Fab Mayday - From disco to disco

Dal Friday I'm in Love di Perugia, Fab Myday ci parla di come nasce un inno indiepop da dancefloor e ci presenta il suo nuovo remix

Come nasce un dj set e i pezzoni da ballare quest'anno nell'intervista a Fab Mayday
Come nasce un dj set e i pezzoni da ballare quest'anno nell'intervista a Fab Mayday - Foto di Tato Richieri

Galeotto fu il remix di “Easy Easy” di King Krule, da lì abbiamo capito che vale la pena seguirlo: Fab Mayday è il dj che si cela dietro la serata "Friday I'm in Rock" dell'Urban di Perugia e titolare dell'etichetta Italo Italians. In una chiacchierata lunga due giorni ci parla di pezzoni indiepop, dei suoi dj set, di Biagio Antonacci e della sigla di "Professione Vacanze". E per farci ballare, ci regala anche un pezzo inedito in esclusiva per Rockit. L'intervista di Elena Mariani.


Partiamo con una mia curiosità: il tuo nome di battaglia è dj Fab Mayday. Fab fa riferimento al tuo primo nome o al fatto che sai che fai delle cose fabulous?
E' un misto delle due cose: un po' per il mio nome di battesimo un po' per un mio vecchio amico che per scherzare mi chiamava Fabulous come il trombettista dei Blues Brothers.

Bello, speravo già in una battuta su rapper Fabolous, non so se conosci, era molto in voga nei primi 2000.
Sì lo conosco, ma ho radici più soul. Sono un amante di northern soul (colleziono 45 giri) e di Motown. Il northern mi accompagna da circa dieci anni ormai, anche se l'acquisto di questi vinili è abbastanza sporadico date le cifre.

Ah quindi, nonostante la cassa dritta, sei un ragazzo da Isley Brothers… Però non hai ancora remixato nulla della Motown o sbaglio? Dal tuo Soundcloud non sembri uno di quei dj maniaci dei sample.
Nelle mie produzioni viene fuori la vena più dance, ma in realtà ascolto di tutto: dalle uscite di Awesome Tapes from Africa ai Vampire Weekend, da Gene Vincent a Huerco S… Per fortuna ho le orecchie abbastanza "sfondate" e mi piacciono moltissime cose senza preclusioni di sorta. Ho campionato Stevie Wonder in un pezzo, “El Paesante”, uscito per la nostra etichetta Italo Italians Record e ho fatto un edit due-tre anni fa di un pezzo soul, ma ultimamente preferisco concentrarmi su altre cose. Poi magari fra mezz'ora ti dico il contrario e la prossima settimana campiono Marvin Gaye!

Ah guarda, per Marvin c'è sempre tempo e spazio… Io personalmente ti ho conosciuto con l'uscita del tuo remix di "Easy Easy" di King Krule. Mi ha subito fatto pensare a quei pezzoni indie che i dj mettevano a fine serata, tipo “Love Will Tear Us Apart” un po' di anni fa, IL pezzo per eccellenza. Oggi, mancano quei possibili inni indiepop? A Milano almeno, qui un tempo era tutta nu-disco e Digitalism per intenderci…
King Krule l'ho "conosciuto" quando ancora si chiamava Zoo Kid. Lo apprezzo molto e ho pensato che quel pezzo fosse bello da ballare, così ho aggiunto la batteria e qualche altro trick. Capisco cosa intendi anche se vivo in una realtà completamente diversa. Diciamo che "Love Will Tear Us Apart" è uno di quegli inni che raccolgono più generazioni sia perché è uno dei pezzi più belli di sempre (per me), ma anche semplicemente per l'atmosfera che riesce a creare. Non so se sia il pezzo, ma sicuramente uno dei pezzi. Riesce a non perdere di sensibilità nemmeno se ballato alle 4 di mattina. Rispetto a quello che dici sul vuoto da riempire ti dico che la musica è cambiata. Dai Franz Ferdinand siamo passati a King Krule appunto, quasi la totalità della musica "indie" del 2013 è priva di cassa ed è impossibile da ballare. In pochi anni è cambiato tutto, inoltre con internet è molto più difficile far raggiungere a una canzone nuova lo status di inno. Specialmente nell'indie.



Dici impossibile perché è inno per un giorno sulle bacheche Facebook e poi chi si è visto si è visto?
Credo sia molto più difficile perché non c'è più l'affezione che c'era prima alla musica: ora poca gente compra il disco, e ascoltando musica su internet spesso si passa da un gruppo all'altro senza aver assimilato nulla. Prima c'era più tempo per fare un gruppo il proprio, una canzone la propria, ora è tutto molto più veloce e molto spesso è difficile fermarsi a qualcosa. Non credo non ci siano più le band come dicono in molti, io credo ci sia talmente tanta roba in giro che è come se ce ne fosse molta di meno. Io credo che in una certa scena i Justice abbiano fatto da ariete portando persone ad ascoltare cose che 4-5 anni prima non avrebbero mai ascoltato. C'era riuscita la Factory a portare in pista persone che non avevano mai ballato prima e ci sono riusciti loro, in un altro modo chiaramente.

Infatti "We Are Your Friends" era uno di quei pezzoni di cui dicevamo prima… Sempre a proposito di pezzoni, ne hai scovato qualcuno in questo ultimo anno?
Dunque di "ballabile" sul versante indie c'è l'ultimo dei Franz Ferdinand, Miles Kane, Jake Bugg, The Strypes, le Savages, Motorama. Thee Oh Sees, Naive new Beaters (anche se credo siano dell'anno scorso), King Kahn, Crystal Fighters...oltre i sempreverdi Primals, autori di un discone. Gli Arcade Fire ovviamente, i Tv on the radio. Nel meno commerciale dico Mequetrefe, e i Valius. E poi ti dico i Temples, anche se non propriamente da pista son fantastici. Sull'elettronica ti dico solo Daniel Avery, autore di un disco fantastico, l'etichetta Optimo Trax gestita da uno dei migliori dj del mondo, Twitch, e gli Asphodells.

Sai quando su What'sapp compare "sta scrivendo" ecco, "sta gongolando"… Chi sono gli Asphodells?
È il gruppo di Andrew Weatherall insieme a Timothy J Fairplay, un ragazzo che ha fatto pure un remix per un mio pezzo. E' il post-punk degli anni '10: scurissimo ma presente, col genio che solo Weatherall ha.

È musica che metti anche alla serata Friday I'm in Rock dell'Urban Club di Perugia? Come nasce un tuo dj set?
Diciamo che la serata nasce con l'intento di portare gruppi indie sul palco, seguiti da un dj set a più generi ma sempre in linea con la serata. Durante la serata classica del venerdì suono insieme a Dj Fooly (che è un grandissimo conoscitore di tutto oltre che un fratello), spesso con lo pseudonimo di Tobacco Brothers data la passione per il tabacco che ci unisce. Le altre serate si dividono tra feste (tra cui l'ultima il The Modern Age Party dove cerchiamo di mettere il meglio e a volte il peggio degli anni '00), dj set di artisti internazionali (quest'anno abbiamo avuto Erol Alkan e JD Twitch) e serate con gruppi più rock'n'roll con un dj set orientato sui 50's e i 60's. Si cerca di guardare la pista sempre, l'importante è che tutti siano felici… A Perugia ci sono degli ottimi dj!

A proposito dalla tua città, Perugia. Oltre ai bravi dj, com'è la scena musicale della città?
Ci sono diversi gruppi validi: The Soul Sailor and the Fuckers che hanno il disco in uscita ed è veramente bello, i FASK che ormai girano l'Italia in lungo e in largo, gli Zero Call (che sono usciti anche per Italo Italians), i Cayman the Animal, i Lovecraft in Brooklyn e molti altri. Ci metto anche i Tiger! Shit! e i Da Hand in da middle, anche se sono di Foligno. Non c'è una vera e propria scena comunque, ci sono varie realtà valide che spesso collaborano tra di loro. Come locali c'è chiaramente l'Urban, poi c'è il Red Zone sul versante house e il Serendipity a Foligno che vira più verso la techno. Entrambi questi club hanno degli ottimi resident. La cosa che purtroppo ormai manca a Perugia è il vivere il centro storico, complice l'amministrazione che ha aiutano lo spopolamento del centro, fino a qualche anno fa il fiore all'occhiello della città. Hanno chiuso la maggior parte dei locali e i pochi che resistono soffrono a causa di multe assurde e restrizioni di orario. Ed è un peccato perché Perugia è una bella città.



A proposito del progetto Italo Italians, l'etichetta di cui sei anche fondatore, per nome viene accostata subito all'italo disco e a quelle atmosfere '80s. Ma sentendoti di parlare di altri mille generi immagino che l'intento non sia solo quello. Che sound cercate?
Italo Italians nasce per la passione che ci accomuna per l'italo disco e per gli anni '80 non solo musicalmente ma anche cinematograficamente, per poi spostarsi anche verso altre cose. Non abbiamo un punto di arrivo visto che ci divertiamo molto. Le ultime uscite sono state varie: un ragazzo di Tel Aviv, Eyal Cohen, autore di un bellissimo ep, e Lavinia Claws & Hazy Boys che hanno pubblicato due tracce slow disco molto notevoli. La prossime uscite saranno il mio ultimo "Stasera che sera", con due remix d'eccezione: Scott Fraser e Brunito, e l'ep di remix dei DID di Torino, insieme ad altri amici della scena italiana.

Mi racconti meglio dell'ep?
Con i Did c'è un rapporto di amicizia che dura da qualche anno, hanno suonato diverse volte qui a Perugia e qualche anno fa gli feci anche un remix. Quindi l'idea di fare un ep è venuta quasi automaticamente, così come la scelta dei remixer. Abbiamo pensato che sarebbe stato bello coinvolgere altri amici nell'uscita, tutte persone che comunque credono nel progetto DID e che conosciamo personalmente: quindi GIVDA, Stato Brado da Torino, Lies e Capibara, Hello Again e il sottoscritto. Questo è il primo capitolo comunque, stiamo già lavorando alla seconda uscita di remix per un'altra band italiana.

Per dirla alla Cecchetto, ci consigli dei disc jockey italiani che fanno della bella roba danzereccia?
Dj Rocca in primis, quello che tocca (che sia Crimea X o con Dimitri From Paris o con Daniele Baldelli) è bello. Marcello Giordani, The Barking Dogs, i ragazzi della Slow Motion, Batongo Ditongo, Scuola Furano. C'è moltissimo… A livello di scena sulle label: oltre a Italo Italians da citare la To Lose La Track e la Black Vagina di Foligno.

Se penso all'italo disco mi vengono in mente soprattutto pezzi cantati, gente come Tom Hooker, Silver Pozzi e Den Harrow... Oggi c'è ancora quella visione per cui è più facile far girare un pezzo cantato che non?
Dipende dal pezzo e dalla serata. Molto spesso in termini di "dancefloor" il pezzo strumentale è più incisivo del cantato.


(Foto di Best)

Tornando ai tuoi remix, anche se non è proprio il tuo ultimo lavoro, credo che “Towers” di Bon Iver spieghi bene il tuo approccio: lavori sulle casse ma lasci intatta la voce del cantante, è un po' come se trasformassi un bel pezzo da ascoltare con le cuffie in qualcosa di bello da ascoltare in pista.
Sì, come dicevo moltissimi dei gruppi indie che ascolto non possono essere suonati quindi cerco di agire su quello. Il mio magari è un approccio molto pratico e può scontentare qualche purista, ma non importa: per me è molto bello vedere le persone ballare Bon Iver o Xavier Rudd o London Grammar, e riesce ad avvicinare a questi artisti anche persone che amano altri generi. E' per questo che spesso uso la dicitura "friday edit": perché quando lavoro a questi brani penso al Friday I'm in Rock, penso a volerli suonare lì. Se penso a uno degli "inni" del friday è “This Sweet Love” di James Yuill, nella versione edit di Prins Thomas: è molto simile all'originale ma ha molto più effetto in pista. E poi credo sia bello avere dei pezzi dedicati ad una serata, anche per le persone che vengono a ballare, dona un'idea di unicità.

Certo, aver portato quella delicatezza dei London Grammar in pista è stato un bel colpo, per non parlare di "Iris" del Biagio nazionale, dove invece hai eliminato il ritornello frignone. Poteva uscirne una di quelle operazioni risate facili e invece… Ma come ti è saltato in mente di rifare questo pezzo?
Biagio è una delle cazzate che sono solito fare: è qualche anno che con alcuni amici parlo di "Iris" come di una hit balearic, quindi un giorno mi sono messo al computer con le idee abbastanza chiare e ho aggiunto dei synth. Sono piuttosto soddisfatto del risultato, l'ho messa qualche volta e la risposta è alterna: alcuni mi guardano schifati, altri capiscono l'ironia. Gli stranieri apprezzano, fortunatamente non sono stati bombardati da Biagio come noi. Tempo fa avevo pensato di editare anche Nek: avevo iniziato, ma il tempo è tiranno e a volte preferisco fare qualcosa di più serio.

La sigla di "College" è già troppo bella per sperare in un tuo remix?
Credo sia intoccabile piuttosto la sigla di "Professione Vacanze", solo per rinfrescarla un po'.

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L'articolo Fab Mayday - From disco to disco di Elena Mariani è apparso su Rockit.it il 2013-12-05 00:00:00

Tag: remix dj

COMMENTI (10)

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  • Marcoclash1982 11 anni fa Rispondi

    Grande Fab, l'animatore di ogni mia notte universitaria! Speriamo di ripassare presto per Perugia!

  • Benemoth 11 anni fa Rispondi

    l'intervista è fatta bene, l'ep dei Did però ancora non è uscito, ma quando esce?

  • utente62786 11 anni fa Rispondi

    THE BIG FAB!

  • utente92939 11 anni fa Rispondi

    Poi scusate ma non capisco perchè dovete commentare un commento ad un'intervista, commentate l'intervista...

  • utente92939 11 anni fa Rispondi

    In una chiacchierata lunga due giorni ci parla di pezzoni indiepop, dei suoi dj set, di Biagio Antonacci e della sigla di "Professione Vacanze"...
    Un disco sold out in qualche ora?? E quante copie ne ha stampate per essere sold out in qualche ora?

  • giuseppe.trupiano.1 11 anni fa Rispondi

    "Due giorni di intervista ad uno pseudo Dj che è probabilmente conosciuto solo dai frequentatori del venerdì dell'Urban di Perugia..." tu che ne sai che son due giorni di intervista

  • Benemoth 11 anni fa Rispondi

    Tour inglesi, festival, moltissimi locali italiani, un disco sold out in qualche ora..come mai lo chiami pseudo dj?!

  • utente92939 11 anni fa Rispondi

    Caro Giuseppe, mi spiego meglio! Ma chi è questo Fab Mayday? Forse il Nicolas Jarr italiano? non credo proprio! Il pezzo di King Krule è molto bello così come lo ha fatto l'autore e lo ho adorato dal primo momento proprio per la mancanza di una ritmica matematica... Due giorni di intervista ad uno pseudo Dj che è probabilmente conosciuto solo dai frequentatori del venerdì dell'Urban di Perugia che, tralaltro, può sfoggiare un ben più noto e bravo Dj come Ralf. Si, forse il Pirla era fuori luogo, aimè, mi è scappato! Comunque Qui viene data la possibilità di commentare l'intervista ed io l'ho fatto...

  • giuseppe.trupiano.1 11 anni fa Rispondi

    @dolomanolo spiegati meglio -

    prima di chiudere gli occhi mi hai detto pirla
    una parola gergale
    non traducibile
    Da allora
    me la porto addosso
    come un marchio che resiste alla pomice
    Ci sono anche altri pirla nel mondo
    ma come riconoscerli ?
    I pirla non sanno di esserlo
    Se pure ne fossero informati
    tenterebbero di scollarsi
    con le unghie
    quello stimma

  • utente92939 11 anni fa Rispondi

    Ma quante minchiate spara questo qua... Il pezzo di King Krule lo ha rovinato con la cassa dritta! Mi sembra proprio un gran pirla!!!!