Machweo fa l'elettronica più pazza che puoi trovare in Italia

Il suo nuovo disco "Fire and Sea" segna l'ennesimo sconvolgimento della sua carriera. E la conferma che l'elettronica italiana è un realtà più forte di quel che sembra

Foto di Starfooker al MI AMI festival 2018
Foto di Starfooker al MI AMI festival 2018

Machweo, nome d’arte di Giorgio Spedicato, classe 1992, non è certo l’ultimo arrivato della scena. Anzi, il suo primo album, Leaving Home, uscito sotto Flying Kids Recors, risale al 2013. Già allora i suoni che contraddistinguevano l’artista evocavano delle atmosfere lontane, oniriche, simili più a onde marine ritmate, con evidenti richiami a quell’estetica sonora ricercata à-la Shlohmo.

Il percorso di Giorgio è poi andato avanti, evolvendosi, ma rimanendo sempre fedele a se stesso pur mutando suoni: Musica Da Festa, uscito nel 2016, riprende le atmosfere della disco-italiana degli anni ‘90 (si parte con Stella, che sembra quasi un richiamo a Gigi D’Agostino), affinando il suono e arrivando a proporre dei ritmi ritmatissimi ma sempre eleganti, mai eccessivi.

Machweo MI AMI festival 2018/ Foto di Starfooker
Machweo MI AMI festival 2018/ Foto di Starfooker

Con Primitive Music, invece, c’è un ritorno alle origini ancestrali, primitive per l’appunto: suoni che non stonerebbero in un 2001: Odissea Nello Spazio, che ci fanno sognare popoli lontani ed epoche mai vissute.

L’ultimo disco di Machweo è Fire and Sea, uscito a novembre sotto Hyperjazz Records, un disco, ancora una volta, intriso di contaminazioni, che ti mette un’assurda voglia di ballare e di dimenarti. L'album, di primo acchito, potrebbe sembrare la rappresentazione di qualche cultura lontanissima, ma come Giorgio ci tiene a specificare: "Il disco è ispirato ai suoni dei popoli e delle terre del mediterraneo, tra cui ovviamente c’è il nostro paese. Non suona italiano probabilmente perché in Italia vanno per la maggiore altri generi e quindi diciamo che la top 50 Italia di Spotify e il mio disco giocano proprio due sport diversi, però credo che Fire And Sea in senso ampio sia un disco molto italiano".

Un’Italia dimenticata, contaminata da moltissimi stili e modi di ballare e vivere differenti: un’Italia che guarda al di là del mare.

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Il percorso di Machweo può sembrare così, di primo acchito, un po’ una montagna russa che va a toccare vari stili e sonorità, ed è anche una delle sue preoccupazioni. "Guarda a essere sincero sento di essere cambiato troppo, ho il timore di sembrare un po’ indeciso visto da fuori,  ma ti posso assicurare che ogni mia virata artistica è stata frutto di tanto pensare. Sicuramente sento di essere maturato, sia artisticamente cercando di costruire la mia musica su un’idea solida, ma soprattutto sono certo di essere migliorato molto tecnicamente, che è la cosa per cui provo più soddisfazione", spiega.

Nonostante la sua musica elettronica non sia il genere che va per la maggiore in Italia, ma punti più ad un respiro internazionale, Giorgio è fiducioso: "C’è sempre stato spazio per la musica elettronica in Italia e sicuramente ce n’è ancora. Purtroppo gli investimenti economici in questo ambito non sono paragonabili a quelli che si fanno altrove, per ovvie ragioni di mercato, ma penso che la musica elettronica in Italia goda di ottima salute".

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I suoi “compagni di merende” (ad esempio Populous, con cui ha realizzato un pezzo in Fire and Sea), sono anche le sue più grandi ispirazioni per fare quello che fa. "Nell’ambiente siamo praticamente tutti amici", dice, "chi più chi meno, e mi viene molto difficile scindere la figura artistica dalla persona soprattutto perché con alcuni ho costruito dei rapporti di amicizia molto solidi. Sicuramente quelli più grandi anagraficamente di me mi hanno insegnato tantissimo riguardo al modo di lavorare e alle scelte da fare. Ci sono un paio di artisti in particolare, penso a Populous e Godblesscomputers (che oggi vola col suo nuovo progetto Koralle). Devo tanto a loro, per quello che mi hanno insegnato".

Ma Machweo non è solo un artista per se stesso: è anche produttore e arrangiatore. Memorabile il suo arrangiamento e performance di Iban, insieme ai Tauro Boys, a Live Zero Studios. Live che ci ha insinuato non pochi dubbi: può essere possibile in Italia un altro tipo di live di musica trap, un live che non sia solo la canzone messa in play dal dj e qualche parola detta a casaccio sopra? Avrebbe senso riportare questo genere al suo stadio più primitivo, quello fatto di voce “vera” (sempre e rigorosamente con l’autotune, però) e strumenti? 

"Non credo che sia necessario spostarsi verso una dimensione acustica per chi fa trap, sicuramente penso però che il livello nei live sia praticamente nullo", le sue parole. "Non perché chi fa questo genere è incapace, anzi, è che proprio di live, nei live, non c’è quasi nulla. Intendiamoci, ho visto tanti concerti trap, mi sono divertito, ho cantato, niente da dire. Però non credo che si possa veramente parlare di live. E non c’è nessun problema, va bene così, è importante la potenza della musica elettronica in base, è importante che la voce sia costantemente presente, insieme a quella dal vivo di chi canta. Forse sarebbe molto bello trovare dei performer che cantino davvero e lo facciano bene, con tutte le sfumature e piccole imprecisioni che possono portarti a emozionarti in un concerto dal vivo. Sarebbe solo qualcosa di guadagnato, no? Non vedo controindicazioni". 

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Un consiglio per i nostri utenti su nuovi producer da tenere d’occhio in Italia? C’è un ragazzo giovane che pubblica per White Forest, si chiama Arssalendo. Mi sembra un ragazzo che ce la può fare, è forte.

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L'articolo Machweo fa l'elettronica più pazza che puoi trovare in Italia di Linda Codognesi è apparso su Rockit.it il 2019-11-19 14:44:00

Tag: album

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