Breve storia della musica erotica italiana

A un certo punto della vita, tutti hanno guardato almeno una commedia sexy all’italiana, ma non necessariamente tutti hanno mai prestato ascolto alle musiche di sottofondo.

11/03/2016 - 12:21 Scritto da Alberto Giusti

A un certo punto della vita, tutti hanno guardato almeno una commedia sexy all’italiana (seppur distrattamente facendo zapping sui canali Rai la mattina), ma non necessariamente tutti hanno mai prestato ascolto alle musiche di sottofondo.

Tralasciando luoghi comuni e considerazioni da spogliatoio, la storia che si cela dietro il genere erotico, e in particolar modo a quello degli anni '60 e '70, rappresenta l’evoluzione della nostra società in fatto di tecnologia, abitudini comportamentali, e ovviamente dal punto di vista dei gusti musicali. Se pensiamo al decennio in questione, la rivoluzione sessuale portata avanti dai movimenti per i diritti civili ha di certo sdoganato quello che un tempo era un tipo di pellicola destinata alla visione clandestina, perennemente esposta al rischio censura (negli Stati Uniti esisteva il Codice Hays, che dettava regole scrupolose cui attenersi per qualsiasi tipo di film prodotto) e tra l’altro sprovvista di qualsiasi contributo musicale.

Solo con l’avvento della pellicola da 35 millimetri si ebbe infatti necessità di sonorizzare questo tipo di produzioni, divenute in breve tempo da voyeuristiche collezioni private a vero e proprio oggetto commerciale da rendere appetibile per una neonata e specifica fascia di consumo, favorita anche dalla nascita dei primi cinema a luci rosse. Facile allora pensare ai generi musicali che stavano cavalcando l’onda del mercato di quell’epoca: musica funky – già per altro utilizzata in molte serie tv come Shaft, musicata da Isaac Hayes, o la celeberrima sigla di Starsky & Hutch - acid jazz, rock psichedelico, che si mescolavano e fondevano insieme, dando vita così al genere Sexploitation tipico dei film erotici a basso costo di quel tempo, che univa la necessità di distanziare il pubblico dalle immagini di sesso esplicito alla funzione ricreativa e di packaging. Un modo come un altro per dare colore e dignità artistica a pellicole altrimenti destinate ai più bassi istinti animaleschi.

Lo sviluppo dell’industria cinematografica per adulti ha quindi dato la possibilità a molti musicisti di confrontarsi con un tipo di esperienza che, a livello italiano, ha coinvolto grandi nomi quali Riz Ortolani, Piero Umiliani – autore delle musiche de "La soldatessa alle Grandi Manovre" di Nando Cicero – e anche il maestro Ennio Morricone, a dimostrare come quello che inizialmente era concepito come mero sottofondo d’intrattenimento divenne ben presto un genere indipendente e con una certa dignità intellettuale. Il primo film erotico uscito in Italia fu "Emanuelle In America", con la regia di Joe D’Amato, del 1976, la cui colonna sonora fu affidata a Nico Fidenco; successivamente D’Amato ricorse ad altri grandi musicisti italiani per le sue pellicole, come nel caso di "Orgasmo Nero" del 1980, le cui musiche furono affidate a Stelvio Cipriani – già arrangiatore di film poliziotteschi quali "La polizia ha le mani legate", "Quelli della calibro 38" e "Torino violenta" – e Alessandro Alessandroni, passato alla storia per aver prestato il suo fischio alla Trilogia del Dollaro di Sergio Leone, con il quale collaborò nel film "Porno Esotic Love" del 1980.

Un altro grande musicista e compositore del genere erotico all’italiana fu Berto Pisano, autore del motivetto sexy e civettuolo Tupitupitupà (titolo originale “In pieno sole”, 1982) presente nelle scene piccanti alcuni film che costituiscono la saga di Pierino, con protagonista Alvaro Vitali, nonché delle musiche di grandi pellicole di culto quali "Decameroticus" di Pier Giorgio Ferretti e "La Collegiale" di Gianni Martucci.
Grandi nomi della musica misero il proprio genio al servizio del genere erotico italiano, che riuscì in alcuni casi a destare scandalo e interesse anche al di là dei confini nazionali, diventando così fenomeno globale: è il caso di "Ultimo tango a Parigi" del 1972, in cui il regista Bernardo Bertolucci si avvale della collaborazione del grande jazzista e sassofonista argentino Gato Barbieri, che ha anche collaborato con Ennio Morricone all’assolo del brano “Sapore di sale” di Gino Paoli.

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Un altro caso emblematico di come una musica nata per un film di serie B sia stata utilizzata per grandi produzioni estere è il caso del brano “Mah-Nà Mah-Nà”, composto anch’esso da Piero Umiliani per il film “Svezia: paradiso e inferno” di Luigi Scattini del 1968. Nato come pseudo-documentario sulle abitudini sessuali del popolo svedese, la pellicola di Scattini utilizzò il brano in questione per una scena in cui alcune giovani svedesi fanno una sauna all’interno di una tipica casetta in legno; successivamente, il medesimo brano fu utilizzato sia all’interno del programma Sesame Street, il celebre show d’intrattenimento britannico per bambini, sia per uno sketch televisivo dei Muppets, nonché uno dei temi musicali presenti all’interno del Benny Hill Show. Il successo riscosso da questo brano fece sì che la casa discografica Derby ne incidesse un 45 giri nel 1975, a ulteriore dimostrazione di quanto il genere dei B-movies fosse diventato un fenomeno culturale di massa.

Ma quanta influenza ha una colonna sonora all’interno di un film erotico o pornografico? Secondo la dottoressa Chauntelle Anne Tibbals, sociologa ed esperta di pornografia, la musica può creare un giusto sottofondo, in base al quale la fruizione della pellicola può aumentare o meno la stimolazione erotico-sessuale. È dunque l’atmosfera creata, quella che contribuisce a rendere un film ancora più gradevole; e in un’epoca dominata dalla cinematografia amatoriale, in cui il tocco d’autore è considerato del tutto pleonastico rispetto alla destinazione d’uso, l’utilizzo di una buona colonna sonora è ancor di più fondamentale.

Stando alle parole di Peter Warren, senior editor di AVN, celebre rivista per adulti statunitense, il buon commento musicale distingue la produzione professionale dal film porno casalingo, delineando un gusto ed una cifra stilistica che non sono ancora del tutto perse. Lo dimostra il fatto che agli AVN Awards, vale a dire gli Oscar dell’industria pornografica, vi siano categorie quali “Miglior canzone originale” e “Miglior colonna sonora”: una conferma di come l’eredità di un passato glorioso, che ha dato vita a musicisti straordinari e professionisti di prim’ordine, venga ancora oggi riconosciuta e premiata, nonostante il cinema erotico non se la passi più molto bene.

 

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L'articolo Breve storia della musica erotica italiana di Alberto Giusti è apparso su Rockit.it il 2016-03-11 12:21:00

Tag: storie

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