televisiva per trasformare il primo cialtrone qualsiasi in un musicista di successo?
Se ci credi sì. La penso così, poi se è l'ennesima battaglia contro i mulini a vento non mi importa, ma almeno ho creduto in qualcosa.

In fondo è la risposta che mi aspettavo, e che desideravo. Tempi difficili comunque questi per campare con la musica: come ti guadagni da vivere?
Per adesso ci sto riuscendo, ma con tantissima fatica sempre, ma per lo stesso motivo di prima, questa fatica non la sento e vado avanti. Forse un pensiero troppo romantico per i giorni d'oggi.

Peraltro so che sei presa dal tour. Che giro farai? Cosa ti aspetti.
Ho iniziato dall'Olanda per poi passare in Belgio, Germania, Francia, Spagna ed infine in Italia. Sono emozionatissima anche perché è il mio primo tour così lungo e mi aspetto davvero tante emozioni e condivisioni.

Sei una di quelle che riesce a trovare il tempo per guardare il pubblico negli occhi durante lo show o solitamente sei troppo concentrata per farlo?
Sì sì, riesco benissimo, ma più come un modo per far percepire che davvero ci sto mettendo tutta me stessa.
 

Dimmi un po'...Il disco, il viaggio e il libro che ti hanno cambiato la vita? E anche la persona.
Disco. Tangerine Dream – “Zeit”
Viaggio. Londra 2000
Libro. “Due Di Due” di Andrea De Carlo
 

…ne manca una…
La persona che mi ha cambiato la vita, più che altro che mi ha dato modo di crederci sin da subito in quello che stavo facendo, è stata Andrea Penso aka proprietario della label Cold Current Prod, per la quale è uscito il mio primo album.

Buon tour.
Grazie mille.
 

---
L'articolo Mushy - A dark star di Antonio Belmonte è apparso su Rockit.it il 2013-01-16 16:49:22

COMMENTI (2)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • dEbE 11 anni fa Rispondi

    Bello ed interessante, ti ho vista al Crimewave ;)

  • molteni 11 anni fa Rispondi

    Bel disco!