Genova e Padova, le nuove culle del rap italiano

Due città che si guardano, da est ad ovest, raccontate dai suoi protagonisti

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Genova e Padova sono due città del Nord che quasi si guardano, una all'opposto dell'altra, ovest ed est a confronto. Entrambe ospitano due importanti scene hip hop, che affondano le loro radici negli anni '90 e vivono ora una rinascita con molti nuovi nomi interessanti. Diverse nel background e nelle tematiche, nell'approccio alle basi e alla scrittura, le due città si stanno affermando come punti di riferimento per il rap italiano, grazie all'eredità di chi ha importato la cultura hip hop in città e ai nuovi nomi che stanno cambiando la scrittura, tanto da aver influito non solo sullo stesso rap ma sulla musica italiana in generale.

Albe OK e gli altri

Genova è una città che nel rap ha sempre dovuto fare i conti con Milano (come molte altre città dopotutto), infatti è da Milano che arrivano le influenze maggiori ed è sempre a Milano che tocca spostarsi quando si cercano delle strutture più grandi. È stato così per la rivista Aelle, che dal centro storico di Genova, in via delle Grazie, si è dovuta trasferire a Milano, ed è così anche per i rapper genovesi. A confermare tale teoria è lo stesso Albe OK, figura storica del rap genovese e fondamentale per la comprensione dell'evoluzione del rap della Lanterna: "Genova è incuriosita un po' da quel che succede in tutti i grandi centri della penisola ma sicuramente l'influenza maggiore arriva da Milano, oggi come dieci anni fa. Per quel che riguarda l'estero invece riceve le stesse influenze delle altre realtà italiane, anch’esse spesso filtrate dalla sopracitata Milano". Albe OK inizia a fare sul serio dal 2004 insieme al socio Dj Kamo, altro storico esponente della scena genovese. Prima di diventare Albe OK, intorno alla fine degli anni '90, l'Hip Hop a Genova era già vivo e organizzato: "Credo che rispetto ad oggi l’Hip Hop venisse percepito un po’ più come un qualcosa che dovesse unire, tenendo a stretto contatto le 4 discipline. Era una novità e chi ne faceva parte si sentiva davvero diverso rispetto agli altri ragazzi. Quando i miei amici/compagni di scuola ascoltavano Gabry Ponte e andavano in discoteca il sabato pomeriggio, io andavo alle prime jam, andavo a vedere i bboys ballare mettendomi in un angolo. Ero attratto da quel mondo ma ne ero un po’ intimorito al tempo stesso, perché capivo che si trattava di una realtà fatta di regole non scritte. E mi premeva conoscerle tutte prima di espormi e dire «ehi, ci sono anche io»".

(Albe OK)

I punti di riferimento in quella Genova erano vari, alcuni lo sono ancora oggi. Oltre alla sede di Aelle c'era la Longines, Piazza della Vittoria o i Giardini Govi dove i ragazzi si riunivano e i ballerini si allenavano a tempo di musica. "Nei vicoli del centro storico c’era One Love, uno dei pochi negozi di dischi dove poter reperire anche il rap italiano", spiega Albe OK, "c’erano e ci sono location conosciute e location segrete per il writing. Sui treni in stazione c’erano i graffiti del Duo Dinamico (Blef e Dafne) e degli ACD (Sherif e Tabo), sui muri c’era Kaso con i suoi Gibbi e ovviamente lo stesso Blef, secondo me unico vero King del writing genovese. C’erano le serate organizzate dai Fratelli/BeeDown, in inverno al Fitzcarraldo (storico locale in piazza Cavour, oggi divenuto una Posta), in estate al Blunt (locale sulla spiaggia a Sturla, a un passo da dove abitavo io)".
Per quanto riguarda la musica, il nome più noto era quello di Dema, con cui Albe OK ha realizzato un disco nel 2009 ("Grezzo"), "Dema era un "maestro di cerimonia" anche nella vita lontana dal palco", ricorda Albe, "capace di tirare in mezzo i nuovi arrivati con la sola volontà di far crescere la scena. Rappava insieme al socio Laid e fecero un demo in cassetta che consumai, si intitolava "Manca ancora un po' di tempo". La loro crew si chiamava La Congrega. Un altro gruppo forte dell'epoca erano I Superbi, anche conosciuti semplicemente come Filo e Giova. Il primo mixtape made in GE che ho ascoltato è stato "1999 l'Era del Warzone" di Dj Kamo, dove erano contenuti vari pezzi dei giovani mc's genovesi dell'epoca. Intorno al 2001 quando iniziai ad avere i primi veri contatti con la scena, il gruppo/collettivo più in vista erano i TDB (Dema, Valentini, Dj Kamo) e i Magnitudo10, in cui entrai a far parte qualche tempo dopo. Per quanto riguarda il breaking ricordo che c'erano Cedy, Soka, Blef, Kaso, Shai, Sonico e la Fou".

La nascita dello Studio Ostile e la nuova scuola di Genova



Intorno al 2010 la storia di Albe OK si intreccia con quella di Demo dello Studio Ostile, luogo in cui Albe inizia a registrare i suoi nuovi brani. Demo è oggi la figura che rappresenta il motore principale della scena genovese. Lo Studio Ostile nasce tra il 2006 e il 2007, il nome è legato proprio alle condizioni in cui Demo si ritrovava a registrare le prime cose: una piccola stanza dove c'era giusto il minimo indispensabile per la registrazione dei pezzi e nient'altro. Gli intenti sono i più genuini possibile, c'è solo voglia di registrare e fare uscire musica dalla stanzetta ostile ma soprattutto c'è la voglia di far conoscere Genova davvero a tutti e farlo in maniera definitiva. Dal 2009 al 2011 Demo si imbarca in una nave da crociera dove ha la possibilità di perfezionare le sue abilità da fonico. Non si tratta di una pausa però, i ragazzi a Genova continuano a scrivere, e quando Demo torna a casa per quel mese o poco più si registra senza sosta, 13-14 ore al giorno. Il lavoro avanzato Demo se lo porta in nave e durante i giorni in crociera trova il tempo per sistemare i pezzi registrati. Terminata l'esperienza in mare Demo realizza che si può rischiare, lo studio si allarga (dal 2006 ad oggi sono cambiati 4 studi) e si investe sulle macchine. Demo stringe la cinghia e tiene duro, i sacrifici sono molti ma la scommessa darà i suoi frutti. Il 2011 è l'anno di Moreno e della vittoria al Tecniche Perfette, l'anno dopo sempre Moreno prende parte a Spit e Genova sembra essere a un punto di svolta rispetto agli anni passati. In questi anni Demo ha capito che Genova stava maturando e che da lì a poco avrebbe mostrato all'Italia intera il talento dei suoi esponenti. Durante la lunga chiacchierata ho chiesto a Demo un paio di caratteristiche che secondo lui contraddistinguono il rap genovese, quelle che ti fanno riconoscere il rap made in GE dalle altre scene italiane. Demo parla prima di tutto di spontaneità, caratteristica evidente nel rap di Genova: i ragazzi vivono davvero le esperienze raccontate nei loro testi e quando le raccontano lo fanno senza troppe sovrastrutture. La seconda caratteristica riguarda l'aspetto musicale e l'assenza di paletti e barriere fra i sottogeneri del rap. I rapper di Genova si confrontano con qualsiasi cosa, non esiste la dicotomia fra commerciale e underground, boom bap contro l'ultima tendenza musicale, registrano su qualsiasi input, e questo è qualcosa che in molte parti d'Italia non esiste. "Basta ascoltare il tape che anticipa "Orange County" di Tedua per rendersene conto o "Julian Ross" di Izi, al cui interno trovi l'autotune ma trovi anche un pezzo come "Scriptina", complesso e del tutto lontano dalle produzioni attuali italiane. Ma questo vale anche per i più grandi, vale anche per esponenti storici di Genova come Albe OK che nonostante prediliga suoni più classici si mette costantemente alla prova con scelte musicali lontane dal suo abituale campo di azione".
Alla stessa domanda ha risposto Albe OK che a tal proposito ha detto: "Tormento, in un'intervista fatta qui a Genova nel 2008, ad una domanda sulla scena genovese rispondeva più o meno così: Genova la trovo una città cruda ma allo stesso tempo reale. Genova smonta il lato fashion dell'Italia che prova a darsi un tono senza riuscirci. Ecco, in passato questa poteva essere una caratteristica della nostra scena e del nostro rap. Per alcuni lo è anche oggi, ma non c'è un'unica direzione. A livello generale, dopo il boom degli ultimi anni noto essere maggiore la volontà di omologarsi alle nuove tendenze, più che di cercare una propria identità. Detto questo mi sentirei di dire che il sentimento che più si legge fra le righe dei rapper genovesi sia il bisogno di rivalsa".

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La Milano-dipendenza è diminuita proprio negli ultimi 4, 5 anni, in cui più di altri mini cicli storici la scena genovese ha preso consapevolezza dei propri mezzi. Due sono gli artisti nuovi che più di altri hanno lasciato e stanno lasciando un'impronta diversa, Dala Pai Pai e Izi. Dala ha alzato l'asticella con l'uscita di "Golden Horn", album pubblicato lo scorso 2015, fra i più bei lavori rilasciati dalle nuove proposte. La stessa identica cosa si percepisce ascoltando il ragazzo di Cogoleto, e quando nell'intro di "Julian Ross" scrive "se mi pagano stasera mangerò qualcosa, oltre al solito pane di merda con due uova". Quel disagio vissuto si riesce quasi a toccare con mano, come se la voce del rapper sia una matita in grado di dipingere quella realtà su tela e fartela ammirare anche se solo con l'immaginazione. Non possono essere dimenticati inoltre altri nomi che in questi ultimi anni hanno contribuito a far crescere la città, come quello dei mitici Zero Plastica, Pensie, Italo, Outrack, gli Ultimi AED, gli Zena Art Core o i Full Clip Team (in entrambi ha militato anche Albe OK) o di giovanissimi che stanno crescendo giorno dopo giorno come Tedua, Jack Out, Met, Bresh, Zero Vicious, Vaz Tè, ma anche lontani dal circuito Studio Ostile come i Mad Boys di Bolzaneto, i Blazers Crue o i Funky Skillerz. Interessante come sia con Demo che con Albe OK la chiacchierata termini con molto ottimismo rivolto al futuro. Demo sta pensando di evolvere il marchio del suo studio in una label vera e propria, cosa che in parte già accade seppur non ufficialmente. Albe OK ha un'idea simile e non esclude che in futuro possa aver voglia di dirigere artisticamente un collettivo di giovani promesse con cui poter condividere un certo tipo di visione.

Max Mbassadò e l'alba della scena Hip Hop padovana

Se Genova sta cercando di affermare la propria indipendenza da Milano, il rap di Padova, così come tutta la sua scena Hip Hop alla fine degli anni '80 e inizi '90, ha sempre dovuto fare i conti con quella che può essere definita una concorrenza buona all'interno della regione. Padova si è sempre confrontata con realtà come quella di Treviso, di Vicenza, di Venezia, di Verona e tutta la costa adriatica, che hanno una loro identità ben definita, a loro volta influenzata da quelli che erano i contesti sociali in cui si sviluppavano. Basti pensare a Vicenza, una città musicalmente segnata dal contatto con più di 10.000 cittadini statunitensi alloggiati presso la base militare USA nella Caserma Ederle, città in cui ha trovato spazio uno dei tempi della black music in Italia, il famoso Palladium, nato grazie alla mente del compianto Dj Ciso. Un palco dove per questi ed altri motivi si è sempre preferito la musica da club che quella promossa nelle serate del CSO Pedrodi Padova nei suoi primi anni.

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La figura più importante dell'Hip Hop a Padova è probabilmente quella di Max Mbassadò, un vero e proprio pezzo di storia dell'Hip Hop italiano. È lui che contattiamo per farci raccontare cosa c'era a Padova agli esordi e come si evoluta la scenda doppiaH nella città veneta. Max Mbassadò nasce a Milano ma poco dopo si sposta a New York per via del lavoro del padre, successivamente si trasferisce in California e dopo ancora in Olanda, a Eindhoven. A 18 anni è di nuovo in Italia ed è già una testa Hip Hop sette giorni su sette. Quando arriva a Padova, racconta Max, di rime non se ne facevano molte ma esisteva un'importante scena writing e breaking. I breakers erano soliti riunirsi in un luogo centrale di Padova, vicino la stazione delle corriere, che i ragazzi chiamavano Le Banche, un luogo di riferimento tuttora per i bboy di Padova e zone limitrofe. Lo stesso Max si ritrovava spesso in quel contesto provando di tanto in tanto a mettersi alla prova con altri ragazzi con i primi freestyle di rap. Intorno alle Banche, tra la fine degli '80 e gli inizi del '90, è nata la celebre EAD, la Escuela Antigua Disciples, fondata da Boogie, Zhana, Stand e Max Mbassadò stesso che il pomeriggio si incontravano per ballare sulla superficie di marmo ai piedi del palazzo che sorgeva nelle Banche. È proprio in questo luogo che la scena Hip Hop padovana ha preso vita ed è sempre qui che la EAD ha sviluppato la sua personalità legata al writing, nomi come lo stesso Boogie, Made, Joy, Zagor, Peeta, Vires, Trace, Noem, Yama, e i writer della S.P.C. Crew hanno fatto la storia del writing a Padova. Da un punto di vista musicale Max spiega che ai tempi ci si limitava a fare freestyle e a osservare come si muoveva il resto d'Italia, si prendeva il treno e si andava a Bologna, si guardavano i live degli Onda Rossa Posse, dell'Isola Posse All Stars, di Kaos, di Dj Gruff, "eravamo dei fruitori di musica più che dei protagonisti attivi". Il modo più facile per ascoltare musica erano i vari Zulu Party: in quelle occasioni che si facevano le prime conoscenze e si aveva la possibilità di confrontarsi. Ovunque ci fosse un Zulu Party si prendeva il treno e si andava, a Torino, Bologna, Firenze, Milano. Anche a Padova si organizzavano gli Zulu Party, lo si faceva proprio in quel CSO Pedro, e come accadeva da altre parti d'Italia anche a Padova l'occasione era buona per mettere in mostra le proprie abilità, e i rapper di allora, grazie agli open mic, avevano la possibilità di esibirsi. La realtà rap padovana comincia quindi ad avere una propria identità a partire dagli Zulu Party. I primi importanti gruppi sono stati quelli di Max Mbassadò, prima con i Sacco e Vanzetti Syndicate e dopo con i Note al Margine, due gruppi in cui era coinvolto un certo H.C. Rebel, uno dei più importanti turntablist che abbiamo ancora oggi in Italia. Altra occasione per farsi notare al microfono erano le serate organizzate nel già citato Palladium di Vicenza. Insieme all'attività di mc's Mbassadò in quei periodi aveva iniziato a portare avanti quella che oggi è la sua attività principale, quella di organizzatore di eventi. Tra le serate organizzate al Pedro con il collettivo MoveOn Fam e il lavoro svolto con la Manhattan Agency di Chioggia, Max è riuscito a portare in Italia nomi storici del Hip Hop statunitense, artisti come i Gang Starr, Run Dmc, Rakim, Naughty By Nature, Krs One, Dilated Peoples, e molti altri ancora.

OdioTribale, Massima Tackenza e "Diecimila lire"



I lavori fatti da Max Mbassadò con il Syndicate e i Note al Margine aprono le porte a una generazione di rapper che darà vita a una vera e propria scena locale, di anno in anno sempre più matura. Prima con i Dozhens (costola della S.P.C. Crew) che nel 1998 pubblicano l'album d'esordio "DHS", e poi con il collettivo OdioTribale, formato dal rapper della Stanga. Inizialmente tutto gira intorno al collettivo OdioTribale, formato dal rapper della Stanga Karma 22 nel 2003. Nel corso degli anni si sono alternate al suo interno le presenze di vari nomi italiani e non come Dj Pinzee, WildNove, X-Mc Fatal, Benza, Fore, Bomber Citro, Drewligan. A nome del collettivo non verrà rilasciato mai nessuno lavoro, solo nel 2011 Karma presenterà "Conoscitenza" sotto il nome del collettivo OdioTribale. Negli anni tra il 2003 e il 2011 sono stati pubblicati molti lavori paralleli dei membri che di volta in volta entravano e uscivano dal collettivo, tra cui "Aria rarefatta" e "Sangue, sudore e lacrime" della coppia Fore e Karma 22 o "Prigioni" di Dj Pinzee e WildNove.
Da un punto di vista dei contenuti l'attenzione è focalizzata soprattutto su tematiche di importanza sociale legate agli avvenimenti che allora caratterizzavano la cronaca padovana. Simbolici a riguardo brani come "Te lo sconsiglio" di Karma 22 o "La mia città 2005" contenuta proprio in "Sangue, sudore e lacrime". Per quanto riguarda le produzioni musicali queste erano invece tutte legate al tradizionale boom bap, anche se proprio Karma ha sempre stupito come beatmaker per la sua ricerca di campioni spesso lontani dai più tradizionali brani soul, funk o jazz ma più latini, in qualche modo una ricerca verso una propria identità musicale, ecco quindi brani come "Anima in castigo" con il loop di chitarra spagnola a reggere la traccia o l'atmosfera cubana riprodotta nella title track di "Aria rarefatta". Dagli OdioTribale in poi molte sono state le evoluzioni che il rap padovano ha subito grazie soprattutto all'arrivo di nuovi rapper e collettivi. Molto si deve senza dubbio ai Massima Tackenza, collettivo nato circa dieci anni fa, quando i punti di riferimento principali erano proprio Max Mbassadò e gli OdioTribale di Karma 22. Abbiamo approfonito la nascita del gruppo con uno dei suoi esponenti, Mekoslesh, anche membro della crew Trve Vandals e fondatore del Vandaland Studio che oggi è considerato un importante punto di riferimento tra le giovani leve padovane. L'obiettivo principale del collettivo, oggi composto oltre che da Meko anche da Bomber Citro, Buzz e Dutch Nazari, era ovviamente quello di far crescere la scena padovana e confrontarsi al meglio con le realtà venete concorrenti, i rapper della Laguna, quelli di Treviso o quelli di Vicenza. Contesto importante per farsi notare all'inizio erano i live che prendevano vita a Mestre durante il "Block Party" organizzato da Shocca: si trattava di un contest fra gruppi in cui si aveva la possibilità anche di ascoltare e aprire i concerti dei guest star di turno. Le caratteristiche musicali del gruppo erano molto vicine a quelle dei colleghi di OdioTribale e l'attenzione dei testi era sempre incentrata sugli aspetti più importanti della cronaca sociale padovana.

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Padova ha continuato a mantenere un rapporto molto stretto tra rapper e writer. "Trve Vandals", spiega Mekoslesh, "nasce nei primi anni del 2000 per valorizzare la scena writing del Veneto. Il suo fondatore, Wiser, voleva riunire sotto un'unica famiglia writer con la stessa attitudine alla disciplina, allo stesso tempo però voleva conferire all'arte visiva anche un'espressione musicale che da lì a poco riuscì a concretizzare con l'entrata nella crew di Karma 22, Drewligan e TaCash a cui in un terzo momento si aggiunse anche Mekoslesh. La figura di Meko è fondamentale, grazie al Vandaland Studio è riuscito a fare da collante tra la vecchia, la nuova scuola e le nuovissime leve". Lo studio, nato circa tre anni fa è diventato un punto di riferimento soprattutto per queste ultime, ragazzi come Skilletti Favelas, Croce o il giovanissimo Tony Boy passano tutti dal Vandaland Studio per registrare le proprie strofe, ragazzi che insieme a tutta la Fuori Serie Click stanno ricamando nuove vesti per il rap padovano. Non è un caso che uno degli album più interessanti dello scorso 2015 fra gli emergenti in ascesa è stato proprio "Giovani per sempre" di Fed Spartaco, membro della Fuori Serie. Padova è quindi una scenario in continua espansione dove l'arte è in pieno fermento, molto unita e solidale che molto gradualmente è cresciuta costruendo prima di tutto una fitta rete in grado di competere con le altre realtà italiane e allo stesso tempo capace di crescere internamente confrontandosi a vicenda con le varie voci al suo interno. Secondo Mekoslesh questa è la sua forza principale, "c'è una grande solidarietà, i grandi dialogano con i più piccoli e ci si da una mano ad emergere senza pestarsi i piedi, esiste una competizione ovviamente, perché i rapper sono molti e ce ne sono molti di bravi e capaci, così come esiste una competizione con il resto delle scene venete, si tratta però di una competizione sana, dove alla fine dei giochi bisogna guadagnarsi il rispetto suonando dal vivo".
Come già detto, il punto di ritrovo per eccellenza per la musica dal vivo di Padova era ed è il Pedro, proprio questo legame così forte con uno spazio come quello di un centro sociale ha inizialmente influito molto sui contenuti e sul tipo di suono del rap padovano: impegnato, di cronaca, hardcore, più vicino alla tradizione anni '90 e poco influenzato dalle ultime tendenze del momento. Meko spiega che a un certo punto però c'è stata un cambiamento, in particolar modo dopo aver aperto il Vandaland Studio e aver toccato con mano le realtà più giovani: "L'attenzione non è focalizzata più solo sul tema e sul contenuto di un pezzo, l'importante è come scrivi e interpreti i tuoi brani, se lo fai bene o lo fai male, può anche arrivare un ragazzo che non ha contenuti socialmente impegnati ma se lo fa bene è giusto dargli una possibilità".

Se per Genova "Golden Horn" e "Julian Ross" di Dala e Izi hanno in qualche modo segnato l'inizio di un capitolo differente per la città ligure, Padova ha già toccato livelli più alti in quanto a completezza e qualità della sua arte. Mekoslesh che individua come fondamentale per il nuovo capitolo del rap padovano l'anno 2014, in cui è stato pubblicato per Giada Mesi l'ep "Diecimila lire" di Dutch Nazari. Dutch è stato in grado di portare la scrittura ad un nuovo livello, ad elevarsi al di sopra di molte parti con la sua musica, al di sopra del rap e dell'Hip Hop stesso. Con l'ep di Dutch e l'omonimo lavoro dei Massima Tackenza pubblicato a marzo 2015 l'attenzione su Padova è aumentata come non mai prima d'ora.

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In conclusione, la differenza fra le due città è nell'evoluzione musicale. Quella di Genova è una scena più giovane ma da subito ha abolito le barriere fra i vari sottogeneri del rap: anche i rapper di Genova sono cresciuti suonando dal vivo nei centri sociali ma come mi ha raccontato Albe OK: "Il tema "sociale" è stato e viene trattato da alcuni gruppi (come ad esempio gli Zero Plastica) e ci sono stati eventi che hanno legato l'Hip Hop a quella realtà. Per lo più il rap genovese non tratta però quel tema ed ha trovato nei centri sociali solo le porte aperte per fare serate live, senza particolari legami ideologici". A Padova invece la differenza tra alcuni tipi di rap si è sempre sentita molto a livello di contenuti, e sdoganare certe tematiche è stato un percorso molto lento e graduale. Genova ha sviluppato prima anche tutto l'aspetto legato all'estetica del suo rap, i video firmati da Federico Merlo, le grafiche, le movenze, i colori, tutte cose che hanno facilitato l'identificazione da parte degli ascoltatori genovesi prima (e con quelli del resto d'Italia dopo) con i loro artisti preferiti. Padova è più matura e ha toccato già livelli qualitativi molto alti, con Dutch Nazari che è riuscito a dare un contributo alla canzone italiana stessa, intesa come forma d'espressione linguistica.

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L'articolo Genova e Padova, le nuove culle del rap italiano di Stefano Pistore è apparso su Rockit.it il 2016-04-01 11:34:00

COMMENTI (1)

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  • h.c.rebel 8 anni fa Rispondi

    Ottimo articolo ragazzi!
    (La frase , mi è piaciuta!!)