Perché il concerto dei Baustelle è ben oltre le aspettative del pubblico

Una trionfale data a Milano per il nuovo tour, la cui scaletta non ha paura di non rifugiarsi nei classici, portando i Baustelle ad un livello ancora più alto

Con l’uscita dell’ultimo album dei Baustelle di appena un mese fa, "L’amore e la violenza Vol.2", arriva l’ennesimo successo di pubblico per la tappa meneghina di domenica 15 aprile all’Alcatraz del tour “Amore e Violenza volume 2”.
Uno spettacolo messo in luce da una compiutezza artistica e professionale che passa attraverso anche alla presenza di ben 8 elementi sul palco. Oltre alla formazione originale composta da Francesco Bianconi (voce, chitarre, tastiere) per l’occasione addobbato da un’insolita pelliccia, Claudio Brasini (chitarre) e Rachele Bastreghi (voce, tastiere, percussioni) con l’immancabile cappello a tesa larga; vede la partecipazione di Ettore Bianconi (elettronica e tastiere) producer, il quale aveva già messo in musica il libro dello stesso fratello Francesco “Il regno animale”, Sebastiano de Gennaro (percussioni), Alessandro Maiorino (basso), Diego Palazzo (tastiere e chitarre) degli Egokid e Andrea Faccioli (chitarre).

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Da un’attesa durata mezz’ora dall’esibizione d’apertura del talentuoso Francesco de Leo (ex-Officina della Camomilla) che con il suo tipico approccio surreale e sgranato in stile Syd Barrett presenta il singolo Muse, salgono finalmente sul palco i Baustelle.
Il locale gremito di oltre 3000 persone comincia a scaldarsi, composto da una considerevole fetta di gente cresciuta con la band, quasi in contrasto con quella parte meno visibile di pubblico conquistata con l’exploit della nuova generazione del panorama indie italiano dei vari Motta, Calcutta e Gazzelle.
Sullo sfondo campeggia l’accattivante scritta luminosa Baustelle che accompagna per tutta la durata del concerto i 19 brani in un ottimo gioco di luci, in chiaro omaggio al logo dei Pulp, per i quali Francesco Bianconi non ha mai nascosto la propria ammirazione.
Dalla tensione veemente dell’intro di “Violenza”, riecheggiano le chiare citazioni delle partiture dei Goblin. Una veemenza scandita da suoni incalzanti che alzano il sipario sulle hit degli ultimi due dischi cantate da tutto il locale come “Amanda Lear”, “Veronica n.2”, “L’amore è negativo” e “Il Vangelo di Giovanni”, dove in una consueta alternanza di voci tra Francesco e Rachele, viene scongiurata un’incertezza sulla voce solo iniziale di Bianconi, dovuta probabilmente ad un set-up delle spie che non va comunque ad inficiare l’empatia e l’entusiasmo della gente.
"Tazebao" fa scatenare un’emozionale Rachele, che grazie ad un’esecuzione impeccabile di tutti gli elementi riporta il brano perfino a una dimensione di primo glam rock alla Roxy Music, facendo trasparire quanto sia cresciuta la consapevolezza di un gruppo non solo di sofisticato cantautorato, ma anche di un certo impatto in alcuni momenti del live.

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Tempo di prendere fiato, che il compassato leader, si ferma invece a ricordare che probabilmente la guerra non è ancora finita, esortando a riflettere riguardo alle ultime notizie, alludendo alla situazione in Siria.
Così prosegue il concerto con le più o meno apprezzate “Baby”, “Jesse James e Billy Kid”, “Perdere Giovanna” e “La Vita”, sino ad arrivare alla seconda parte dell’esibizione riservata ai lavori passati. Vengono tralasciati completamente album significativi come "La Moda del Lento", puntando piuttosto ad atmosfere, testi e musiche più in linea con gli ultimi lavori, così come all’intermezzo artistico meno spinto della discografia dei Baustelle, "I Mistici dell’Occidente".
Il pubblico torna ad infiammarsi all’annuncio di un brano storico, ed in un momento quasi liberatorio arriva “Il liberismo ha i giorni contati” dall’album "Amen", cantato sin dalle prime note, accostata tra i due momenti più solenni del concerto, prima con “Nessuno” e poi con “Monumentale” tratti da "Fantasma".

Tornati dal momento encore di qualche minuto, è tempo dell’ultimo atto del repertorio passato della band di Montepulciano con “Un romantico a Milano” a rinverdire a distanza di anni quell’inossidabile connubio e credito reciproco che ancora riserba la band con la città raccontata nella canzone. Passando poi per “Sylvie”, perla psichedelica firmata nel 1970 da Lucio Dalla, capace di lasciare il pubblico in sospeso nell’aurea sperimentale di synth e tastiere per tutta la durata del brano. Più cari ad una fase concreta della scaletta lo show volge al suo epilogo con la celebre “La guerra è finita”, storia che appunto si nutriva già a suo tempo di amore e di violenza come emblema del gruppo e l’ultima, “La canzone del riformatorio”, dall’album di debutto Sussidiario illustrato della giovinezza, forse il brano più sentito di sempre.
Nei saluti conclusivi, la band compiaciuta, giunge sotto palco per il lodevolissimo e inusuale inchino finale, consci di essere riusciti a trasmettere un progetto non semplice. Un concept tour che taglia volutamente fuori gran parte della discografia, ma che nonostante tutto, per esperienza maturata e riuscita sonora, porta i Baustelle ad un livello potenzialmente ancora più alto rispetto alle aspettative della gente.



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BAUSTELLE - AMORE E VIOLENZA VOL. 2 TOUR - SCALETTA DEL CONCERTO DI MILANO


Violenza (Vol.2 2018)
Lei malgrado te (Vol.2 2018)
Amanda Lear (Vol.1 2017)
Veronica (Vol.2 2018)
A proposito di lei (Vol.2 2018)
L’amore è negativo (Vol.2 2018)
Il Vangelo di Giovanni (Vol.1 2017)
Tazebao (Vol.2 2018)
Baby (Vol.2 2018)
Jesse James e Billy Kid (Vol.2 2018)
Perdere Giovanna (Vol.2 2018)
La vita (Vol.1 2017)
Nessuno (Fantasma 2013)
Il liberismo ha i giorni contati (Amen 2008)
Monumentale (Fantasma 2013)
I Provinciali (La Malavita)
ENCORE
Un romantico a Milano (La Malavita)
Sylvie (cover Lucio Dalla)
La guerra è finita (La Malavita 2005)
La canzone del riformatorio (Sussidiario Illustrato della Giovinezza 2000)

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L'articolo Perché il concerto dei Baustelle è ben oltre le aspettative del pubblico di Davide Violante è apparso su Rockit.it il 2018-04-15 00:00:00

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