Dario Brunori racconta in anteprima il suo nuovo album

Non sappiamo ancora titolo, né data d’uscita ma siamo stati nello studio di Brunori SAS durante le registrazioni e ci siamo fatti raccontare di cosa parlerà questo nuovo album.

Dario Brunori nuovo album
Dario Brunori nuovo album - Foto di Alessia Musolino

Dario Brunori è da tempo al lavoro sul quarto album della sua Brunori S.A.S. Per registrarlo si è nuovamente affidato a Taketo Gohara e, con lui e con la sua band, si è ritirato per un mese in un’antica masseria a S. Marco Argentano, a una cinquantina di chilometri da Cosenza. Titolo e data d’uscita non sono stati ancora annunciati, sappiamo solo che sarà un disco più “serio e sobrio” e che avrà molte più canzoni rispetto ai lavori precedenti.

Il tema principale del disco è la paura, in tutte le sue possibili forme. Per farvelo conoscere in anteprima, abbiamo fatto seguire le registrazioni dalla bravissima fotografa Alessia Musolino e abbiamo chiesto direttamente a Dario di raccontarcelo. Ecco cosa ha ci ha scritto:  

"Ho iniziato a scrivere questo disco un anno fa, durante un viaggio in Aspromonte, un luogo che ho sempre accostato alla paura, all’oscurità, a ciò che mi spaventa. Un luogo che invece mi ha sorpreso per la sua bellezza, per la sua natura selvaggia, per il suo essere immobile e incurante del tempo. Il disco è diventato così un tentativo di affrontare in modo diretto le mie ansie, senza filtri poetici o paradossi ironici. Un modo per esorcizzare le mie paure personali, che spesso e volentieri coincidono con quelle del mondo che ho intorno.

La paura anzitutto di dover affrontare le paure. La paura di chi pensa di avere qualcosa da perdere. La paura di cambiare, la paura di deludere le aspettative, di perdere ciò che hai conquistato con fatica, la paura di non farsi trovare pronti all’appuntamento. La paura di cambiare direzione, di osare, di trasformarsi. La paura di ciò che non conosci, che vedi come altro da te, come una minaccia. Ma anche la paura dell’adolescenza incompleta che ti chiede il conto, della giovinezza che scalpita perché sta finendo e non tornerà. 

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Volevo affrontare questi temi in modo serio, con sobrietà, senza troppi giri di parole, ma senza una retorica moralista. Ero e sono un po’ stanco dell’attitudine post­moderna e cinica del “né santi né eroi”, del tanto a che serve, che tanto alla fine si può dire tutto perché niente vale. Scrivere eleganti ballate sentimentali o ironici ritratti popolari, in questo momento, mi sembrava troppo comodo e forse poco onesto. 

Così ho deciso di estraniarmi dalla mia vita quotidiana, dalla mia isola felice fatta di concertini e balletti, di tg, di social, di caldaie rotte e di parenti. Volevo un periodo di raccoglimento, di concentrazione, di flusso libero. Avevo bisogno di lavorare a questo disco in un ambiente lontano da casa, lontano dagli studi di registrazione, lontano dagli orari imposti, dagli impegni, dal mestiere. Volevo che la registrazione fosse un momento dedicato e delicato, una piccola porzione di vita vissuta solo in funzione della musica, uno scambio continuo con me stesso e con gli altri. Volevo che le canzoni partorite nella mia camera si aprissero a nuovi spunti, a discussioni, a confronti, a litigi, a trovate estemporanee. Volevo che le canzoni non avessero paura, come me, di uscire finalmente di casa. 

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Ho chiamato così all’appello i miei musicisti e la mia squadra di lavoro, compreso il maestro Gohara alla produzione, e abbiamo deciso di “chiuderci fuori”, in aperta campagna, nella casa padronale di una vecchia masseria, un luogo oggi gestito da miei vecchi amici di università, rientrati per dedicare la loro vita alla lavorazione della terra, proprio come i monaci cistercensi che la abitavano dal 1100. 

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Abbiamo allestito uno studio mobile nel salone e lo abbiamo riempito di strumenti di ogni tipo. Ci siamo immersi qua per quasi un mese. Questo piccolo borgo disperso in mezzo alla natura rocciosa ci ha accolto con rispetto, le persone del luogo ci hanno nutrito, gli animali ci hanno fatto compagnia, le mosche e le zanzare ci hanno rovinato il sonno. Un disco di canzoni sul mondo contemporaneo, ma partorito lontano dai suoi clamori. Il lavoro sta volgendo al termine. Non so come, ma troveremo il modo di farvelo sentire presto. 

La paura rimane, ma fa meno paura.
A presto,
Dario"

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L'articolo Dario Brunori racconta in anteprima il suo nuovo album di Sandro Giorello è apparso su Rockit.it il 2016-10-17 10:14:00

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