Foto Profilo: Be a Bear, leggi l'intervista e ascolta il nuovo album "Push-e-bah"

Per ogni risposta una foto. Oggi vi presentiamo Be a Bear, un ex chitarrista punk fulminato sulla via del lo-fi

Be a Bear
Be a Bear

Foto Profilo è la nostra rubrica di interviste con la quale continueremo a seguire la nostra vocazione primaria: presentarvi validissimi e nuovi artisti italiani. Le regole sono semplici: con ogni risposta, una foto. Oggi tocca a Be a Bear, ex chitarrista de Le Braghe Corte, fulminato sulla via dell'elettronica lo-fi e home made. Vi presentiamo in anteprima il nuovo album "Push-e-bah" e ce lo facciamo raccontare direttamente da lui.

Una citazione e un'immagine per spiegare chi sei.
"La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta ma di come danzare nella pioggia".

Come si vive da orsi?
Per me vivere da orso vuol dire tirare fuori la parte più selvaggia, quella che di solito nascondiamo meglio; vuol dire usare "quella parte aggressiva ma tanto dolce" per far bene le cose in cui si crede; vuol dire diventare sempre più uomo cercando di capire come vivere veramente e non solo semplicemente esistere; vuol dire divertirsi e far divertire gli altri, stare bene e sorridere. L'orso è l'animale che dovrebbe venire fuori da ognuno di noi, ognuno ha un "animale" dentro, dovremmo essere tutti più animali e meno uomini, più legati alla nostra terra, più in contatto con la natura. Più selvaggi.

Che cosa hai imparato dalla tribù Mohawk, da cui prendi il nome?
Ho imparato veramente tante cose, sarebbe difficile spiegarle in poche righe. Forse però quello che mi ha spiazzato di più è rendermi conto che le cose non sono per forza come ce le hanno insegnante...ok ogni cultura è diversa, ma ho scoperto una grande saggezza e umiltà, un'armonia spiazzante e una spiritualità che non potevo immaginare. E poi c'è il rapporto vitale con la propria terra, con la natura, coi sogni... I nativi hanno anche una grande musicalità nel sangue e la musica è molto importante perché possiede particolari poteri soprannaturali come curare malattie e influenzare il tempo e gli eventi. Una volta tornato a casa ho avuto il coraggio e lo stimolo per lanciarmi in un progetto tutto mio dove, nel mio piccolo e con semplicità, poter donare qualcosa di quello che ho imparato. La scelta del nome è infatti legata ad uno degli animali simbolo della tribù dei Mohawk ed è una metafora della filosofia di Be a Bear.

Quali sono i tuoi totem musicali?
Ascolto tantissima musica, sono sempre stato molto curioso, mi piace scovare nuove band o artisti semisconosciuti...e consigliarli poi agli amici! Pensa che anni fa vidi un gruppettino un po' sgangherato suonare su un palchetto al concerto del 25 aprile a Monte Sole, mi colpirono e li chiamai in apertura ad un nostro concerto, dove non c'era praticamente nessuno a vederli. Forse un flop ma io ero molto contento. Bene, erano Lo Stato Sociale. L'elenco dei miei totem musicali sarebbe lungo e forse noioso e quindi faccio solo qualche nome che riguarda la mia crescita musicale, da ragazzino. Al primo posto ci sono i Nirvana, Kurt era ancora vivo. Li ho consumati. Poi i NOFX, i miei preferiti nell'ambito punk-hardcore. Potenza, ironia e spensieratezza. Per quanto riguarda l'elettronica, che mi ha sempre stuzzicato, sono invece molto legato ai grandi nomi di fine anni '90, come Chemical Brothers, Prodigy, Daft Punk, Moby, ecc...E a due grandi nomi, due geni della musica: Thom Yorke e Damon Albarn. Oggi mi piacciono molto i Moderat.

Ho letto che le tue canzoni prendono spunto dal quotidiano, come dimostra il brano interpretato da tua figlia di un anno. Com'è nata l'idea?
Le canzoni nascono semplicemente lasciandomi trasportare da quel che mi passa in quel preciso momento, mi piace improvvisare e lasciarmi guidare dall'istinto, dalle emozioni. Quel giorno stavo facendo un arpeggino con la chitarra, a mò di ninna nanna, improvvisato, mi piace crearmi la "colonna sonora" del momento. Ero sul divano e vicino a me c'era Bianca che era presa benissimo e canticchiava a modo suo, regolarmente e praticamente a tempo. Ho registrato subito quella cosa con l'iPhone per non perdere la verità e la magia di quel momento e successivamente l'ho usata per lavorarci sopra. È stato il mio regalo per il suo primo anno. Per me è un capolavoro e mi immagino già quando la ascolterà da grande. Però forse questa cosa la capisco solo io, è molto intima e personale.

Cosa è cambiato per te nel mondo di comporre le canzoni rispetto a quando eri un chitarrista punk? A livello di come nascono le idee, la produzione, l'espressività, la soddisfazione che ti da?
Semplificando, prima cercavo solo riff di chitarra, ora scrivo canzoni dove la chitarra quasi non c'è! Nel comporre, le cose sono molto cambiate ma sono sempre punk, "PUNK DENTRO"!!! Prima suonavo e pensavo solo con la chitarra, era il mio unico strumento. Con Le Braghe Corte (la band con cui ho suonato 15 anni) spesso i pezzi venivano fuori attraverso un bel lavoro di gruppo e comunque si cercava principalmente melodia e energia per far ballare. Punto. Con Be a Bear le cose sono molto diverse. Sono da solo e per la prima volta da quando suono ho capito che mi viene bene scrivere una canzone dall'inizio alla fine. Fa strano. E questa cosa mi piace e mi stimola tantissimo! Riesco a mettere tanto di me in quello che creo, come emozioni, pensieri, riflessioni e energie. Sono il primo che si emoziona... Con Be a Bear mi interessa molto anche trasmettere qualcosa, lasciare qualcosa, non solo dell'allegria. Per la prima volta vedo e sento qualcosa di magico nella musica, nelle mie canzoni. E inoltre mi trovo ad usare tantissimi strumenti, non solo la chitarra. Anche l'iPhone. Ed è tutto molto divertente.

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L'articolo Foto Profilo: Be a Bear, leggi l'intervista e ascolta il nuovo album "Push-e-bah" di Chiara Longo è apparso su Rockit.it il 2016-04-26 10:24:00

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