Descrizione

“Hippie dixit”, in uscita il 16 dicembre su etichetta The Prisoner records, è il nuovo doppio album di Amerigo Verardi, nome storico della scena alternative psycho rock Italiana.
“Ho realizzato questo disco” - dice l’artista brindisino -“soprattutto perché possa essere da stimolo alla voglia e alla gioia di ritrovarsi. Ritrovarsi nella storia, nella magia dei luoghi geografici e dei luoghi dell’anima, alla ricerca di uno spirito unificatore, uno spirito che possa anche restituirci, oltre al senso più semplice delle cose, anche un po’ di pace. Un percorso di ricerca che parte inevitabilmente dalla presa di coscienza di sé e della realtà sensibile, per cercare di approdare poi ad una nuova alba di consapevolezza”.
Hippie Dixit è un disco da ascoltare nella sua interezza, nel suo fluire dolce e consapevole, nella sua ruvida indignazione, nel suo slancio di riflessione, nella sua nota discordante. E’ un vero e proprio viaggio da fare con la giusta predisposizione d’animo.

Amerigo Verardi parla del suono che fa la foglia mentre cade, racconta il movimento del fiore che si schiude, emozioni che sembrano distanti, immagini che si fanno nitide e decise una volta spogliate dalla frenesia dell’immediato.

“Hippie dixit” e’ un lavoro senza compromessi, carico di tensione e desiderio.Ci riporta a noi stessi e ci avvicina al mondo con senso critico e sguardo lucido. Accarezza, entra dentro, spacca e ricompone. A tratti ci fa male, a tratti ci consola. Non stiamo parlando di un disco “facile”. Chi ha deciso di pubblicarlo e di investire su di esso, così come chi si è preso la briga di promuoverlo, lo ha fatto anche per una sorta di piccolo grande “atto politico”. In un momento in cui la soglia di attenzione media delle persone è ai minimi storici e il concetto stesso di “album” è sempre più obsoleto, “Hippie dixit” con i suoi cento minuti di musica, con brani dal minutaggio mediamente alto, con un’imponente densità di contenuti sia musicali che testuali si pone come un’opera volutamente e fieramente fuori dal tempo.
“Hippie dixit” probabilmente non è un disco per tutti anche se tutti dovrebbero regalarsi ore preziose per ascoltarlo, riascoltarlo, riascoltarlo ancora.

Riflessioni sul disco (di Amerigo Verardi): "Hippie dixit" è un documentario ancora in evoluzione su un percorso di ricerca, ottenuto da una manipolazione di suoni e parole in un ambito di totale libertà operativa. Una strana formula chimica in continua evoluzione, una fantasiosa proposta per il superamento di una visione egoistica e della sua sconfortante (e distruttiva) deriva materialista. Il titolo dell’album nasce come una specie di burla, un’auto-presa in giro nata storpiando il latino “ipse dixit” in hippie dixit appunto; un modo per stemperare i toni di un disco certamente serioso e profondo in alcuni suoi tratti, ma altrettanto caratterizzato da una componente ironica per me essenziale.
Dal punto di vista stilistico, è come se avessi sciolto le briglie alla musica e a partire da un certo folk/pop/rock di chiara matrice italiana ed anglosassone, ho affrontato costruzioni e linguaggi musicali nati dall’innesto personale di stili e culture differenti, ispirato anche dagli strumenti musicali che ho deciso di utilizzare: oltre alle chitarre di ogni genere, agli xilofoni, all’elettronica analogica, ai campionamenti e alle registrazioni ambientali, in Hippie dixit ho inserito una varietà di strumenti e di sonorità appartenenti ad etnie nordafricane, mediterranee, mediorientali e indiane. Non posso infine negare la presenza di un forte elemento unificatore che possiamo anche definire “psichedelico”; non inteso come sterile richiamo a uno stile musicale già storicamente definito e ridefinito, ma piuttosto come attitudine mentale, immaginativa, esplorativa.
Scendendo nel particolare: in certi frangenti vi troverete coinvolti in atmosfere sognanti, fra umori dai forti contrasti e paesaggi misteriosi popolati da personaggi ambigui (“L’uomo di Tangeri”), viaggi spazio-temporali attraverso simbologie venate di esoterismo (“Terre promesse”), prove di autocoscienza e toni di pura e semplice estasi (“Cisternino Bhole Baba Dhuni”, “A piedi nudi”, “Verità”), percorsi impervi caratterizzati da visioni ed espliciti riferimenti biblici (“Chiarezza”, “Viaggi di Paolo”, “Korinthos”); in altri momenti, invece, seppure mai rinunciando a un’attitudine onirica, potrete avvertire un piglio più concreto e diretto, con visioni della realtà più vicine al sentire comune (“Le cose non girano più”), alla nostra storia (“Due Sicilie”), alla storia della mia città (“Brindisi - ai terminali della via Appia”) e alle mie storie personali (“Innocenza”, “Pietre al collo”). Ho voluto, infine, inserire un omaggio ad un artista brindisino di grande talento, Alessandro Tomaselli, che ha scritto molte bellissime canzoni, fra le quali “A me non basta” che ho arrangiato ed interpretato per l’occasione, e che trovo perfettamente in linea con i colori dell’album.
Dal punto di vista testuale, penso di aver realizzato il mio lavoro più maturo e significativo; mi pare cioè di avvertire un buon equilibrio tra il senso e il suono che le parole esprimono. Da un lato, ho cercato di essere semplice e diretto come quasi mai prima; dall’altro, invece, ho liberato le visioni più astratte che si andavano manifestando all’improvviso fra gli strati di pensieri, riflessioni e anche discussioni; visioni che in alcuni casi mi parevano prive di senso, ma che gradatamente si chiarificavano, acquistando significati sempre più profondi, sempre più veritieri.

Credits

Credits:
Scritto, registrato e prodotto da Amerigo Verardi tra il 2015 e il 2016 a Brindisi, presso il suo studio casalingo “Alma Mater Studio” / Mixato e masterizzato da Valerio Daniele presso i Chora Studi Musicali (Monteroni – LE) / Tutte le musiche e i testi sono di A. Verardi, tranne “A me non basta” (di Alessandro Tomaselli).
Produzione esecutiva: Michele Bitossi per The Prisoner, Amerigo Verardi e tutti i sostenitori della campagna di crowd funding con Produzioni dal Basso. / Progetto grafico e collage: Francesco Cassi. / Ufficio Stampa: Paolo Naselli Flores per UNOMUNDO / Cartella Stampa ideata e curata in collaborazione con Viviana Correddu.

L’album è stato suonato quasi interamente da Amerigo Verardi con il prezioso ausilio di:
IleniaProtino: voci su "L'uomo di Tangeri", "Chiarezza" e "Terre promesse"; basso su "Chiarezza".
Andrea D’Accico: chitarra acustica su "L'uomo di Tangeri" e chitarra elettrica solista su "Chiarezza";
Roberto D’Ambrosio: bouzouki su "Viaggi di Paolo", "Korinthos" e "L'uomo di Tangeri";
Paolo Celeste: basso su "Brindisi (ai terminali della via Appia)";
Rocco Caloro: percussioni su "Korinthos";
Fabio Sasso: batteria ed effetti elettronici su "Chiarezza";
Daniela De Maria: voci su "Le cose non girano più";
Paola Petrosillo: voce su "Le cose non girano più";
Isabella Benone: violino su su "Le cose non girano più"

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