A Milano esiste una casa di riposo per musicisti, ed è bellissima

La storia di Casa Verdi, la bellissima casa di riposo per musicisti e artisti fondata proprio dal celebre compositore

casa verdi
casa verdi - foto via good-food-fine-wine-pacuffo.blogspot.it

Delle mie opere, quella che mi piace di più è la Casa che ho fatto costruire a Milano per accogliervi i vecchi artisti di canto non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virtù del risparmio. Poveri e cari compagni della mia vita! Credimi, amico, quella Casa è veramente l’opera mia più bella.

Così scriveva Giuseppe Verdi al suo amico di sempre Giulio Monteverde, nel tramonto della vita. Fondata a Milano nel 1899 e inaugurata nel 1902, perché per volontà del maestro nessuno avrebbe dovuto accedervi prima della sua morte, Casa Verdi ha ospitato da allora più di mille artisti, tra le mura di uno splendido palazzo in stile neogotico progettato dall’architetto Camillo Boito. Non era e non è un rifugio per malati, un ospizio, ma è proprio quello che il suo nome esprime: un luogo in cui riposare e trascorrere la vecchiaia, anche se negli ultimi anni è stata data ospitalità anche a giovani e meritevoli studenti di musica che ne avessero bisogno.

(Foto via onalim.it)

Non importa la carriera, il successo, i traguardi raggiunti: l’unico elemento che accomuna gli ospiti è avere dedicato la propria vita all’arte, che sia musica o teatro o canto, senza alcuna distinzione tra grandi nomi o personaggi minori. Anzi, nessuno è personaggio: nella visione di Verdi la struttura avrebbe dovuto accogliere persone, e permettere loro di mantenere dignità e libertà. Tutti vivono in piena autonomia, possono portare oggetti da casa per decorare le stanze, arredi e abiti per sentirsi a proprio agio, e passare il tempo come meglio credono: non ci sono rigide regole da rispettare, inutili formalità. Non è un ospedale né un ricovero, ma è davvero, nel senso più profondo che questa parola possa avere, una casa. 

L’idea di Verdi prese forma lentamente, quando acquistò il terreno su cui poi fece costruire l’edificio non sapeva ancora quale sarebbe stata la sua destinazione. Scrive infatti al suo amico Giulio Ricordi nel 1889: “Ho acquistato, è vero, tremila metri di terreno non fuori di Porta Vittoria, ma di Porta Garibaldi. Come altre volte, potendo disporre di qualche somma ho acquistato titoli di rendita, così ora offertami l’occasione ho comperato questo terreno, ma senza idea fissa di quello che ne farò o ne potrò fare. È denaro impiegato, bene o male non so, ma senza progetto”. Ma il progetto ben presto si delinea, e il cuore del suo disegno sta nell’aiutare i compagni meno fortunati, regalando loro un luogo bello e accogliente, e chiamandolo nella maniera giusta. Nel contratto d’appalto ai lavori del 1895 si legge ancora “Ricovero per musicisti”, ma è l’ultima volta: da allora in poi si parlerà sempre di casa di riposo, e non di ricoverati ma di ospiti. I primi ingressi avvengono il 10 ottobre 1902, data simbolica in quanto compleanno di Verdi, e inizialmente la struttura poteva accogliere un massimo di cento persone suddivise in stanze doppie.

(foto via klassiker.welt.de)

Come si legge nello Statuto, “Sono ammessi all’ospitalità cittadini italiani “addetti all’arte musicale” che abbiano compiuto l’età di 65 anni”, ovvero “maestri compositori, direttori d’orchestra, artisti del canto, professori d’orchestra, insegnanti di musica, coreuti e tutti coloro che hanno esercitato l’arte musicale per professione”. Anche il coniuge può essere accolto nella residenza, pur non essendo un addetto all’arte, e la retta (stabilita periodicamente dal CdA della Fondazione) ha un limite massimo dell’80% del reddito netto dell’ospite.

Ovviamente, ciò che non può mancare al suo interno, sono gli strumenti musicali: ognuno può suonare, cantare ed esprimersi nel proprio talento per continuare a percorrere la vibrante strada artistica che aveva intrapreso in gioventù, per sentirsi vivo e per condividere passioni comuni, grazie anche a un servizio di animazione che si occupa di intrattenere gli ospiti con varie attività ricreative che includono l’espressione musicale nelle sue varie forme. Ci sono a disposizione giornali e una biblioteca, dedicata a Bruna Dragoni (cantante lirica del secolo scorso), dove è possibile connettersi a internet per un’ora al giorno (esiste anche la possibilità di avere l’adsl illimitato in camera a pagamento). Parenti e amici possono far visita tutti i giorni, dalle 8.00 alle 20.00, e la casa resta aperta a tutti dalle 8.30 alle 18.00: con un’offerta libera, è possibile osservare le collezioni d’arte di Verdi, i suoi arredi e la cripta dove è sepolto accanto alla moglie Giuseppina Strepponi, e vivere una giornata nei ricordi lasciati dai tanti ospiti, anche illustri, passati tra quelle mura. Figurano infatti, nell’Albo dei visitatori, personaggi come Puccini, D’Annunzio, Strauss e Mascagni, e ancora Umberto II, Vittorio Emanuele III, Mussolini ed Einaudi.

(foto via good-food-fine-wine-pacuffo.blogspot.it)

Diversi i laboratori organizzati all’interno della struttura: dalla pittura alla maglieria, fino alla redazione di un giornale, ‘La Voce di Casa Verdi’, rivista trimestrale che si pone l’obiettivo di raccogliere e diffondere nella città “le voci soprattutto degli Ospiti, ai quali Giuseppe Verdi destinò l’opera sua più bella, e anche di chi in senso lato beneficia di Casa Verdi, e dunque di chi vi lavora, i benefattori, i volontari, gli amministratori e persino i fornitori”.
Dai racconti degli artisti che vivono nella residenza, emerge un passato tanto ricco da essere ancora una parte importante del presente: come afferma Giuliana Barabaschi, prima ballerina del Teatro alla Scala, “Ho un legame particolare con “Traviata” perché ho interpretato per ben 246 volte, in tutto il mondo, la danza spagnola. Quando sono arrivata a Casa Verdi, in sala da pranzo mi sono ritrovata al tavolo n.8 chiamato “Traviata”: sarà solo una combinazione, ma anche questa volta mi sono sentita subito a casa”, o il flautista Paolo Varetti che parla di quella volta che litigò con Stravinskij che aveva osato criticare Vivaldi (se vi va di passare cinque minuti interessanti, trovate tutte le altre storie degli ospiti qui)

Per farsi un’idea di ciò che Casa Verdi è realmente, si possono guardare alcuni film, documentari e video molto interessanti: uno è “Benvenuti a Casa Verdi”, film del 2012 di Elise Cresson, l’altro è ad esempio “Casa Verdi” di Anna M. Franceschini, del 2008. Per un tuffo nel passato c’è un breve filmato dell’Istituto Luce del 1941 che ci mostra gli interni del palazzo e le esibizioni dei suoi ospiti. Molto divertente anche la serie di pillole realizzate per Deejay Tv, nelle quali il jazzista Leonello Bionda e sua moglie commentano e recensiscono la musica contemporanea: da Beyoncé a Lady Gaga, da Chiara Galiazzo a Fedez.

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La presenza del grande compositore all’interno della casa è molto forte, si può respirare la sua aria, sentirne i pensieri, abbracciare la sua vita: dalle opere d’arte ai mobili a lui appartenuti, dai busti ai quadri che lo rappresentano, al suo pianoforte, al monumento che lo raffigura davanti l’edificio, fino alla cripta dove riposa. Ma ciò che è più vivo della sua persona tra quelle mura, è l’intenzione chiara di sostenere chi, come lui, ha speso una vita immerso nella musica, dedicando ogni suo attimo alla creazione e alla diffusione dell’arte e della cultura. E questo è un elemento fondamentale: l’arte e la cultura sotto ogni aspetto elevano lo spirito, rendono migliori, trasformano l’ordinario in poesia; per questo si comprende appieno la spinta di solidarietà del maestro verso coloro che hanno cercato di far sì che dalla loro esistenza stillasse bellezza, e la scelta di garantire a queste persone che continuasse ad accadere fino alla fine.

 

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L'articolo A Milano esiste una casa di riposo per musicisti, ed è bellissima di margherita g. di fiore è apparso su Rockit.it il 2016-06-21 12:56:00

COMMENTI (4)

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  • daniela.marzani 4 anni fa Rispondi

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  • pons 8 anni fa Rispondi

    Che bella casa, che bella cosa

  • faustiko 8 anni fa Rispondi

    Davvero fantastica questa cosa #NoCountryforOldMen

  • peppobellak47 8 anni fa Rispondi

    Beati i vecchietti che se lo possono permettere se no sotto i ponti come mi vedo.io tra40 anni in questa italia maledetta xro io ce lo metto sempre nel culo al governo italiano appena mi daranno quei quattro spiccioli di pensione faccio i bagagli e vado in Brasile alla faccia di Rienzi e dell pappone di turno ke ci sarà tra40anni ciao CIAO buona vita A tutti tranne ai vekkietti della casa di riposo ke la buona.vita
    Se la sono goduta abbastanza spazio alla gioventù