Sikitikis - Indipendentisti online

Tutto il disco in free download? Gli ha fatto guadagnare soldi, dicono. A tre mesi dall'uscita del loro nuovo album i Sikitikis fanno il punto della situazione di come è andata. E poi dei loro rapporti con la Sugar, dei Green Day, e ovviamente della Sardegna indipendente.

I Sikitikis
I Sikitikis - I Sikitikis

Il disco in free download? E' stata una scelta che gli ha fatto guadagnare soldi. A tre mesi dall'uscita del loro nuovo album - gratis per tutti nella loro pagina Rockit - i Sikitikis fanno il punto della situazione: dei sogni che animano quese canzoni e di tutto quello che ne consegue, amore e rivoluzioni comprese. E poi dei loro rapporti con la Sugar, dei Green Day e dei Baustelle, e ovviamente della Sardegna indipendente.

Prima domanda ovvia e necessaria. Dopo un titolo programmatico come "Dischi fuori moda", arriva l'operazione de "Le Belle cose" dove regalate tutto su Internet. Perchè?
Perché volevamo qualcosa di diverso e ci siamo riusciti facendo la cosa più ovvia e conveniente oggi: regalare la musica. Per quanto ci giriamo intorno, la discografia è finita e se non facciamo dei passi concreti per arrivare a più gente possibile qui finisce tutto. Sono certo che con i migliaia di download gratuiti su Rockit abbiamo guadagnato più soldi che vendere qualche migliaio di copie di dischi. A noi bastano tre date in più del solito e siamo economicamente in attivo. E più gente ci ascolta e più concerti faremo. Non mi interessano più le storie del diritto d'autore, le royalties. Poi comunque abbiamo stampato le copie fisiche, ma sono un dettaglio per il nostro bilancio. Non vogliamo vendere dischi, vogliamo essere ascoltati e vogliamo suonare.

Voi però avevate già una base di ascoltatori su cui contare: se cominciaste oggi fareste la stessa operazione o fareste il giro delle case discografiche?
In quindici anni in realtà non abbiamo mai mandato un demo ad una etichetta, figurati se lo farei oggi. Certo avere dei fan, soprattutto in Sardegna, ci ha aiutato nel diffondere la nostra musica in download, ma se cominciassi oggi farei lo stesso. In più, probabilmente andrei anche a regalarlo porta a porta, al mercato, nelle piazze, portando sempre gli strumenti per suonare in qualsiasi situazione per chiunque me lo chiedesse.

E in tutto questo, Caterina Caselli e la Sugar cosa sono per i Sikitikis?
Caterina Caselli è la nostra editrice per tutto il 2013 e cerca di valorizzare la musica dei Sikitikis, seguendoci con grande apertura mentale. Non è la nostra discografica e noi probabilmente non saremo mai completamente una band della sua scuderia, perché discograficamente la Sugar tende a formare i suoi artisti a propria immagine e somiglianza. Noi difficilmente diventeremo la tipica band della Sugar, per storia e per attitudine. Per quanto possiamo definirci pop non saremo mai come Negramaro, Elisa e tutti gli altri artisti che la Sugar ha fatto crescere in casa, costruendo anche cose belle, ma diverse da noi.

E cosa sono le belle cose per i Sikitikis.
Le belle cose sono i sogni che stiamo mettendo da parte per paura dei tempi che viviamo. E questo è un paradosso, perché dimentichiamo che sono proprio i grandi sogni che ci permettono di vincere le paure e rendere il mondo più bello. Alla fine le belle cose sono semplicemente le belle cose.

Nel disco c'è un approccio da trentenne nostalgico che si aggrappa alle illusioni, alle speranze ed alle emozioni giovanili.
Perché dovremmo perdere la voglia di sperare in un altro inizio a qualsiasi età? Secondo me non sono illusioni, perché sono convinto che sia fondamentale l'idea che per tutta la vita una persona possa rimettersi in gioco. Cambiare vita a quaranta anni, innamorarsi a sessanta anni, scoprire un'emozione a settanta anni, inventarsi un nuovo lavoro a ottanta anni. E' così che dovrebbe essere.

Il brano "La mia piccola rivoluzione" sembra guidare tutto il disco.
Si, è quasi il concept del disco, un concept di vita. Pensare di cambiare il mondo, sempre, partendo da noi stessi, partendo dalla prima colazione fino ad arrivare alle cose più alte che possono attraversarci. Bisogna sentirsi dei rivoluzionari e rivoluzionarsi in ogni ciclo della nostra esistenza. Smettere di pensare così è un affronto alla vita.

"Dischi fuori moda" e "Le belle cose" hanno un sottile filo artistico conduttore.
E' vero e c'è un motivo: abbiamo iniziato a scrivere "Le belle cose" quando ancora ascoltavamo "Dischi fuori moda", che è un disco che ha rappresentato i Sikitikis più di qualsiasi altro disco che abbiamo fatto, perché abbiamo trovato una identità e chiuso un cerchio. In futuro però penso che cambieremo ancora, specialmente se con questo disco dovessimo svoltare anche economicamente.

Uno dei brani migliori del disco è "La casa sull'albero".
Piace molto anche a noi, anche se ci hanno fatto notare che l'apertura melodica è uguale a quella dell'ultimo singolo dei Greenday. Se ci hanno copiato, li perdoniamo.

Altro brano che spicca è "Soli": una ballata estiva che avete pensate bene di far uscire d'inverno.
E' un brano che ho scritto pensando a quella che sarebbe diventata la mia futura fidanzata, pensando ad un amore ideale e per certi versi potrebbe suonare un po' alla "Piccolo grande amore". In realtà per me questo brano è diventato quasi una preghiera verso il concetto di amore condiviso.

Il disco suona divinamente ed è stato masterizzato agli Abbey Road. E' stato un vezzo personale o all'estero sono davvero più bravi?
All'estero effettivamente sanno essere più bravi, ma in realtà questa scelta ci ha permesso di risparmiare rispetto ad un mastering italiano, pur con le spese di viaggio e alloggio a Londra. Gli Abbey Road sono convenienti, al di là del fascino storico. E poi sono tecnicamente fantastici, pieni di macchinari vintage in tutto il corridoio, con sale d'ascolto che mai avevo visto ed una professionalità pazzesca. Il disco suona benissimo anche grazie a Fusaroli (Manuele Fusaroli, già al lavoro con Zen Circus, Le Luci Della Centrale Elettrica e molti altri ancora, NdR), che ci ha prodotto con un lavoro incredibile, diventando il quinto Sikitikis e portando un entusiasmo nuovo.

A prescindere dalla vostra bravura, oggi in Italia avete una unicità artistica. E' difficile trovare dei riferimenti netti ed evidenti. Ma alla fine chi copiano i Sikitikis?
Noi copiamo da cose diversissime, spesso nello stesso contesto. Se in una canzone come "Le belle cose" prendi palesemente ispirazione da Celentano, però poi nell'arrangiamento ci metti i tuoi ascolti dei Gorillaz, ma alla fine cerchi di infilarci anche l'amore per Beck è chiaro che il risultato può diventare difficile da etichettare. In tutto questo, devi considerare che noi viviamo lontani da ciò che accade. Essere a Cagliari, lontani dalle mode, lontani dai grandi circuiti, ci costringe a trovare un nostro modo di comporre, di trarre ispirazione, di mescolare le carte. Siamo amici con tanti artisti italiani, ma alla fine dobbiamo cavarcela da soli. Questo è forse un vantaggio, anche se talvolta sentiamo questo limite di poter "vivere" quotidianamente il confronto con la scena musicale.

I Sikitikis oggi sono un po' una band "nel mezzo": non siete più una piccola band indipendente, ma non siete ancora una band da grande platea.
Se abbiamo un talento è quello di essere in una posizione quando non c'è nient'altro. Quando eravamo giovani, ci dicevano che dovevamo aspettare di maturare. Adesso che siamo vecchi, ci dicono che dovremmo essere più giovani. Quando eravamo una band piccola, ci dicevano che dovevamo aspettare di essere una band media. Adesso che siamo medi, ci dicono che devi essere piccolo o grande. Sono convinto che i Sikitikis meriterebbero qualche gradino in più. In termini di ambizioni saremo giusti quando raggiungeremo il livello di pubblico di Tre Allegri Ragazzi Morti o Baustelle. Non vedo possibile riempire gli stadi, diventare fenomeno di massa, non ci sono i presupposti artistici.

Quando eravate “piccoli”, noi vi abbiamo stroncato pesantamente con "Fuga dal deserto di Tiki" ma non avete battuto ciglio e avete continuato a cercare il nostro parere. Com'è il vostro rapporto con la critica?
Ho sempre apprezzato la critica che dimostra di aver ascoltato il disco, qualunque essa sia. La stroncatura epocale di "Fuga dal deserto di Tiki" che ci fece Rockit fu importante per noi. C'era un punto di vista, una presa di posizione ragionata, giusta. Stroncature così possono essere illuminanti per un artista, perchè ti mettono nelle condizioni di doverti giudicare con una angolazione diversa. Se non ti apri ai giudizi esterni, non potrai mai scardinare la percezione chiusa che hai di ciò che stai facendo. Se io non prendessi la palla al balzo di una recensione negativa, usandola per mettermi in gioco, farei un danno a me stesso.

I Sikitikis e il palco: avete la faccia da culo delle rockstar. Vi ho visto suonare davanti a dieci persone come se foste a Wembley. Avete un approccio al live che pensa in grande.
Dovresti vederci in sala prova quanto siamo stupidi. Non è fatta apposta. Noi abbiamo iniziato con piccolissime esperienze in Sardegna, poi ci siamo improvvisamente visti catapultare nei palazzetti con i Subsonica. Questa opportunità di poter affrontare numeri importanti in tutta Italia, ci ha costretto a cambiare mentalità fin da subito, facendoci acquisire sicurezza. Abbiamo capito che nella peggiore delle ipotesi dal palco si scende vivi, al massimo fai una figura di merda, ma se fai il musicista questo non può spaventarti e se impari a non prenderti troppo sul serio e sorridere, il tuo spettacolo verrà splendido. Per noi non c’è alternativa sul palco se non quella di condividere un momento di divertimento.

Avete fatto centinaia di concerti ovunque, ma la Sardegna resta il vostro piccolo regno ancora oggi.
I Sikitikis a Cagliari in un concerto gratuito all’aperto arrivano a fare anche 6.000 persone. La Sardegna ci vuole bene, ma ora è il momento di fare un salto anche nel resto d’Italia.

Abbandonata Casasonica e considerato che, nonostante la Sugar, siete totalmente indipendenti cosa ne pensate di una possibile indipendenza della Sardegna?
Personalmente sono un indipendentista e sono convinto che l’indipendenza della Sardegna sia un fatto necessario politicamente. Non so se la vedrò mai, ma credo che per la situazione economica e sociale, il punto di arriva sia quello di diventare una Repubblica indipendente.
 

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L'articolo Sikitikis - Indipendentisti online di Stefano "Acty" Rocco è apparso su Rockit.it il 2013-02-11 15:05:08

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