Casino Royale, quando l'Italia aveva i suoi Massive Attack

Esattamente 25 anni fa con "Sempre più vicino" un gruppo di ragazzi milanesi che paiono provenire da Marte (o forse da Bristol) porta in Italia un suono nuovo. Avvolgente e incredibilmente figo

La copertina di "Sempre più vicini" dei Casino Royale
La copertina di "Sempre più vicini" dei Casino Royale

È il 1995 e MTV Italia non esiste ancora. Poco male, c'è Videomusic che fa conoscere agli adolescenti dell'epoca un sacco di band nuove e mette in heavy rotation video di una nuova wave elettronica che mischia dub, hip hop, downtempo, suoni oscuri, testi criptici e la paura e la voglia di entrare nel nuovo millennio. Karmacoma dei Massive Attack, Glory Box dei Portishead, Hell is Round the Corner di Tricky.

Lo chiamano trip hop, è il sound che influenzerà quasi tutte le scene musicali internazionali, compresa quella italiana. In tv, quell'anno viaggiano due video che attingono dalle nuove istanze sonore di Bristol, due band agli antipodi, una di Napoli, l'altra di Milano: i primi sono gli Almamegretta con Nun te scurdà, canzone femminista cantata in napoletano sotto base dub, i secondi si chiamano Casino Royale (come un vecchio film di James Bond) e vengono da Milano, cantano della fine del Novecento in un modo del tutto nuovo e mischiano tutti gli stili disponibili per crearne uno che sia solo loro.

La canzone è Sempre più vicino, loro sono tutti strani, vestono divise uguali, hanno due cantanti, uno che rappa e uno che fa le linee melodiche, sembrano proprio il futuro per come ce lo immaginiamo. Del gruppo fanno parte Alioscia Bisceglia e Giuliano Palma alle voci, Michele Pardo Pauli alle chitarre, Patrick Benifei alle tastiere e campioni, Alessio Manna al basso e Ferdinando Masi alla batteria. 

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L'album che contiene quel pezzo s'intitola Sempre più vicini ed esce il 4 aprile del 1995, è prodotto da Ben Young e mostra tutte le potenzialità di una band che è nata nella seconda metà degli '80 come gruppo ska/reggae che canta in inglese e ha già dato una svolta sostanziale al suo suono con il disco precedente, Dainamaita del 1993, in cui i CR vanno dal crossover al ragamuffin e collaborano (tra gli altri) con DJ Gruff. Due anni dopo, sono pronti a spiccare il volo con un album che li porterà a suonare in tutta Italia, per uno degli spettacoli più fighi in circolazione, li farà suonare nei festival e li farà conoscere al grande pubblico. Vediamo com'era canzone per canzone.

Sempre Più Vicino: singolone che inizia con un loop molto Massive Attack, un groove di basso incredibile e la linea vocale di Giuliano Palma che ti si attacca al cervello. Parte centrale rappata da Alioscia che introduce il brivido per il 2000 che si avvicina, chitarra tagliente e vittoria su tutti i fronti. 

Suona Ancora: trip hop vero, suoni perfetti, canzone d'amore dedicata alla musica e a quanto ci sentiamo persi quando ci abbandona. Possiamo declinarla anche per il partner e funziona lo stesso. Mood jazzato acido e notturno, Giuliano Palma canta perfettamente, noi balliamo lenti al buio.

Anno Zero: tornano i fiati in stile rocksteady degli esordi (non a caso più di metà dei CR sono anche i Blue Beaters) su base bella pompata, col basso dub in levare che fa ballare, Alioscia che domina col suo flow un po' rap un po' melodico, testo che parla di pre-millennium tension, che è un po' il filo che lega tutti i pezzi. Qui si balla forte.

Ogni Singolo Giorno: live l'intro col piano e la chitarra wah wah durava all'infinito e ti faceva entrare in un mood malinconico spettacolare. Uno dei miei pezzi preferiti degli anni '90. Paranoia, Milano, tematiche che fanno il paio con quelle dei Sangue Misto, introspezione generazionale, acid jazz in trip al massimo della qualità.

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Cose Difficili: funky bianchissimo venato di malinconia intima, stavolta. Giuliano Palma canta di essere sul fondo e scavare, la musica sembra una roba dei RHCP più calmi mischiati con Jamiroquai o gli Incognito. Pezzone di quello da chiudere gli occhi e ascoltare le parole.

Sei In Fila: si alza il ritmo, Alioscia infila una parole dietro l'altra con la sua metrica da bocca impastata e pare pure incazzato. Acid jazz uptempo con intarsi stile Beck, testo di nuovo generazionale, che parla di ribellione al sistema e gasava durante i cortei studenteschi contro Silvio.

Pronti al Peggio: pezzo di vero crossover, che unisce la chitarra quasi metal con lo stile consolidato di questo album, con un bellissimo assolo di tromba nel mezzo. Il titolo spiega il testo senza tante parafrasi e contiene una frase profetica: "La futura casa europea non è più sicura, e qualche stanza brucia".

Lunacezione: calmiamoci un attimo. Paradossalmente la canzone più commerciale dell'album è anche quella un po' più debole, e per debole intendiamo solo un punticino meno della perfezione che permea gli altri pezzi. Canzone più leggera certo, ma perfetta per il periodo.

Guarda in Alto: dobbiamo attendere la fine per uno dei pezzi più belli del disco, una dedica a chi non c'è più e un piano che sa di Craig Armstrong, un po' commovente. "Eri un numero, ora sei infinito vero" canta Palma, poi un assolo di Pardo che sembra far gemere e urlare la chitarra. "Ci vediamo di là, nessuna strana malattia ci porterà più via" sussurra Alioscia, poi un Outro e il disco finisce, ma basta premere play di nuovo per riascoltare la storia.

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La storia è quella di alcuni ragazzi più o meno milanesi, cresciuti a musica e centri sociali, che dopo esser stati presi a male parole dai duri e puri dello ska che li hanno definiti venduti, hanno fatto tre album uno più bello dell'altro (Dainamaita, Sempre più vicini e il successivo, sperimentale e bellissimo, CRX), prima della dipartita di Giuliano Palma e della riconfigurazione con la nuova formazione, con cui sono entrati nel nuovo millennio sempre con gran qualità, senza riuscire a bissare il successo dei 90s ma sempre con la testa alta. 

Per ricordare cos'era un live dei Casino Royale, basta ascoltare 1996: Adesso!, l'album dal vivo in cui si percepisce tutta l'energia di una band unica nel suo genere, al massimo della forma, in un mondo lontanissimo da quello di oggi.

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L'articolo Casino Royale, quando l'Italia aveva i suoi Massive Attack di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2020-04-06 09:37:00

COMMENTI (2)

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  • azn139 12 mesi fa Rispondi

    davvero un bell'album!

  • giovannipipino 4 anni fa Rispondi

    Ti ringrazio molto per questo bellissimo racconto di uno dei dischi più belli della mia vita. Più che un disco è energia pura e uno stile di vita che mi si è attaccato all'anima e non mi sono mai più riuscito strappare di dosso. Maledetti anni '90 quanto mi mancano...quelle notti infinite e quei viaggi nell'iperspazio guidati da Tricky i MA gli Alma e i Portishead e gli Incognito(rimangono fra i miei più ascoltati ancora adesso) . Non sono esattamente fratelli però ci metterei anche i Moloko.