Tutte le band del nuovo italian sound

In principio era Morricone. E con lui Rota, Micalizzi, Umiliani e tanti altri... ma chi sono, oggi, gli eredi di quell'immaginario sonoro?

- Immagine via Larry Manteca, "Escape from Nibiru"

In principio era Morricone. E con lui Rota, Micalizzi, Umiliani e tanti altri... i grandi delle colonne sonore, insomma. Che fossero capolavori d'autore o b-movie, musicarelli o poliziotteschi, i compositori della scuola italiana hanno lasciato un'impronta indelebile e hanno contribuito a creare un immaginario che resiste e affascina ancora oggi.
Un immaginario musicale che in questi ultimi anni è tornato prepotentemente alla ribalta anche nella scena indipendente, sia quando è legato a produzioni cinematografiche/televisive sia quando è la musica stessa a creare atmosfere cinematiche.

Le diramazioni di questo "nuovo italian sound" sono sostanzialmente due, che potremmo far incarnare ad altrettante formazioni rodate che, se forse non sono state le prime in assoluto a riprendere i filoni di riferimento, più di altre sono riuscite nella rara impresa di convincere tanto il pubblico dei concerti (italiano ed estero) quanto la critica e gli addetti ai lavori: sto parlando di Calibro 35 e Ronin. Non a caso entrambe le band affiancano alla produzione discografica autonoma quella per il cinema/tv ("Said" e "Sogni di gloria" per i primi, "Vogliamo anche le rose" e "Il terzo tempo" per i secondi).

I Calibro 35 rappresentano, per così dire, la squadra del funk. Quello degli anni '70, di Shaft e dei poliziotteschi, del basso pulsante e dei riff di fiati. Un funk che hanno approcciato, agli inizi, in modo molto filologico e rispettoso, per poi trovare negli anni una propria cifra stilistica originale che gli ha consentito escursioni sempre più convinte in mondi collaterali e un seguito invidiabile.


I Calibro 35 non sono ovviamente gli unici a proporre questo genere: da Roma ad esempio ha fatto molto parlare di sé l'esordio de La Batteria, progetto partito dalle libraries della Flipper Records e sviluppatosi in band affiatatissima anche dal vivo.


Da Prato La band del Brasiliano, anche qui un progetto che sembrava limitato all'incisione di una colonna sonora ("La banda del Brasiliano") e che invece è sopravvissuto, incidendo un bel disco che alterna riletture e originali.


Viene invece da Milano Larry Manteca, che col cinema non ha mai collaborato se non idealmente, ma che col suo mix di funk, afro-beat e jazz, con flirt ambient, potrebbe tornare utile a qualche videomaker in cerca di colonne sonore.

Una band storica del funk che spesso e volentieri flirta con le atmosfere da colonna sonora (anni Settanta, ma non solo) è quella dei piacentini Link Quartet, che nel loro ultimo disco si sono inventati un concept "spaziale".


L'altro filone, quello incarnato dai Ronin, rimanda alle atmosfere dello spaghetti western, incrociandole non di rado con la psichedelia e le varie ramificazioni della musica americana, folk, blues, country e via così. Nati nel 1999, hanno attraversato molte fasi mantenendo comunque un suono riconoscibilissimo, dettato in primis dalla chitarra di Bruno Dorella e da un'apertura alle sonorità del post-rock e dell'ambient.


Veterani della scena romagnola, con trascorsi anche nell'ambito della colonna sonora propriamente intesa ("Zoran il mio nipote scemo"), i Sacri Cuori affiancano alle influenze sopradette un lavoro particolarissimo sulla canzone e sulla tradizione italiana (per dire, in alcuni loro brani ci sono anche elementi di liscio) che ha trovato il compimento nell'ultimo disco "Delone", apprezzatissimo anche all'estero.


Tra gli imprescindibili del filone spaghetti western non possono mancare i bresciani Guano Padano, già al fianco di un grande ricercatore di suoni come Capossela, che sin dai loro esordio nel 2009 inseriscono elementi di jazz avanguardistico, accenni di surf rock ed elettronica per declinare alla contemporaneità un genere che molto può ancora dare alla musica italiana (e non solo).


Più legato alla tradizione blues, ma con vari rimandi desertici e anche world, Adriano Viterbini da solista ha un suono che farebbe la felicità di tanti registi. Il suo ultimo, bellissimo disco ha un titolo tutt'altro che casuale: "Film-o-sound".


Meno noti, ma non meno interessanti, sono i romani 2Hurt, quintetto con solide radici nell'americana e una passione mai nascosta per il Paisley Underground: non è un caso che al loro penultimo album, quello più strumentale e cinematico, "Mexico City Blyes", abbia collaborato uno come Van Christian dei Green On Red.

Stesse zone di provenienza e stessa etichetta per i Rubacava Sessions, che hanno da poco esordito con un interessante album dalle atmosfere morriconiane.

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Veneti sono invece i Peluqueria Hernandez che, come il nome lascia intuire, spostano leggermente le coordinate più a sud del confine nordamericano, sovrapponendo stilemi anche dal mondo latin, ma senza dimenticare latitudini più europee.

La panoramica è ovviamente parziale, perché molte altre band andrebbero menzionate, sia nei due filoni sopra citati sia al di fuori di essi: per esempio i Mokadelic, che da diversi anni scrivono ormai esclusivamente (ed egregiamente) per il cinema e la tv. La loro ultima fatica è la colonna sonora della serie Gomorra, distribuita in tutto il mondo.

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O i Dining Rooms, col loro suono tra jazz e psichedelia urbana, che in passato hanno già prestato brani a due film e a serie tv americane come C.S.I. e Six Feet Under, e sono da poco tornati con un interessantissimo nuovo lavoro.

Oppure i Giardini di Mirò che, dopo la colonna sonora di un film come "Sangue. La morte non esiste" (2006), negli ultimi anni hanno approfondito un lavoro sulle sonorizzazioni di classici del cinema muto come "Il fuoco" di Pastrone e "Rapsodia satanica" di Nino Oxilia.

O i Grimoon, che con il loro ultimo disco hanno prodotto anche un affascinante film d'animazione da cui è inscindibile, e che viene sonorizzato dal vivo nei concerti.

O ancora gruppi dal suono più composito, che non hanno mai affiancato al loro lavoro discografico quello per il cinema o la tv ma che potrebbero, chissà, farlo in futuro. Siano essi storici, come i Julie's Haircut...


... o nuovi, come Winstons, Glincolti, Banda RulliFrulli... e si potrebbe continuare per molto.

 

 

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L'articolo Tutte le band del nuovo italian sound di Silvio Bernardi è apparso su Rockit.it il 2016-01-13 12:17:00

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