Indian Wells - Posti in cui non sono mai stato, ma che ho immaginato

Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Indian Wells per farci raccontare tutti i segreti del suo nuovo lavoro, tra New York e i monti della Basilicata.

Indian Wells
Indian Wells - Alessia Naccarato

"Pause" è il nuovo album di Indian Wells uscito lo scorso 9 Marzo per l'etichetta romana Bad Panda Records. I suoni che caratterizzavano il suo profilo si fanno più tirati, l'anima da dancefloor esce fuori più cristallina mantenendo comunque una piacevole serenità di fondo. Abbiamo fatto quattro chiacchiere con Indian Wells per farci raccontare tutti i segreti del suo nuovo lavoro, tra New York e i monti della Calabria.

Stamattina Facebook mi ha ricordato che due anni fa esatti eravamo finalmente riusciti a organizzare uno dei tuoi primi live, qui a Cosenza...
(Ride, nda) Ricordo che fu un'odissea riuscire a trovarmi.

Esatto. Oggi almeno è diventato più facile capire chi sei.
Ma l'ho scritto io stesso, ormai si era venuto a sapere. Anche se è stato molto divertente, potrei riprovare l'esperienza.

A proposito, in alcune interviste usi spessissimo la parola cambiamento e c'è anche un pezzo del disco che si chiama "Changes". Ti va di dirmi cos'è successo di così importante?
Ne sono successe diverse di cose importanti, sono passati tre anni da quando è nato Indian Wells e in questo lasso tempo è cambiata la mia vita privata, sono diventato un lavoratore full-time... "Night Drops" mi ha permesso di interfacciarmi con realtà che potevo solo sognare, suonare a Londra, negli Stati Uniti, sono tutte cose che hanno aumentato il mio grado di consapevolezza. Ho iniziato a capire che si faceva sul serio e quello è stato il primo cambiamento, forse quello decisivo, che è avvenuto soprattutto nella mia testa.

So anche che ti sei innamorato.
Mi sono fidanzato, sì.

Credo che "Pause" risenta di queste cose. È un disco molto più placido, trasmette una certa serenità di fondo. 
Sì, certo. "Night Drops" era abbastanza malato da quel punto di vista, era più lo-fi, suonava strano. Questo disco invece è più accomodante, diciamo così. È più ascoltabile, più immediato rispetto al precedente. A posteriori mi sono accorto che per "entrare" dentro "Night Drops" avevi bisogno di un sacco di ascolti, con "Pause" ho cercato in qualche modo di far arrivare la musica molto prima.

I primi quattro pezzi però sono abbastanza disorientanti. Sono costruiti su dei crescendo, mantengono questa cassa abbastanza dritta, è come se si sforzassero di tenere bada un'anima da dancefloor.  
Mi è venuto tutto naturale, saranno pure gli ascolti che sto facendo in questi anni, tanta elettronica inglese: Jamie XX, Jon Hopkins, James Holden, tante cose di Border Community... mi sono appassionato alla cassa dritta. E il primo a sorprendersi di questa cosa sono stato io, non ci avrei scommesso un euro. Io non ho esperienza da dj, non ho quindi tutto questo feeling con delle cose più spinte, eppure. Adesso sto lavorando a dei nuovi pezzi, addirittura sto alzando il bpm, magari il prossimo disco sarà pensato per il club, chi lo sa.

Ho ascoltato il remix che Jolly Mare ha fatto per "Alcantara", è molto esemplificativo di questo discorso.
Infatti ho voluto Fabrizio (Jolly Mare, nda) da subito. La reinterpretazione che ha fatto di "Alcantara", dando al pezzo quella chiave disco, mi è piaciuta tantissimo. Di remix che seguono questa scia ne arriveranno altri. Poi con Claudio di Bad Panda ci siamo inventati l'idea del contest, mettere in free download tutte le stems di "Alcantara" per permettere a chiunque di rilavorare la traccia a proprio piacimento. Stanno iniziando ad arrivare dei risultati interessanti.

Chi ti piace tra i nuovi producer italiani?
Mi piace Yakamoto Kotzuga, che tra l'altro ha anche partecipato al mio disco. Ma lo conoscevo già da prima e il suo nuovo lavoro è una sopresa, ma neanche più di tanto, perché i presupposti che facesse cose notevoli c'erano tutti. Sui partecipanti al contest preferisco non esprimermi ora, chiude il 31 Maggio, spero mi sorprendano in molti.

Posso chiederti com'eri tu a vent'anni?
Io a vent'anni non avevo ancora neanche iniziato a fare musica e ci ho messo un bel po' di tempo prima di tirare fuori qualcosa di decente. Di sicuro la "nuova generazione" di producer ha molta più dimestichezza con la tecnologia e un accesso molto più facile e diretto a una quantità enorme di informazioni. Dieci anni fa era tutto un po' più complicato, specialmente se vivevi in un paesino di mille anime in Calabria.

Torniamo al disco: la title-track è pensata veramente come una "pausa" da tutto il resto.
Sì, metterla lì in mezzo a spezzare è stata una scelta voluta. Credo che questo disco possa essere immaginato come un vinile, con un lato A e un lato B. Sostanzialmente ci sono due anime, una più spinta, che è quella dei pezzi con cassa dritta, che è l'anima più in movimento, e poi in mezzo ho messo questi droni, proprio per indicare un punto di svolta, l'inizio di un'altra fase. Infatti poi ci trovi il pezzo cantato e un altro in chiusura che è quasi ambient.

Ascolti tanta roba ambient?
Be', io ho iniziato ascoltando musica ambient, e secondo me quello è un gusto, un'attitudine che ti rimane nel dna. Tipo ora sono in fissa con un artista americano, Jefre Cantu-Ledesma, che prima aveva quest'altro progetto che si chiamava Colophon, fa musica ambient sporca, ti consiglio di ascoltarlo. Poi un sacco di classici, da Basinski a Brian Eno ad Arvo Pärt. Arvo Pärt l'avevo utilizzato anche per dei campioni di "Night Drops", mi affascina il modo in cui utilizza i cori, gli spazi.

Il pezzo con Matilde Davoli alla voce, "Games From The Yard", è una vera gemma. Quando vi deciderete a fare un disco tutto insieme?
Pensa che un sito inglese l'ha definita "il racconto di una grande storia d'amore cyberpunk". Anch'io sono molto soddisfatto di quel pezzo, poi Matilde è bravissima anche quando si tratta di interpretare cose non sue. In realtà di un disco insieme ne abbiamo anche parlato più volte, è che non riusciamo mai a trovarci coi tempi. Lei ora ha questo suo nuovo album in uscita ("I'm Calling You From My Dreams", nda) che è veramente bellissimo. Spero trovi spazio e riesca a uscire perché se lo merita.

Ci sono tanti luoghi presenti nel disco. Vogliamo provare a ricostruire una suggestione per ognuno?
Proviamoci, vai!

Iniziamo da Lipsia.
In realtà io a Lipsia non ci sono mai stato, è un titolo che ho dato così, sul momento, mi piaceva come suonava. La descrizione potrebbe essere proprio: un posto in cui sono mai stato ma che ho immaginato. In questo caso il luogo che caratterizza la traccia è la mia stanza.

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Poi c'è Alcantara.
Quest'estate ho fatto un viaggio in Sicilia con la mia ragazza e siamo stati in questo posto meraviglioso che sono le gole di Alcantara. In pratica è un canyon sotto il quale scorre questo fiume, che si chiama proprio Alcantara. Mi piaceva l'immaginario del luogo, secondo me descrive bene il pezzo, è un pezzo solare diciamo così, ci sono quei campanellini all'inizio che mi ricordano la pace che provavo.

"Mountains" c'entra in qualche modo col posto dove sei nato?
Sì, è un pezzo che ho dedicato al mio paese, San Donato di Ninea, un posto arroccato sulle montagne del Pollino, in Calabria. C'ho passato vent'anni della mia vita, ci sono molto legato. L'ho iniziato a scrivere lì, poi l'ho finito qua a Cosenza, non torno molto spesso in paese, giusto qualche fine settimana. La cosa che mi piacerebbe fare è organizzare prima o poi un live-set di Indian Wells in quei luoghi.

Infine c'è New York.
"New York Nights" descrive perfettamente la serata che ho passato dopo aver suonato a New York. È stata una serata abbastanza strana, però bella. Dopo aver suonato siamo stati in questo posto stupendo, a Brooklyn, dal quale si vede tutta New York. Descrive la profonda notte, ma non solo quella di New York, mi piace immaginare quella di tutte le grandi città dopo un certo orario.

Cosa ti ha lasciato il suonare lì?
Non era una mia prima volta all'estero, nel senso che avevo già suonato a Londra, e Londra era stata molto forte, perchè lì avevo visto cento persone comprare il biglietto solo per sentire me. Come dicevo prima è stato quello il momento in cui ho capito che qualcosina di buono stavo facendo. A New York in realtà non ero neanche emozionato, ero andato in vacanza perlopiù, quindi ero ancora un po' spaesato. Se c'è una cosa che ho imparato è che suonare a luglio a New York non è proprio il massimo, faceva un caldo allucinante. La prossima volta magari ci torno con un clima più mite.

Perchè dedicare un pezzo a Massimo Vignelli?
Ho scoperto Massimo Vignelli due anni fa, e da lì mi si è aperto un mondo. Vignelli è stato quello che ha realizzato i cartelli delle stazioni ferroviarie, ad esempio, e una miriade di altre cose in cui ti imbatti ogni giorno. Allora lì capisci l'impatto che una singola persona ha avuto sulla società moderna e questa cosa obiettivamente ti sconvolge. Claudio mi aveva girato un'intervista bellissima, realizzata da Debbie Millman, in cui gli veniva chiesto cos'era per lui la spazzatura. Ho preso questo pezzo e ho iniziato a usarlo nei miei live. Poi purtroppo lui è venuto a mancare l'estate scorsa e allora, in segno di tributo, ho deciso di omaggiarlo inserendo quel pezzo nel disco. Che poi se osservi il retro della cover puoi notare chiaramente quanto sia ispirato a Vignelli. Jonathan Marsh, il ragazzo che ha curato tutto il concept grafico di "Pause", è totalmente innamorato di Vignelli, e anche il sito web che stiamo realizzando sarà molto "vignelliano".

Ho trovato una citazione di Vignelli in cui dice: "L'attenzione ai dettagli richiede disciplina". Per quello che so, credo ti rappresenti bene.
È vero, in questi due-tre anni sono diventato più disciplinato, ma non lo ero assolutamente fino a "Night Drops". Adesso prima di far uscire un pezzo ci penso due volte. La selezione di "Pause" ad esempio è stata molto dura, c'erano diverse tracce ma volevo solo pubblicare quelle che secondo me rappresentassero al meglio questi tre anni.

A proposito di disciplina, come va col tennis?
La vita del tennista è fatta di disciplina, magari non quella di McEnroe, magari non la mia. Sono sempre un appassionato, quando ho tempo lo seguo ovviamente, è che non lo sto praticando. Ora che arriva la bella stagione torno a farci un pensierino dai, promesso.

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L'articolo Indian Wells - Posti in cui non sono mai stato, ma che ho immaginato di Marcello Farno è apparso su Rockit.it il 2015-04-07 08:00:00

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