La leva calcistica del '18: Galeffi - Roma

Una nuova serie di interviste su due degli argomenti più amati dagli italiani: musica e calcio

Grafiche di Cosimo Nesca per Rockit.it
Grafiche di Cosimo Nesca per Rockit.it

La leva calcistica del '18 è la nuova serie di interviste di Rockit dedicate a due delle più grandi passioni degli italiani: la musica e il calcio. Che rapporto hanno i musicisti nostrani col pallone? Salire sul palco è come scendere in campo? Qual è il loro grande desiderio calcistico? Oggi parliamo con Galeffi, che ha recentemente pubblicato un concept tutto dedicato al calcio, dal titolo programmatico "Scudetto". Nella tracklist c'è una canzone che si chiama "Tottigol": avrete già capito che Galeffi è tifosissimo della Roma.

Da tifoso romanista, non è un po’ avventato intitolare il tuo album “Scudetto”? Non rischi di portarti sfortuna?
L’ho deciso anche per questo, per andare contro tendenza. In fondo, la scaramanzia non ci ha mai fatto vincere niente. È stata una scelta quasi provocatoria. Speriamo che pronunciare la parola scudetto -questa volta- ci porti fortuna.

Comunque sappi che io sono sampdoriano e probabilmente qualche anno fa ti abbiamo rovinato una festa scudetto…
Porca troia. Quanto ho pianto quel cazzo di giorno per colpa di Pazzini, gran bastardo. Comunque la Samp, a me, sta molto simpatica (tranne quando giocheremo contro di voi per il recupero). Tra l’altro, un mio carissimo amico è il nipote di Ferrero. Lui è un pazzo scatenato, avete un presidente romano e romanista. Vende sempre tantissimi giocatori ma, nonostante tutto, riesce sempre ad imbastire una bella squadra. Poi la Samp quest’anno gioca veramente bene. E Marassi è uno stadio della madonna.

Sì, tra l’altro Schick l’abbiamo venduto proprio a voi. Io l’ho pagato un sacco al fantacalcio, mi ha giocato qualcosa come 14 minuti in campionato…
Pure io, vaffanculo…

Tu oltre a scrivere musica, per l’appunto, scrivi proprio di calcio e in particolare della Roma?
Sì, ho scritto per Roma.info per tre anni e ho collaborato con la Gazzetta e Leggo. Poi ho smesso, tra la musica, università, pischelle… Veramente non avevo più tempo. Ma è una merda andare allo stadio da giornalista. Innanzitutto non posso andare in curva ma mi mandavano in tribuna stampa, con lo sgabellino, il televisore tutto quello che vuoi, ma non è la stessa cosa. Mi piace andare allo stadio per tifare, non per lavorare. 

Preferiresti sfondare con la musica o vincere un altro scudetto? Oppure: avresti preferito diventare il nuovo John Lennon o il nuovo Francesco Totti?
Questa è veramente difficile. Oh mio dio... aspetta, aspetta. Forse ti direi John Lennon, perché il capitano è un amore da venerare. Non me la sentirei. Di capitano ce n’è solo uno!

E dell’ultimo scudetto della Roma che ricordi hai, quanti anni avevi?
Dieci, ma andavo già allo stadio con papà. Mi ricordo tutto perfettamente, tra l’altro quella partita l’ho vista all’oratorio della chiesa dove hanno battezzato Cristian Totti. Siamo passati prima per Testaccio poi per Piazza del Popolo a festeggiare con la gente. Ricordo di non aver mai visto papà così felice e, quasi per osmosi, lo ero anche io. Anche se, col senno di poi, mi sarebbe piaciuto vivere la festa scudetto un po’ più da grandicello.

Vero, anche io il mondiale l’ho vinto già che ero in epoca delle sbronze, ma vincerlo a questa età sarebbe stata tutta un’altra cosa…
Sì, ma a noi romanisti della Nazionale frega il giusto. Abbiamo fatto meno casino quando l’Italia ha vinto il mondiale che quando la Roma ha vinto lo scudetto. Ovviamente seguiamo la nazionale perché nella formazione titolare sono schierati anche giocatori della nostra squadra. Ma io non riesco proprio a tifare per Bonucci, Chiellini e questi calciatori che sono nostri rivali da una vita. Mi prende proprio a male. Fortunatamente, in nazionale, almeno ci sono pochi laziali. C’è giusto Parolo, che però è una pippa.

Quindi immagino che il tuo ricordi più bello legato alla nazionale sia tipo il rigore di Totti all’Australia?
Quello è stato bellissimo. Però il Pupone ha fatto bene a ritirarsi dopo quel mondiali dalla Nazionale. In realtà anche gli europei del 2000 sono stati un momento molto emozionate,anche se ero più piccolo. La partita contro l’Olanda me la ricordo benissimo, è lì che è nato il “cucchiaio”.

In compenso avete appena vinto il derby, hai presentato il disco su Rockit il giorno prima del match. Ti abbiamo portato fortuna? Eri allo stadio?
Sono felice abbiate portato fortuna alla Roma quindi spero la portiate anche a me. Ovviamente vincere il derby è una bomba. Dopo il gol di Immobile abbiamo più o meno passato 20 minuti a pregare davanti al televisore. Ma la sofferenza fa parte del calcio, da gusto alle vittorie. Non ero alla stadio, al derby non vado mai all’Olimpico. Un po’ per scaramanzia, un po’ perché il derby è una situazione delicata. Voglio vedere una partita di calcio, non dei poliziotti che prendono a manganellate la gente.

Hai mai conosciuto Tommaso Paradiso, lui è un famoso tifoso laziale? Avrai qualche amico laziale suppongo, in generale, com’è il tuo rapporto con i cugini?
Sì, a voglia, il mio migliore amico, nonché chitarrista, Luigi, è laziale. I laziali a Roma ci sono. Purtroppo, esistono. Tommaso l’avrò incrociato un paio di volte ma non abbiamo mai parlato di calcio. In compenso sono molto amico di Marco Rissa, il chitarrista dei Thegiornalisti, lui è un romanista sfegatato.

Cosa pensi della nuova presidenza della Roma? Sei favorevole alla costruzione di un nuovo stadio o ti mancherebbe l’Olimpico?
No, non vedo l’ora. Sarei felicissimo. Questa storia dello stadio sta andando avanti da troppo. Come del resto ogni progetto a Roma. Il progetto della Metro è partito quando è nata mia mamma, le due fermate della metro che hanno aperto sotto casa mia le hanno inaugurate dopo 60 anni. Cioè, spero veramente di fare in tempo a vederlo questo stadio. A Roma le cose non si svolgono come a Torino, un altro motivo per cui odio i bianconeri. Che poi in effetti, la maggior parte delle nostre battaglie scudetto le abbiamo perse con loro. Guarda ti dico, Juvemerda, sempre.

Noi li abbiamo appena battuti, sono molto soddisfatto.
A chi lo dici. Tra l’altro complimenti, ho esultato quasi come per una vittoria della Roma. Ho gufato la Juve tutto il tempo. Ci è andata bene.

E di Di Francesco che pensi? A me quest’anno piacete un sacco come squadra.
Il mister è un ottimo allenatore e sta facendo delle ottime cose, ma la scelta di Di Francesco, a mio avviso, è stata una scelta giusta perché è, innanzitutto, un allenatore romanista. Un allenatore che quando era calciatore ha giocato nella nostra squadra. E in questo momento storico dopo lo sciopero delle curve e l’allontanamento dei tifosi dalla società penso sia stata una scelta giusta e coerente per riavvicinare il popolo romanista alla sua squadra. È proprio una questione di appartenenza. Poi si stiamo anche giocando bene, quindi è stata una grande scelta. Spalletti era sicuramente un bravo allenatore ma ha traboccato, ha fatto il mitomane. Si è messo un po’ troppo contro Totti con 'ste storie di facciata che lo faceva per il bene della squadra, per rispetto verso gli altri giocatori. Ha osato un po’ troppo e ha esagerato, ma con Totti non sarebbe nemmeno dovuto permettersi un atteggiamento del genere. Con Totti proprio “nun se po fà”. E infatti se n’è andato.

In Champions con Chelsea avete fatto un partitone.
Vincere la coppa è praticamente impossibile, però stiamo facendo una bella figura. A noi va bene così. Una volta col Barcellona e il Manchester scendevamo in campo con la paura e le figuracce che abbiamo rimediato non ci sono servite per niente. Quest’anno sicuramente siamo un po’ più consapevoli dei nostri mezzi, siamo più cazzuti.

Insomma, sostituire Venditti è impossibile, ma tu sei uno degli esponenti del nuovo cantautorato romano (e romanista), un inno non ufficiale per la Roma lo scriveresti mai? Che ne so, come aveva fatto Brusco proprio l’anno dello scudetto.
Oddio, questa cosa non mi è mai venuta in mente. Cioè, la Roma per me è proprio una cosa sacra. Capisci, “Tottigol” alla fine è una canzone sulla mia compagna.

A proposito di “Tottigol”, cosa ha significato per te l’addio del Pupone? Immagino che avrai pianto...
Il 26 maggio, quando ha abbandonato il calcio, è stata una cosa incredibile. Mai vista. Cioè, io ho pianto, ho pianto talmente tanto che mio padre un po’ si è offeso. Forse ho pianto più per l’addio di Totti che per la morte dei miei nonni. Non sto scherzando, sono stato a letto per tre giorni senza uscire e senza mangiare, giuro, stavo veramente male.

Escludendo Totti, quali sono i calciatori della storia a cui sei più legato? Io ho sempre avuto una passione per Perrotta…
Perrotta era un grande, quanto rispetto. Di giocatori attuali se escludiamo De Rossi e Florenzi (che sono romani e romanisti e quindi per loro abbiamo un occhio di riguardo anche quando giocano male) direi Naingolan. Raja è proprio uno che mi gasa. Non capisco come il Belgio non lo possa convocare. Io spero che non lo convochi così me lo ritrovo bello fresco per il prossimo campionato. Ma veramente è una cosa che non ha senso, cioè, il Belgio gioca con Fellaini a centrocampo...

Immagino avrai giocato a calcio da piccolo, in che ruolo giocavi?
Secondo te?

Trequartista dietro le punte, numero 10?
Ovviamente, poi sai, a Roma sei un po’ deviato, se non fai il cucchiaio su ogni rigore...

D’altronde il tuo canale youtube si chiama “Galeffi Gallagher 10”…
Quei pochi autografi che ho firmato li ho siglati così: Galeffi10.

Ho visto che hai messo “mi piace” al post di Ibrahimovic su Instagram. Zlatan è il mio calciatore preferito. Quando se ne stava andando dal Psg si parlava anche di Roma, come avresti reagito a una notizia del genere?
Se escludiamo Totti, che non rientra neanche nella categoria calciatori ma in quella dei messia, ecco, se escludiamo Totti il mio calciatore preferito in assoluto è senza ombra di dubbio Ibrahimovic. Cioè, secondo me è proprio il più forte della storia.

La penso esattamente come te. Se mi proponessero di scegliere tra Messi, Ronaldo e Ibra alla Samp prenderei senza pensarci un sacondo Zlatan. Mi sento di volerti bene guarda…
Tu non puoi capire, nessuno potrà mai sostituire il capitano, ma se avessimo dovuto scegliere un calciatore con una carica simbolica in grado di colmare il vuoto lasciato da Totti quello era Ibra. Ancora più di Messi e di Ronaldo, e non si tratta solamente di un discorso tecnico. Io ho i poster di Ibrahimovic appesi in camera. A dir la verità, da romanista, un po’ mi dispiace anche ammetterlo. In Italia ha giocato con tre squadre del cazzo. Ha giocato ovunque tranne che alla Roma. Ma tu non puoi capire. Sono proprio frocio per Ibra.

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L'articolo La leva calcistica del '18: Galeffi - Roma di Marco Beltramelli è apparso su Rockit.it il 2018-01-10 10:00:00

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